Lunedi 7. La mattinata e’ stata molto tesa, ma poi e’ arrivato l’ annuncio che l’ opposizione ha rinunciato alla manifestazione prevista per domani – anzi avevano programmato una serie di manifestazioni in centro Nairobi ma anche diverse localita’ periferiche – e si e’ sentita la citta’ tirare un collettivo respiro di sollievo.
Raila Odinga , il capo dell’ opposizione, ha motivato questa saggia decisione il fatto che il Presidente – chiamiamolo cosi’ anche se e’ proprio la sua elezione che e’ contestata – ha detto di essere disposto a negoziare. Ed entrambe le parti hanno abbandonato le irresponsabili reciproche accuse di genocidio e pulizia etnica, il tipo di discorsi che servono solo ad infiammare ulteriormente gli animi.
Se la garanzia che il dialogo sta per incominciare e’ senz’ altro la casa principale di questo “cesste il fuoco”, ci sono anche altre ragioni. Raila ha percepito che la gente e’ stanca e che la manifestazione rischiava di essere un colossale fallimento. La gente e’ stanca, vuole tornare alla vita normale.
Sta emergendo inoltre che i pricipali protagonisti degli episodi di violenza che nella parte occidentale del Paese hanno generato circa seicento morti e oltre 200,000 sfollati sono stati i sostenitori dell’ opposizione. E questa violenza politica, mascherata da scontro etnico, non e’ condivisa dalla stragrande maggioranza dei Keniani, che vogliono continuare ad avere la possibilita’ di vivere in pace fra tutte le etnie. Se continuasse a creare occasioni per scontri violenti l’ Orange Movement - l’ opposizione - si dannaggerebbe gravemente, facendosi identificare con il partito della violenza.
Bisogna aggiungere che i Keniani sono molto sensibili allo sviluppo economico, e molti avevano cominciato a partecipare, o anche solo sognato di poter partecipare, alla crescita economica di cui il Paese ha goduto negli ultimi quattro anni, crescita che con il continuare della violenza sfumerebbe completamente. Anzi, e’ gia’ gravemente danneggiata. Oggi ho sentito tanta gente, anche a Kibera, commentare con statistiche sulla punta delle dita i problemi economici in cui il Kenya si e’ messo e che peggiorerebbero con la continuazione degli episodi di violenza.
Benvenuta quindi a questa decisione di Raila. I negoziati saranno lunghi e difficili, ma se si ferma la violenza fisica e brutale delle uccisioni, dei saccheggi, e si cerca una soluzione politica negoziata, si puo’ sperare di vincere anche le violenze istituzionali.
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