Newsletter numero 15
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INDICE
I fatti
Sudan, 1 / Scontri per l'acqua nell'ovest: 55 vittime
Sudan, 2 / Nuove condanne a morte per l'assalto a
Omdurman
Sudan, 3 / Verso investimenti arabi e asiatici in agricoltura
Sudan, 4 / Visita di Bashir in Turchia
Abyei / C'è un nuovo accordo
Olimpiadi / Medaglia per il Sudan, portabandiera per gli Usa
Darfur, 1 / L'esercito attacca un campo di sfollati: morti
Darfur, 2 / Dirottato un aereo decollato da Nyala
I documenti
Small Arms Survey / Montagne Nuba, rischio di una nuova
guerra
Lega araba / Crimini del Darfur siano processati a Khartoum
La Campagna Il nuovo sito
Chi siamo
I fatti (Fonti: Ansa, Afp, Al Jazeera, Ansa, Ap, Bbc, Misna)
Sudan, 1 / Scontri per l'acqua nell'ovest: 55 vittime
Alla data del 21 agosto nel Sudan occidentale, a causa delle ricorrenti dispute su
pascoli e fonti d’acqua che si erano intensificate nelle precedenti due settimane, 55
persone erano state uccise e molte altre ferite. Agricoltori e allevatori delle etnie
missirya e riziegat si sono scontrati per il controllo di aree di pascolo nella zona di
Karakeer, sul confine tra gli stati del Darfur e del Kordofan.
Sudan, 2 / Nuove condanne a morte per l'assalto a Omdurman
Il 20 agosto altri 12 membro dello Jem, uno dei principali gruppi ribelli del Darfur,
sono stati condannati a morte da un tribunale di Omdurman, per l'attacco alla capitale
del 10 maggio scorso. Quattro imputati sono stati assolti mentre altri quattro sono
stati deferiti a un tribunale minorile in quanto minorenni. In totale sono 50 gli uomini
dello Jem condannati a morte (compresi gli otto del 17 agosto) da cinque tribunali
sudanesi per l’attacco a Omdurman, quando un migliaio di uomini a bordo di 300 jeep
armate di mitragliatrici e cannoncini arrivarono dal Darfur e ingaggiarono
combattimenti con i soldati governativi. Tra gli otto condannati il 20 agosto vi è anche
Abdelaziz Achr, fratellastro del leader del Jem Khalil Ibrahim, arrestato alcuni giorni
dopo l’attacco apparentemente mentre tentava di lasciare il paese.
Sudan, 3 / Visita di Bashir in Turchia
Il 19 agosto il presidente Bashir ha iniziato la sua visita in Turchia per partecipare al
vertice di cooperazione turco-africana: è il suo primo viaggio all’estero dopo essere
stato raggiunto il 14 luglio da una richiesta di incriminazione per genocidio avanzata
dalla Corte penale internazionale (Cpi). La Turchia non è membro della Cpi.
«Non stiamo compiendo alcun genocidio in Darfur e siamo molto rattristati da quanto
sta avvenendo laggiù», avrebbe detto Bashir al presidente turco Abdullah Gul. Bashir
ha quindi ribadito che non intende consegnare alla Cpi l'ex ministro dell'Interno
Ahmed Harun, oggi ministro degli Affari umanitari, e il leader delle milizie arabe
janjawid Ali Kosheib, contro cui la corte ha già emesso mandati di arresto per crimini
di guerra e contro l'umanità in Darfur: «Ribadiamo che non consegneremo alcun
cittadino sudanese a nessuno per essere giudicati all'estero; siamo uno stato
indipendente, con un sistema giudiziario autonomo e giusto».
Quindi al Bashir ha espresso la propria disponibilità a tenere le elezioni in Sudan il
prossimo anno, come sollecitato più volte dagli ex ribelli del Sud Sudan, Movimento
popolare di liberazione del Sudan (Splm), oggi parte del governo di unità nazionale
uscito dall'accordo di pace del 2005: «Il prossimo anno, dopo aver messo a punto la
legge elettorale, terremo libere elezioni».
Secondo il sito web del ministero degli esteri turco, l’interscambio tra i due Paesi ha
raggiunto i 225 milioni di dollari Usa mentre gli investimenti diretti di aziende turche
in Sudan sono ammontati a 50 milioni di dollari.
Sudan, 4 / Verso investimenti arabi e asiatici in agricoltura
Il Sudan punta ad attrarre investimenti per almeno un miliardo di dollari da parte di
aziende asiatiche e arabe che guardano al continente africano per incrementare gli
approvvigionamenti alimentari dei loro Paesi. Il quotidiano Financial Times ha riferito il
12 agosto che il ministero degli Investimenti di Khartoum ha messo a punto 17
progetti da presentare a eventuali investitori, che riguardano 880.000 ettari di terreno
nel nord del Paese, per un valore di 694 milioni di euro. Khartoum punta a rafforzare il
settore agricolo per limitare la sua dipendenza dalle entrate petrolifere, anche in vista
del referendum del 2011 sull'indipendenza del Sud del Paese, dove si trovano le
maggiore risorse di greggio. Stando a quanto riferito due giorni prima dal New York
Times, il Sudan coltiva già grano per conto dell'Arabia Saudita, sorgo per i cammelli
degli Emirati arabi uniti e pomodori per l'esercito giordano.
