Conflitti

Belgrado ci riprova: Kosovo diviso per etnie

Le indiscrezioni del quotidiano albanofono di Pristina "Khoa Ditore"Il premier Kostunica avrebbe già formalizzato la proposta all'Occidente
12 settembre 2007
Carlo M. Miele
Fonte: Liberazione (http://www.liberazione.it)

Di fronte all'impasse della diplomazia ufficiale, la soluzione per il Kosovo potrebbe stare nella sua divisione su basi etniche. La proposta, avanzata più volte dal 1999 a oggi ma mai accolta ufficialmente dalla diplomazia internazionale, sarebbe al centro di un tentativo diplomatico della Serbia. A sostenerlo è il quotidiano in lingua albanese di Pristina Koha Ditore , secondo cui il primo ministro di Belgrado Vojislav Kostunica, che ufficialmente si dichiara contrario a qualsiasi forma di indipendenza della provincia a maggioranza albanese, avrebbe già formalizzato la proposta alla controparte e starebbe adesso tastando il polso dei principali governi europei.
Nelle ultime settimane - scrive il foglio che cita una fonte anonima - Kostunica avrebbe mandato l'uomo d'affari Vojin Lazarevic in diverse capitali della Ue per avanzare in modo non ufficiale l'idea della spartizione. Il messo di Belgrado - preferito al ministro degli Esteri, Vuk Jeremic - sarebbe stato a Roma lo scorso 5 settembre, per poi raggiungere altre capitali del vecchio continente.
Al momento, la storia pubblicata da Koha Ditore non ha ricevuto conferme ufficiali ed è stata messa in dubbio dallo stesso Jeremic. Non mancano tuttavia gli osservatori che ritengono che proprio la spartizione della provincia possa rappresentare la sola alternativa di fronte allo stallo delle trattative in seno alla comunità internazionale.
Ufficialmente, la nuova scadenza per lo status del Kosovo è fissata al 10 dicembre prossimo, ma le speranza che si arrivi a una decisione risolutiva si affievoliscono di giorno in giorno. Sempre più scarse, infatti, appaiono le possibilità che entro quella data si trovi un accordo tra Stati Uniti, Russia e Unione europea, i componenti della troika che dovrà presentare un nuovo rapporto sulla provincia serba a maggioranza albanese al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
In netta contrapposizione sono schierate Mosca e Washington, che hanno deciso ormai da tempo di sposare rispettivamente l'impostazione ufficiale di Belgrado e quella di Pristina. Da mesi il Cremlino ribadisce che non accetterà alcuna soluzione che non tenga conto delle richieste di Belgrado. In altre parole, la Russia si opporrà con forza a una decisione che contenga l'indipendenza della provincia balcanica dalla Serbia (sotto amministrazione Onu dal 1999), ed è pronta a far valere il suo diritto di veto in seno al Consiglio di sicurezza.
Agli antipodi la linea della Casa Bianca, che ha assicurato agli albanesi (il 90 per cento della popolazione del Kosovo) il raggiungimento dell'indipendenza dalla Serbia. Con l'avvicinarsi della scadenza di dicembre gli Stati Uniti hanno deciso di far valere il proprio peso sul tavolo delle trattative e di mettere da parte i toni le cautele del linguaggio diplomatico. Solo così si può spiegare le dichiarazioni del sottosegretario di stato aggiunto per gli affari europei Kurt Volker, che domenica ha fatto sapere che Washington è pronta a riconoscere unilateralmente l'indipendenza del Kosovo se il Consiglio di sicurezza non riuscirà ad accordarsi sul suo status. «Gli albanesi del Kosovo - ha detto il rappresentante di Washington alla France Presse - hanno indicato chiaramente che, in mancanza di un accordo, andrebbero avanti e dichiarerebbero la loro indipendenza». In quel caso, ha aggiunto, «riconosceremo l'indipendenza del Kosovo, nello stesso modo, suppongo, in cui altri lo faranno, perchè è la sola via d'uscita per i Balcani».
Difficilmente un segnale risolutivo verrà dall'Unione europea che anche su questo argomento è spaccata in maniera apparentemente irrimediabile, come ha dimostrato il vertice dello scorso fine settimana in Portogallo. Se la Gran Bretagna e, in parte, la Francia sembrano decise a sostenere l'indipendenza kosovara sulla scia di Washington, altri Paesi (Spagna, Ungheria e Grecia su tutti), si dicono contrari, affermando che un'eventuale indipendenza degli albanesi del Kosovo potrebbe diventare un pericoloso precedente, capace di animare le aspirazioni separatiste delle tante minoranze presenti nel vecchio continente.
Anche per questo, si comincia a parlare di una spartizione del Kosovo, come esito inevitabile di una trattativa senza sbocchi. Di fatto la provincia è già divisa tra i 2 milioni di albanesi che occupano la maggior parte del territorio e i circa 100 mila serbi (superstiti della grande comunità pre-guerra) concentrati al nord e nelle enclavi protette dalle truppe Nato. In alternativa, si tornerà al piano dell'inviato Onu Martti Ahtisaari, che prevede un'indipendenza sotto supervisione Ue.
L'unica cosa certa - ha ribadito ancora ieri l'ambasciata Usa di Belgrado - è che «è necessario chiarire lo status del Kosovo» e che ciò va fatto «non oltre» il prossimo 10 dicembre.

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