Un appello per il Kurdistan
Cari compagni e cari amici
il momento che stiamo vivendo e che stanno vivendo i compagni kurdi in esilio, in kurdistan nel resto del mondo e in galera non e' dei migliori. La guerra nel suo aspetto peggiore e la guerriglia sul campo"uomo contro uomo" torna alla ribalta dopo Vietnam, ex Jugoslavia, conflitti africani e Afghanistan- Iraq versione nuovo millennio. Sono tutte guerre disastrose e che non portano da nessuna parte. Tocca di nuovo ai kurdi del Kurdistan turco, gia' prima senza scampo ai kurdi irakeni.
La sfuriata turca oltre confine e ' imminente a detta degli osservatori di geo-politica e dei media. Riportano frasi dette da esponenti dei servizi ma a noi interessano i popoli e le prime immagini del kurdistan al confine turco -irakeno ci dicono battaglia sul campo impari(elicotteri contro uomini a terra), ci parlano all'ora di cena di occupazione dei villaggi con carriarmati che sfrecciano con sullo sfondo povere case, e sopra tutto ci portano il "nostro" Kurdistan nelle case prima notizia dei TG nazionali. E' una novita' che non accadeva da anni, almeno dalla venuta di Ocalan in Italia. E' tutto cio' sembra averci colti impreparati, dopo tanti anni di lavoro, ora che sappiamo di cosa parliamo, che siamo andati su quelle strade del Kurdistan. Dobbiamo ribellarci e lo dobbiamo fare seguendo le indicazioni sia del popolo kurdo e dei loro esponenti ma anche del diritto internazionale e dei trattati vigenti. Fino a pretendere che l'ONU si faccia almeno garante del dialogo.
Per i nostri partiti di riferimento , per il movimento , per la sinistra tutta dentro e fuori del Parlamento deve valere l'impegno da condividere con chi nel governo italiano sa cosa sia il diritto internazionale, a far valere le prerogative di giustizia e di legalita' e di democrazia avanzata che abbiamo portato rabbiosamente e scientificamente in piazza negli anni delle guerre che mai sono finite.
Il popolo kurdo, i territori del Kurdistan, la stessa Turchia il suo popolo, il Parlamento sovrano appena insediato e direi anche il Governo Turco non devono sopportare una guerra che mai potra' essere lampo ne senza fortissime perdite.
Il Governo italiano deve fare da mediatore come sembra dalle iniziative tiepide prese oggi dal Ministro degli esteri Massimo D'Alema.
A noi il resto del lavoro. Scriviamo molte per informare, mandiamo fax di protesta e scegliamo la via dell'iniziativa pubblica nelle piazze, nelle librerie e nelle sedi di partito.
Il primo appuntamento e' fissato a Roma presso l'UIKI. Dobbiamo fare l'impossibile per fermare questa guerra e per non buttare via il prezioso lavoro fatto da questo grande collettivo di compagni e compagne.
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