Le aziende coinvolte dovranno sottoscrivere accordi in cui «dovrà essere molto chiaro
che parte del cibo rimarrà in Sudan», ha detto il direttore dei Rapporti esterni del
ministero degli Investimenti. Il New York Times aveva denunciato come il cibo
prodotto in Sudan venga venduto all'estero mentre in Darfur oltre 2,5 milioni di
persone dipendono dagli aiuti alimentari internazionali per la loro sopravvivenza.
Abyei / C'è un nuovo accordo
L'8 agosto è stato reso noto un nuovo accordo sul futuro di Abyei, la regione del
Sudan centrale per il cui controllo gli eserciti del Nord del Sud si sono più volte
scontrati anche dopo la firma dell'accordo di pace del 2005. L’accordo prevede
un’amministrazione controllata della regione, che sarà sorvegliata da una forza
militare congiunta Nord-Sud fino al 2011, quando si voterà per l’autodeterminazione.
Negli scontri del maggio scorso sono morte alcune decine di persone e almeno 50 mila
abitanti sono stati costretti ad abbandonare le loro case. L’Abyei è una regione
strategica in quanto ricca di petrolio. Il nuovo amministratore di Abyei è Arop Mayak
Mony Toc (Splm), il suo vice è Rahama Abdel-Rahman Al-Nour (Ncp). Toc ha
dichiarato che le priorità sono disarmare i civili (nell'arco di tempo di tre mesi) e
riportare la sicurezza; egli inoltre ha chiesto sia all'esercito di Khartoum sia all'Spla di
ritirare le proprie truppe dalle zone contese. Un altro elemento cruciale sarà quello di
sminare il territorio per permettere il ritorno degli sfollati.
Olimpiadi / Medaglia per il Sudan, portabandiera per gli Usa
Ismail Ahmed Ismail, 23 anni, è stato il primo sudanese a vincere una medaglia alle
Olimpiadi. Un evento «storico» per l'atletica leggera e lo sport in generale: Ismail ha
conquistato l'argento negli 800 metri. La famiglia di Ismail era originaria del Darfur
occidentale, ma come molte altre emigrò a Khartoum in cerca di lavoro.
Fuggito a piedi dal Sudan quando aveva solo sei anni, Lopez Lomong è stato invece il
portabandiera degli Usa nella cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Pechino. Sul
proprio sito racconta: «Sono preoccupato per i bambini che stanno morendo in Darfur
e nel sud del Sudan. Il problema non è ciò che sta succedendo tra il governo sudanese
e quello cinese, ma quel che sta accadendo a questa gente». Il 23enne Lomong fa
parte del team Darfur, un gruppo di atleti internazionali che si battono per attirare
l’attenzione sulla regione.
Darfrur, 1 / L'esercito attacca un campo di sfollati: decine di morti
Il 25 agosto militari sudanesi hanno attaccato il campo profughi di Kalma nel sud del
Darfur, lasciando sul terreno tra i 36 e i 46 morti e circa 200 feriti. (Le fonti sono
discordanti). Le forze governative hanno circondato la struttura. Il campo di Kalma -
vicino alla città di Nyala - ospita circa 90.000 profughi: secondo il governo sudanese
in esso trovano rifugio ribelli del Darfur e loro sostenitori, mentre i residenti dicono
che il campo è perennemente sotto attacco delle milizie arabe sudanesi filo-
governative. Le autorità di Khartoum hanno più volte denunciato il contrabbando di
armi all’interno dei campi. A livello internazionale una condanna per il blitz delle forze
sudanesi nel campo profughi di Kalma in Darfur è stata espressa per primi dagli Stati
Uniti (il Dipartimento di Stato ha dichiarato: «Siamo preoccupati per l'uso
indiscriminato di armi da fuoco da parte dell'esercito sudanese. Attacchi contro la
popolazione inerme sono deplorevoli e violano la legge internazionale») e successivamente anche da Ue e Onu.
Darfur, 2 / Dirottato un aereo decollato da Nyala
Alla fine si sono salvati tutti: è durata poco meno di 24 ore l'avventura dei passeggeri
di un Boeing 737 della società privata sudanese Sun Air decollato da Nyala (in Darfur)
con destinazione Khartoum, che è stato dirottato il 26 agosto. L'aereo, con ormai
poco carburante e dopo che l'Egitto aveva rifiutato il permesso di atterraggio, è
atterrato in un aeroporto - costruito in periodo coloniale dagli italiani - nell’oasi di
Kufra, in mezzo al deserto. I due dirottatori hanno dichiarato di appartenere alla
fazione dell'Slm (gruppo ribelle del Darfur) guidata da Abdel Wahid al Nur, il quale da
Parigi ha smentito. Dopo i negoziati con le autorità libiche i dirottatori hanno liberato
gli 87 passeggeri e gli otto membri dell’equipaggio e si sono consegnati alle forze di
sicurezza.
