Ma nel Maghreb la Francia coltiva solamente i suoi vecchi interessi: risorse energetiche e leadership
Dobbiamo essere fieri che Algeri sia stata scelta come prima tappa extraeuropea del nuovo presidente francese? Senz'altro no. Nicolas Sarkozy ha voluto la capitale algerina come primo scalo diplomatico della sua lunga strada presidenziale per motivi tutt'altro che fortuiti. Da questa sponda del Mediterraneo siamo consapevoli della filosofia di Sarkozy, in particolare sul "pentimento" dei crimini della colonizzazione commessi dalla Francia contro il popolo algerino, un pentimento che il capo dell'Eliseo rifiuta senza compromessi. Ma al di là di questo punto -che costituirà comunque una ferita e una controversia permanente tra i nostri due Paesi fino a quando il contenzioso sulla colonizzazione non verrà totalmente risolto- ci sono altri aspetti e opportunità che emergono dall'incontro tra Algeri e Parigi. Nella fattispecie, però, è Parigi a coltivare gli interessi maggiori, altrimenti la visita di oggi non avrebbe avuto luogo. Nicolas Sarkozy con il suo quinquennato vuole ristabilire la visibilità e il ruolo di grande potenza che la Francia pensa di dover svolgere. Un compito arduo in un mondo segnato dall'egemonia della superpotenza americana e da una globalizzazione che sembra divorare, a poco a poco, ogni forma di particolarismo e l'influenza che un tempo avevano paesi come la Francia.
Voi direte, che interesse ha l'Algeria in tutto questo? Ottima domanda. Il problema è che Parigi ha sempre avuto difficoltà a considerare l'Algeria come altra cosa che un suo prolungamento naturale, un prolungamento che oggi le manca in modo drammatico. E poi l'Algeria è ricca di risorse e ciò non può lasciare indifferente un Capo di Stato che più di ogni altra cosa gli interessi del suo paese e del suo popolo. Il petrolio, il gas, in parte l'uranio (di cui l'Algeria possiede importanti riserve) rappresentano altrettanti comparti strategici e rispondono ai bisogni immediati dei consumatori francesi. Quando il candidato alla presidenza Sarkozy lancia l'idea di una «fusione» tra la compagnia pubblica Gaz de France (Gdf) e la società nazionale algerina Sonatrach, non pronuncia parole gratuite o ipotesi aleatorie, ma getta le basi per una politica che nelle sue intenzioni dovrebbe restituire alla Francia quella sicurezza e autonomia energetica di cui oggi non dispone. Questa linea viene confermata dall'offerta del presidente francese di aiutare Algeri nel nucleare civile.
In tal senso, la visita maghrebina di Sarkozy è tutt'altro che anodina, ma fa parte della nuova strategia politica la cui finalità è ridare alla Francia il lustro perduto. Bisogna dire che in un insieme europeo che conta 27 paesi la Francia si sente piuttosto imbrigliata e sottratta alle sue storiche responsabilità di dirigente del mondo. Allo stesso tempo l'Unione mediterranea appare come il supporto di un'ampia politica di riappropriazione da parte di Parigi. Peccato che, come ha dimostrato la vicenda della guerra degli Stati Uniti contro l'Iraq nonostante le coraggiose posizioni dell'allora presidente Chirac, in un contesto dominato dalla forza militare di Washington, la diplomazia francese non sembra avere alcun presa. Stesso discorso per la crisi israelo-palestinese.
Ora l'Algeria, malgrado le sue debolezze e i suoi problemi, è e rimane un attore importante per tutto ciò che oggi riguarda l'Africa, il Bacino mediterraneo. l'immigrazione e la lotta antiterrorista. D'altra parte sfruttare l'alleanza con l'Algeria per vendere la propria idea di Unione mediterranea (già contestata dalla Turchia, altro importantissimo paese del nostro mare) è per Nicolas Sarkozy una tappa cruciale. Un rifiuto da parte di Algeri potrebbe ad esempio fra crollare un progetto che in qualche modo entra in competizione con l'Unione del Maghreb (Uma) e la stessa Unione europea. Con un valore aggiunto: la Francia sarebbe infatti la locomotiva di questa operazione.
Assicurare la sicurezza energetica del suo Paese da un lato, dare consistenza al progetto di Unione mediterranea dall'altro: sono le due stampelle che guidano il presidente francese e spiegano la scelta di Algeri come prima visita fuori dai confini del Vecchio continente. Inoltre, c'è da scommettere che il presidente Bouteflika sarà impegnato soprattutto ad ascoltare gli argomenti e le spiegazioni del suo omologo francese, sia sul piano bilaterale che sull'idea più vasta e inglobante di costruire un soggetto mediterraneo. Per Sarkozy fare scalo in un Paese al quale rifiuta persino il pentimento per i crimini dell'epoca coloniale, è un passaggio essenziale per rafforzare la Francia, farle ritrovare una leadership regionale e internazionale. Ma se, dal punto di vista del capo dell'Eliseo l'Algeria è un «paese amico», non lo è allo stesso modo della Germania o della Gran Bretagna. E la sfumatura è importante. E' chiaro da questo punto di vista che Algeri chiederà quale ruolo dovrà giocare e soprattutto quali opportunità potrà sfruttare nello scenario politico disegnato dal presidente francese. Perché in politica non esistono amici, ma solo interessi.
dal quotidano algerino L'Expression
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