Conflitti

Iraq, lotta di classe ai pozzi di petrolio

I sindacati dopo una parziale vittoria sulle condizioni di lavoro puntano a bloccare la privatizzazione e il ministro li dichiara illegali. Si profila uno sciopero duro
29 luglio 2007
Fabio Sebastiani
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Ancora tensione tra lavoratori e aziende petrolifere in Iraq. La notizia è di pochissimi giorni fa. Il ministro Hussein al Shahristani ha ordinato di non trattare più con le rappresentanze dei lavoratori e i sindacati sono tornati a minacciare lo sciopero ad oltranza.
Hassan Jumaa Awad al Asadi, presidente della Iraqi Federation of Oil Unions (IFOU), il sindacato che raggruppa oltre 26.000 lavoratori del settore petrolifero nelle quattro province del sud del Paese (Bassora, Maysan, Muthanna e Dhi Qar), ha detto, secondo quanto riporta "Osservatorio Iraq", di una lettera del ministro ai direttori delle compagnie statali del Sud, come la South Oil Company, che gestisce i giacimenti petroliferi della regione. Shahristani va oltre la classica rottura e indica il sindacato dei lavoratori del settore cone illegale
"Se il governo riconoscerà la lettera di Shahristani, organizzeremo uno sciopero a oltranza nel sud", ha detto il leader sindacale all'agenzia Dow Jones, parlando al telefono da Bassora.
Uno sciopero del genere - scrive online Ornella Sangiovanni su "OI"- porterebbe al blocco della produzione di greggio dai giacimenti del Sud e a quella delle esportazioni, che attualmente avvengono per la quasi totalità dai porti del Sud.
Secondo il sindacalista, la lettera del ministro è arrivata dopo che migliaia di lavoratori avevano manifestato a Bassora il 16 luglio, protestando contro il disegno di legge sul petrolio e sul gas, che è stato presentato agli inizi del mese al Parlamento.
"Rifiutiamo la legge sul petrolio e sul gas e i tentativi del ministero di privatizzare il settore petrolifero", ha detto al Asadi.
Dagli inizi di maggio la IFOU ha organizzato diversi scioperi, per protesta contro la legge e su un pacchetto di richieste che riguardano le condizioni dei lavoratori del settore. A giugno, il governo aveva emesso un mandato di arresto contro alcuni leader del sindacato, dopo che questo aveva organizzato uno sciopero, a Bassora e in altre città del Sud, paralizzando la fornitura di petrolio e gas in diverse zone, compresa Baghdad. Lo sciopero era stato sospeso, perché il governo si era impegnato ad accettare le richieste dei lavoratori, fra le quali c'erano quella di aumenti salariali, migliori condizioni di lavoro, e abitazioni. In Iraq è tuttora in vigore una legge - il Decreto 150 - che risale al 1987, ai tempi di Saddam Hussein, e vieta i sindacati (e gli scioperi) nel settore pubblico.
L'unico sindacato che è stato riconosciuto, fra quelli formati dopo l'occupazione, è l'Iraqi Federation of Trade Unions (IFTU), legato ad alcuni partiti politici che fanno parte del governo, fra cui l'Iraqi Communist Party - il Partito comunista iracheno.

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