L'omicidio di Anna Politkovskaja: arrestati dieci in un colpo solo
Si direbbe un tempismo perfetto, quello che ha portato ieri mattina il Cremlino, per bocca del procuratore generale russo Juri Chaika, a tirar fuori dal cappello ben 10 arresti per l'omicidio Politkovskaja. A poco più di un mese dall'anniversario dell'assassinio della giornalista, freddata a colpi di pistola da «ignoti» nell'androne della sua abitazione di Mosca il 7 ottobre del 2006.
Per commemorare quella data, già da tempo organizzazioni europee per i diritti umani, istituzioni occidentali e stampa internazionale si stanno mobilitando. In questi dieci mesi, hanno chiesto a gran voce di far luce sui fatti, puntando il dito in alcuni casi contro Vladimir Putin in persona, e la sua Russia dove dal 2001 sono stati uccisi 12 giornalisti. Una pubblicità scomoda alla vigilia del rinnovo della Duma di dicembre e del voto presidenziale di marzo. In Russia intanto la ong Memorial sogna di raccogliere per il 7 proprio a Mosca tutti gli «amici di Anna», anche stranieri, per protestare contro le troppe omissioni sul delitto: ma il rischio è che la mobilitazione si riveli un flop.
Cade dunque a pennello la notizia degli arresti di 10 sospetti tra organizzatori, esecutori materiali e collaboratori dell'assassinio della giornalista, ripetuto ieri con grande clamore da tutti i media russi. Tra gli arrestati, secondo il sito web del quotidiano Novaja Gazeta per cui Politkovskaja lavorava, ci sono nomi e cariche eccellenti: un alto funzionario dei servizi di sicurezza (Fsb), il colonnello Pavel Riaguzov, accusato di estorsione, depistaggio e abuso di ufficio, ed ex ufficiali di polizia: mentre organizzatrice materiale del delitto sarebbe una gang criminale moscovita composta di ceceni, «specializzata nei delitti su commissione». Una prova evidente, secondo il giornale, del fatto che l'assassinio sia stato «preparato accuratamente e ben finanziato, utilizzando solo professionisti d'altro rango e di provata esperienza».
Ma ieri mattina, in una affollatissima conferenza stampa, Chaika ha mostrato di voler andare oltre le chiarificazioni di rito sui fermi, lanciandosi in un'audace interpretazione politica dell'indagine ancora in corso. Scopo degli organizzatori del delitto, per il procuratore, sarebbe stata la «destabilizzazione del paese, il discredito dei suoi leader, il mutamento dell'ordine costituzionale e la creazione di una crisi». A suo parere la giornalista conosceva bene il suo aggressore. In conclusione, «solo personaggi residenti all'estero, che intendono riportare il paese indietro al caos degli anni novanta, quando era nelle mani degli oligarchi, possono aver avuto interesse nell'omicidio».
Per il mandante bisogna dunque guardare all'estero. E non è difficile capire dove, anche se Chaika non lo nomina esplicitamente: Boris Berezovski, l'ex magnate dei media russi protetto da Eltsin e poi caduto in disgrazia nella Russia di Putin, che lo considera oggi il suo nemico numero uno: oggi in esilio a Londra, sospettato da Mosca anche per il caso Litvinenko, di recente ha invitato a rovesciare Putin con la forza. Chaika infine avanza l'ipotesi che i responsabili dell'omicidio Politkovskaja potrebbero essere gli stessi artefici dell'assassinio di Paul Klebnikov, direttore dell'edizione russa del magazine statunitense Forbes, nel luglio 2004.
Accanto alla consueta pista ceceno-caucasica, riesumata negli ultimi giorni anche per l'ancora misterioso, e ancora presunto, attentato al treno Mosca-Pietroburgo di agosto, spunta dunque per Mosca la pista Berezovski per questo misfatto. Ma lui respinge seccamente l'accusa, e rilancia: «Sono tutti pazzi. Il mandante va ricercato all'interno del Cremlino, tra le fila del Fsb».
L'impressione è che l'establishment voglia dar prova di aver ben saldo il controllo del paese e la sua sicurezza interna, nel momento in cui la stagione elettorale si avvicina e nuovi segnali allarmanti di destabilizzazione arrivano dal Caucaso del nord, con una ripresa della guerriglia antirussa. Sullo «spauracchio caucasico», in passato utile capro espiatorio di molti casi irrisolti, il Cremlino pare aver mutato strategia, e ci va parecchio cauto. Per Viacheslav Izmailov, ufficiale dell'esercito e corrispondente di guerra che sta indagando sulla morte della collega, gli assassini della Politkovskaya fanno parte dell'entourage del presidente ceceno Kadirov, uomo cui Putin ha affidato la stabilizzazione della repubblica. Questo complicherebbe pericolosamente l'affare.
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