I documenti
Small Arms Survey / Montagne Nuba, rischio di una nuova guerra
Small Arms Survey, organizzazione indipendente svizzera, ha pubblicato il 12 agosto
un breve rapporto sulle montagne Nuba, evidenziando i rischi di una possibile ripresa
della guerra tra Nord e Sud. Secondo il documento, l'Spla ha completato il ritiro delle
proprie truppe dalla regione, ma molti dei territori lasciati “liberi” sarebbero stati
occupati da milizie fedeli all'esercito di Khartoum. Inoltre gruppo nomadi di allevatori
“arabi” attraversano la regione armati. Si stanno acuendo le contrapposizioni su base
etnica e più in generale aumenta il senso di frustrazione perché la gente comune non
vede benefici dalla pace. I caschi blu della missione Unmis non sono in grado di
garantire la sicurezza ai civili. L'insieme di questi fattori ha trasformato la regione in
una polveriera pronta a esplodere. Il documento di 12 pagine si può leggere (in
inglese) sul sito ww.smallarmssurvey.org .
Lega araba / Crimini del Darfur siano processati a Khartoum
La Lega araba difende la linea del presidente Bashir: i responsabili di crimini commessi
in Darfur devono essere processati a Khartoum, alla presenza di Unione africana, Lega
araba e Nazioni unite. Lo ha ribadito il Segretario generale Amr Moussa (anche in
un'intervista all'agenzia Ap), presentando il piano varato dalla Lega araba per
risolvere il conflitto sorto tra il governo sudanese e la Corte penale internazionale
dell'Aia (Cpi). Il procuratore della Cpi, Luis Moreno-Ocampo, ha chiesto un mandato di
arresto contro Omar el Bashir per genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità,
commessi in Darfur. Moussa accusa Moreno-Ocampo di avere condotto le indagini solo
sul governo e non anche sui ribelli. «Non è solo il governo a violare i diritti umani, in
Darfur le indagini della Cpi non sono state condotte in maniera equilibrata. L'ho detto
personalmente a Moreno-Ocampo».
Il Segretario generale presenta quindi il piano suddiviso in quattro parti: «I
responsabili dei crimini devono essere processati a Khartoum, alla presenza di Unione
africana, Lega araba e Nazioni unite. Abbiamo chiesto che il codice penale sudanese
sia modificato per riconoscere i crimini contemplati dallo statuto della Cpi. Devono
essere create corti speciali per i crimini commessi in Darfur. Il secondo punto riguarda
il rispetto dell'accordo di Abuja (firmato nel 2006), in quella parte che prevede
risarcimenti, processo inclusivo e riconciliazione. E il governo ha cominciato ad
applicarlo. Poi occorre convocare una conferenza internazionale che coinvolga tutte le
parti, governo e ribelli. Perché sono tutti sudanesi e devono impegnarsi tutti per la
pace». Il terzo punto prevede la normalizzazione dei rapporti con i paesi vicini «in
particolare con il Ciad con cui al momento non c'è neanche un confine riconosciuto,
una linea condivisa». Il quarto punto riguarda la cooperazione con la forza
internazionale Onu: «Non è solo Khartoum a creare problemi perché le Nazioni Unite
sono molto lente a dispiegare la forza e non hanno ancora provveduto a garantire tutti
i mezzi necessari».
La Campagna Sudan
Il nuovo sito
Vi invitiamo a visitare il nuovo sito della Campagna Sudan – www.campagnasudan.it –
che rispecchia i nuovi obiettivi della Campagna e illustra molteplici attività sia in
Sudan sia in Italia: vi terrà aggiornati anche sulle notizie dal Paese, attraverso questa
newsletter a cui è possibile iscriversi dalla home page del sito.
Inoltre saranno scaricabili: documenti per approfondire processi di pace, diritti umani,
storia, politica ed economia del Sudan; materiali e kit informativi realizzati dalla
Campagna anche a scopo didattico; foto e dettagli dei progetti realizzati e in corso.
Inviateci commenti suggerimenti e segnalazioni; ci piacerebbe che il sito potesse
crescere e migliorare con il contributo di tutti coloro che si occupano di Sudan in
Italia.
Chi siamo
La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione,
sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della
società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas
italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax
Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie
organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere
la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace
rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per
informazioni: www.campagnasudan.it.
segreteria@campagnasudan.it .
Questa Newsletter, aggiornata al 31 agosto 2008, è a cura di Diego Marani. Si
ringraziano le Acli di Cremona per la collaborazione.
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