Conflitti

Congo: in campagna a coltivare oppure su un campo di pallone dove la libertà è tutto

Uscito da poco dalla guerra civile, il paese riscopre il gusto dello svago. Ma la vacanza-tipo è ben lontana dagli schemi e i giovani languono nei bar
22 agosto 2007
Jean-Valère Ngoubangoyi (Volontari per lo Sviluppo)
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Brazzaville
Quanto a vacanze il contesto congolese è sui generis, perché la vita nel paese resta difficile. Dopo una relativa indipendenza politica ed economica nei primi anni '90, il Congo Brazzaville è infatti sprofondato dal '92 in un decennio di disordini, segnato da guerre civili sanguinose, con oltre 30.000 vittime e danni materiali incalcolabili.
Oltre 40.000 giovani sono stati reclutati dalle milizie private dei partiti, come i Ninjas del Movimento congolese per la democrazia e lo sviluppo globale (Mcddi) di Bernard Kolelas, i Cobra di Denis Sassou Nguesso, attuale presidente del Congo e del Partito congolese del Lavoro (Pct) e i Cocoyes, milizia dell'ex presidente Pascal Lissouba, fondatore dell'Unione panafricana per lo sviluppo sociale (Upads). Questi giovani usavano droga e armi automatiche, alimentando la guerriglia urbana. Via via gli svaghi "classici" sono stati abbandonati, i dibattiti sulla politica e la violenza hanno prevalso. Le attività sportive, musicali e culturali non avevano più ragion d'essere. Si evitavano anche le passeggiate notturne per timore dei borseggi e degli agguati. Tra i rari luoghi dove la gente cercava rifugio contro la paura e l'insicurezza c'erano le chiese e i gruppi di preghiera, che già allora spuntavano come funghi nel paese.
Ma con il ritorno graduale della pace in Congo Brazzaville dal 2002 (data che segna la fine dei conflitti armati), i congolesi ritrovano le vecchie abitudini, sullo sfondo della riconciliazione nazionale. E il risultato è incoraggiante. Molte zone di campagna, soprattutto a sud, nelle regioni di Bouenza, Lekoumou e Niari, prima disertate dai cittadini - bambini, studenti, lavoratori ecc. - attraggono di nuovo la gente che decide di trascorrervi le ferie. Qui si va per dedicarsi alla pesca, alla caccia e alla coltivazione, con la scusa di aiutare i parenti. È il caso di Sébastien Ampion, dirigente al Ministero della Comunicazione: «Sfrutto ogni momento libero per andare qualche settimana dai miei parenti. Fa sempre bene cambiare aria e attività, ci si ricarica». Jean-Claude Minkala, operatore del Centro ospedaliero universitario di Brazzaville, va invece in vacanza a Kindamba, 180 km a sud della capitale, dove il padre ha un ranch di bovini. «L'allevamento mi appassiona. Approfitto delle ferie per sviluppare le mie conoscenze in materia, perché intendo esercitare questo mestiere una volta in pensione».
Con il ritorno della pace nel paese rinascono anche le attività sportive, che attraggono migliaia di giovani, aiutandoli così a dimenticare la violenza passata. I grandi club della capitale come i Diavoli Neri, Cara e Stelle del Congo attirano oggi folle immense allo stadio Alphonse Massamba Débat; che all'epoca del terrore non era più un luogo di svago. E durante le vacanze si moltiplicano le partite di calcio, giocate per le strade dei quartieri popolari.
Le autorità congolesi hanno capito che lo sport tiene unita la gente e ogni anno, d'estate, organizzano un incontro internazionale di atletica.
Non va dimenticato il Festival panafricano di musica (Fespam) che il Congo organizza ogni due anni a luglio; per i congolesi è l'occasione di spostarsi e girovagare, la sera, assistendo alle esibizioni delle star della canzone locale e internazionale.
Ma gli osservatori della società sono preoccupati per i giovani, che passano quasi tutto il tempo libero nelle osterie trincando alcol a fiumi o dilapidando enormi somme di denaro per procurarsi la droga, specie cocaina e marijuana. C'è poi un piccolo numero di ragazzi che praticano sport di combattimento come il tækwondo (arte marziale in cui si usano pugni e calci). Questa è certo una novità nel costume congolese, ma va detto che la maggior parte dei giovani che vi si dedicano vengono da famiglie di livello economico e culturale alto.
«I nostri connazionali desiderano divertirsi, ma non hanno grandi possibilità per farlo. Spetta ai responsabili politici attivarsi per creare aree da gioco e strutture turistiche», dice un dirigente del Ministero del Turismo, che denuncia il lassismo dello Stato in materia. «Pensate che l'unico parco zoologico di Brazzaville è lasciato in completo abbandono. Gli animali non sono ben curati e, comunque, non c'è molto da vedere...».

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