Newsletter numero 6
Indice
I fatti
Sudan, 1 / I nuovi missili terra-aria arrivano dalla Cina
Sudan, 2 / Accordo tra Splm e Ncp sulla legge elettorale
Sudan, 3 / Assalti ai camion del Pam: tre morti
Darfur, 1 / L'Onu: «Violenza dell'esercito di Khartoum contro i civili»
Darfur, 2 / Lo Jem chiede colloqui di pace diretti con il governo
Darfur, 3 / Consultazioni a Ginevra: «I ribelli sono troppo divisi»
Il commento
Uccisi perché trasportano un po' di cibo (a cura del Wfp)
I documenti
Abyei, 1 / Un articolo del Christian Science Monitor
Abyei, 2 / Il rapporto dell'International Crisis Group
La Campagna Sudan
Chi siamo
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I fatti (Fonti: Afp, Al Jazeera, Ansa, Ap, Bbc, Misna)
Sudan, 1 / I nuovi missili terra-aria arrivano dalla Cina
Secondo il giornale online Sudan Tribune (www.sudantribune.com) la Cina avrebbe venduto in Sudan i missili portatili terra-aria FN-6, cioè le armi del settore più potenti e tecnologicamente avanzate messe sul mercato da Pechino. La Cina si conferma così il principale fornitore di armi del Sudan [vedi Newsletter numero 3 del 15 febbraio 2008, ndr], in particolare dopo l'accordo di cooperazione militare del 2005, che prevedeva anche la vendita di aerei e di carri armati per l'addestramento e per il combattimento.
Sudan, 2 / Accordo tra Splm e Ncp sulla legge elettorale
Splm e Ncp, ovvero i partiti più importanti che formano il governo di unità nazionale, hanno raggiunto il 23 marzo un accordo sul sistema elettorale previsto per le prossime consultazioni, il quale dovrebbe essere al 45% proporzionale e al 55% maggioritario (e regionale). Le donne dovrebbero essere presenti almeno al 50% nelle liste proporzionali.
Sudan, 3 / Assalti ai camion del Pam: tre morti
Il 24 marzo, lungo la strada per Nyala nel Darfur meridionale, uomini armati non identificati hanno ucciso Mohamed Ali, il conducente di un camion del Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp). Il suo assistente è stato gravemente ferito. Due giorni prima in Sud Sudan erano stati ammazzati altri due guidatori di camion del Pam: Hamed Abdulla Sharif e Hamed Ibrahim Digel, nella località di Abiemnom, stato di Unity.
Darfur, 1 / L'Onu: «Violenza dell'esercito di Khartoum contro i civili»
Il 20 marzo un rapporto delle Nazioni Unite reso pubblico a Ginevra ha dichiarato che l'esercito sudanese ha commesso «atti deliberati di violenza» contro i civili nel Darfur occidentale durante i mesi di gennaio e febbraio. L'esercito e le milizie paramilitari hanno attaccato quattro villaggi e ucciso almeno 115 persone. I quattro villaggi si trovano tra 50 e 70 chilometri a nord della città di El Geneina. In particolare l'attacco dell'8 febbraio ai villaggi di Sirba, Silea e Abu Suruj è stato compiuto utilizzando anche aerei ed elicotteri per bombardare e mitragliare i civili, senza distinguere tra obiettivi militari e non.
Darfur, 2 / Lo Jem chiede colloqui di pace diretti con il governo
A metà marzo Khalil Ibrahim, leader dello Jem, attualmente il principale gruppo ribelle attivo in Darfur, ha dichiarato di voler «colloqui di pace diretti» con il governo di Khartoum. Khalil Ibrahim ha fatto anche il nome di un possibile mediatore: l'ex segretario generale dell'Onu, Kofi Annan. A metà marzo lo Jem ha anche annunciato un ampio rimpasto nella direzione del movimento.
Darfur, 3 / Consultazioni a Ginevra: «I ribelli sono troppo divisi»
A metà marzo si sono tenute a Ginevra consultazioni informali sulla crisi del Darfur, che si sono concluse con un nulla di fatto. L'inviato delle Nazioni Unite per il Darfur, Jan Eliasson, ha precisato che «la suddivisione dei gruppi ribelli in clan, ognuno dei quali pretende di parlare per proprio conto, rallenta e in alcuni casi impedisce lo svolgimento delle trattative». L'inviato dell'Unione africana, Saim Ahmed Salim, ha aggiunto che «gli unici che possono portare la pace in Darfur sono i darfuriani stessi e il governo di Khartoum. La comunità internazionale può aiutare, incoraggiare, ma non imporre la pace». Il comandante della missione ibrida Onu-Ua in Darfur (Unamid), generale Martin Luther Agwai, ha confermato dichiarando: «Le molte sigle in cui si è divisa la ribellione rendono difficile individuare un interlocutore con cui portare avanti le trattative».
