Kosovo strapazzato e impoverito all'uranio
A mozzichi e bocconi la verità sui raid «umanitari» sull'ex Jugoslavia, Kosovo compreso, viene fuori. Ieri il ministro Parisi ha detto alla commissione d'inchiesta sull'Uranio impoverito che, tra quelli in missione nei Balcani (ma anche Iraq, Afghanistan e Libano) sono «312 i militari malati di tumore in 12 anni e 77 i morti». Che volete che siano, fanno intendere al ministero, «in missione in 12 anni sono andate 56.600 persone». Reticente, ma è un passo avanti. Pochi mesi fa le vittime erano ufficialmente meno della metà, sei anni fa nemmeno esistevano. E all'epoca dei 78 giorni di raid «umanitari»? Stasera «Controcorrente Reportage» su Sky Tg24 manderà in onda un'intervista «bomba». Un militare italiano ancora in servizio, ammalatosi di tumore di ritorno dal Kosovo, accusa: «Anche dai mezzi italiani sono avvenuti questi bombardamenti all'uranio impoverito, non solo dai mezzi americani delle basi Nato in italia. A Pristina e Djakovica dove sono gli aeroporti, i principali obiettivi, gli italiani hanno bombardato. Dall'alto lo sapevano, chi dà l'ordine chi dà le direttive è indubbio che lo sapeva...». E Il servizio mostra due foto del 1999: due soldati italiani ripuliscono a mani nude il sito dell'aeroporto di Djakovica, bombardato con proiettili a uranio impoverito.
Già, com'erano questi bombardamenti? Umanitari o no? C'è stato un disastro ambientale e si sono contate migliaia di vittime civili. Scomparse nella considerazione della Nato e dei governi occidentali. Allora e adesso. Visto che gli stessi protagonisti della guerra a tutti i costi, ora svelano a che servivano quei raid aerei: a precostituire la più pericolosa delle indipendenze etniche che si annuncia a giorni. «Ma chi dà l'ordine sapeva...». Amnesty international in un rapporto ha accusato i leader della Nato di «omicidi deliberati» dopo una meticolosa indagine sui cosiddetti «effetti collaterali» di Surdulica, del treno di Grdelica, del mercato di Nis e in Kosovo di Pristina, Korisa, Djakovica, ecc. ecc. I target di morte che non vogliamo dimenticare.
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