Il commento
Uccisi perché trasportano un po' di cibo (Dal sito del Programma alimentare mondiale, Pam/Wfp, dopo l'uccisione di tre autisti in Sudan)
«Siamo estremamente scioccati e tristi. Questa situazione è completamente inaccettabile. I conducenti che stanno consegnano gli aiuti umanitari del Wfp, così come le aziende da cui noleggiamo i camion, devono quotidianamente confrontarsi con la violenza», dichiara il rappresentante del Wfp in Sudan, Kenro Oshidari. «Attacchi come questi devono terminare. Tutte le parti [in conflitto, ndr] devono riconoscere che i conducenti dei veicoli e il loro carico vengono utilizzati per scopi umanitari e neutrali. Assaltando personale umanitario, gli assalitori colpiscono anche persone innocenti che hanno bisogno di assistenza alimentare». Due settimane fa il Wfp aveva avvisato che il banditismo stava ritardando la consegna del cibo, riducendo della metà la quantità di cibo normalmente trasportata in Darfur in questo periodo dell'anno. [...] Gli ultimi incidenti portano a 56 il numero dei camion coinvolti in assalti dall'inizio dell'anno, di cui 36 sono spariti. [...] Altri sei veicoli passeggeri del Wfp sono stati rubati quest'anno. In ottobre 2007 altri tre autisti erano stati uccisi.
Il mese scorso il Wfp ha distribuito razioni alimentari a oltre un milione di persone affette dalla guerra in Darfur. Non è stato possibile raggiungere altre 64mila persone a causa dell'insicurezza.
I documenti
Abyei, 1 / Un articolo del Christian Science Monitor
Secondo un reportage di Scott Baldauf, apparso sul quotidiano statunitense Christian Science Monitor il 27 febbraio 2008, la regione ricca di petrolio di Abyei potrebbe diventare il prossimo punto di scontro tra arabi e africani in Sudan. Abyei è un piccolo territorio al confine tra il Nord e il Sud attualmente messo in pericolo da una disputa per il controllo della regione che mescola rivalità etniche, emarginazione, politica ed avidità. Etnicamente vario, suddiviso tra nomadi di lingua araba ed agricoltori non di lingua araba, Abyei ha perso il clima di fiducia che era diffuso tra le due principali comunità (dinka e missriya) prima della guerra civile che si è svolta tra il 1983 e il 2005. L'inclusione di un importante campo petrolifero entro i nuovi confini di Abyei ha cominciato a richiamare echi di guerra e non permette un accordo tra le due maggiori forze politiche: Ncp e Splm. Se la comunità dinka, presente in maggioranza sul territorio, deciderà attraverso il referendum previsto per il 2011 di unirsi al Sud, tutta la ricchezza petrolifera potrebbe cadere nelle mani del Sud. Gli scontri avvenuti a partire dal 21 dicembre 2007 tra gruppi armati e truppe dell'Spla vicino alla città di Al-Miram, che hanno causato una trentina di morti, rivelano che il conflitto potrebbe già essere iniziato. Inoltre i ribelli dalla vicina provincia del Darfur, nello scorso anno, hanno attaccato i pozzi di petrolio nello stato di Abyei. Il reportage di Scott Baldauf si può leggere in inglese all'indirizzo www.csmonitor.com/2008/0227/p06s01-woaf.html?page=1 . [Sull'importanza di Abyei si può leggere anche il commento all'analisi di Douglas Johnson sulla Newsletter numero 5, 15 marzo 2008]. (a cura di Leda Koleilat)
Abyei, 2 / Il rapporto dell'International Crisis Group
Il documento Sudan: Breaking the Abyei Deadlock redatto dall'International Crisis Group (Icg) in ottobre 2007, di 15 pagine, era stato pubblicato subito dopo la decisione dell'Splm di sospendere l’appoggio al governo di unità nazionale per protesta contro la mancata applicazione di alcune clausole stipulate nei trattati di pace, tra qui il rifiuto della soluzione proposta dalla commissione internazionale sui confini. Gli autori presentano brevemente il contesto storico della piana di Abyei dagli anni Settanta ad oggi. La parte centrale è dedicata alle problematiche relative alla produzione, alle riserve di petrolio e alla distribuzione dei ricavati. Particolare attenzione è posta sulla necessità di definire con accuratezza le risorse e le riserve della regione. «Il rifiuto del National Congress Party di accettare i confini tracciati dall'apposita commissione ha comportato che i ricavati del petrolio non sono stati distribuiti come previsto dai trattati di pace». Considerando i pozzi all'interno dei confini tracciati dalla commissione internazionale, si stima che i ricavati dal 2005 al 2007 siano all'incirca 1,8 miliardi di dollari. In appendice Icg propone una cartina dettagliata della regione. Il documento è scaricabile all'indirizzo www.crisisgroup.org/home/index.cfm?id=5122&l=1 (a cura di Mauro Platè)
La Campagna Sudan
Chi siamo
La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Il sito che illustra l'attività della Campagna è in via di rifacimento; per informazioni sulle sue attività passate www.campagnasudan.it.
Nota: per non ricevere più questa Newsletter scrivere a info@campagnasudan.it e indicare nell'oggetto "cancellazione mailing-list Newsletter".
Contatti: Cristina Sossan, segreteria Campagna Sudan, telefono 02-7723285, segreteria@campagnasudan.it
Questa Newsletter, aggiornata al 31 marzo 2008, è a cura di Diego Marani. Si ringraziano Leda Koleilat e le Acli di Cremona per la collaborazione.
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