Newsletter numero 16
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INDICE
I fatti
Sudan, 1 / Il governo scarcera 16 ribelli del Darfur
prigionieri
Sudan, 2 / Inaugurato albergo extra lusso a Khartoum
Sudan, 3 / Rimpasto di governo, Amum definitivamente
esautorato
Darfur,
1
/
Il
Pam
«minaccia»
di
sospendere
la
distribuzione di cibo
Darfur, 2 / La polizia spara in un campo profughi: un morto
e sei feriti
Darfur, 3 / Pesanti scontri tra esercito e ribelli
Ciad / La Banca mondiale sospende i finanziamenti per
l'oleodotto
I documenti
Darfur. Geografia di una crisi / Un nuovo libro
Parla il ministro degli esteri Deng Alor
La Campagna Chi siamo
I fatti (Fonti: Ansa, Afp, Al Jazeera, Ansa, Ap, Bbc, Misna)
Sudan, 1 / Il governo scarcera 16 ribelli del Darfur prigionieri
Il 9 settembre il governo ha deciso la scarcerazione di 16 prigionieri detenuti in
seguito all’attacco da parte di gruppi ribelli del Darfur contro Omdurman, città gemella
di Khartoum, il 10 maggio.
Sudan, 2 / Inaugurato albergo extra lusso a Khartoum
Il «Burj al Fateh Hotel» è stato inaugurato a Khartoum il 3 settembre alla presenza del
presidente sudanese Omar el Beshir. L'albergo a cinque stelle è un edificio di 18 piani
di acciaio e vetro della forma di una vela, ha 230 camere ed è il risultato di un
investimento di 130 milioni di euro da parte della Compagnia libica per gli investimenti
esteri (Lafico). È stato progettato da architetti italiani e realizzato dalla ditta italiana
Cmc. La suite presidenziale costa circa 4mila dollari a notte, una camera standard
250.
Sudan, 3 / Rimpasto di governo, Amum definitivamente esautorato
Il 14 settembre il presidente Bashir ha nominato Costa Manyebi (in precedenza
ministro degli investimenti) nuovo ministro per gli affari di Gabinetto, al posto di
Pagan Amum. Amum è il segretario generale dell'Splm, partito che ha firmato gli
accordi di pace del 2005 e che è parte del governo di unità nazionale. Amum era già
stato sospeso dal governo, dopo aver dichiarato che il Sudan «era uno Stato corrotto
che aveva fallito». (cfr. Newsletter 13 del 15 luglio 2008). Contemporaneamente alla
nomina di Manyebi, George Bioring Mayan è diventato ministro degli investimenti
(proprio per rimpiazzare Manyebi) e Peter Adock ministro dell'Educazione superiore.
Darfur, 1 / Il Pam «minaccia» di sospendere la distribuzione di cibo
Il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) ha minacciato di sospendere la
distribuzione degli aiuti in Darfur se le condizioni di sicurezza non miglioreranno: «I
ripetuti attacchi ai convogli umanitari stanno rendendo il nostro compito
estremamente difficile» ha spiegato Monika Midel, responsabile del Pam in Sudan,
ricordando che dall’inizio dell’anno sono un centinaio i camion assaltati o sequestrati
da banditi nella regione occidentale del Paese. Inoltre gli autisti sequestrati e mai
rilasciati sarebbero 42. «Se gli attacchi continueranno» ha aggiunto Midel «saremo
costretti a sospendere le distribuzioni per 450.000 persone».
Darfur, 2 / La polizia spara in un campo profughi: un morto e sei feriti
Un giovane è morto e altre sei persone sono rimaste ferite il 3 settembre in una
manifestazione scoppiata a causa della mancanza di cibo nel campo profughi di Um
Shalaya in Darfur, dove vivono circa 6.600 persone, per la maggior parte provenienti
dal Ciad. Alcune centinaia di donne si erano radunate nel campo per protestare contro
il razionamento del cibo. A un certo punto, secondo il racconto del rappresentante
dell’Unhcr (Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati) Chrysantus Ache, la folla ha
attaccato i poliziotti e gli operatori umanitari. Un profugo di 26 anni è stato colpito al
petto ed è morto mentre veniva trasportato
nell’ospedale più vicino al campo
profughi, a 70 chilometri di distanza. I feriti sono altri tre profughi e tre poliziotti.
Inoltre una settimana dopo, il 10 settembre, esponenti dei gruppi ribelli Jem e Sla del
Darfur hanno accusato le milizie filo governative di aver attaccato il campo di sfollati di
Zamzam vicino a El Fasher (Darfur settentrionale) e di avere ucciso cinque persone,
ferendone almeno una decina.
Ricordiamo che il 25 agosto i militari governativi avevano attaccato il campo profughi
di Kalma nel sud del Darfur, lasciando sul terreno decine di morti [cfr. Newsletter 15,
1 settembre 2008).
Darfur, 3 / Pesanti scontri tra esercito e ribelli
Tra il 6 e il 7 settembre la fazione dell’Esercito di Liberazione del Sudan (Sla) guidata
da Abdel Wahid al Nur ha accusato l'esercito sudanese di aver attaccato una loro
colonna nei pressi di Jebel Marra, ovest del Darfur. «Abbiamo contato 63 corpi di
combattenti» - ha riferito alla stampa locale il comandante ribelle Ibrahim al Hillo – «e
oltre 20 civili uccisi». Le informazioni sono state inizialmente smentite dai portavoce
militari secondo cui «non risultano operazioni in corso nella zona». Gli intensi scontri
a fuoco sarebbero proseguiti per un paio di giorni; in seguito all'offensiva (in cui
sarebbero stati utilizzati quattro elicotteri e due aerei Antonov) le truppe sudanesi
avrebbero riconquistato alcuni villaggi (Bir Maza e Disa) in precedenza in mano ai
ribelli nel Darfur settentrionale. I portavoce dell'esercito hanno solo parzialmente
confermato le operazioni militari, ma i caschi blu della missione Onu/Ua in Darfur
hanno comunicato che l'esercito di Khartoum ha iniziato una offensiva ad ampio
raggio.
Ciad / La Banca mondiale sospende i finanziamenti per l'oleodotto
Il 9 settembre la Banca mondiale ha comunicato la decisione di cancellare l'accordo
con il governo del Ciad relativo all'attività petrolifera dell'oleodotto Ciad-Camerun,
perché – secondo la Banca – il governo non ha mantenuto la promessa di spendere
buona parte delle rendite per alleviare la povertà e quindi «mancano le condizioni per
portare avanti gli accordi di cooperazione volti al finanziamento delle infrastrutture
petrolifere in Ciad». Le stime indicano che il Ciad quest'anno dovrebbe ricevere 1,4
miliardi di dollari in rendite petrolifere. In totale la Banca mondiale ha finanziato il
progetto per circa 4 miliardi di dollari; oggi la capacità dell'oleodotto (lungo un
migliaio di chilometri) è di circa 170mila barili al giorno; la principale compagnia che ci
lavora è la statunitense Exxon Mobil. Più volte in passato la Banca mondiale aveva
congelato i finanziamenti dopo la decisione del Parlamento di N’Djamena di dirottare
parte degli introiti del greggio ai settori della difesa per comprare armi e munizioni che
servono tra l'altro a combattere la guerriglia nell'est del Paese, la quale a sua volta ha
molte connessioni con la guerra in Darfur.
I documenti
Darfur. Geografia di una crisi
Da poco è uscito il libro Darfur. Geografia di una crisi, curato da Diego Marani e
pubblicato da Altreconomia. Così viene presentato in quarta di copertina, dopo una
riga («C’è verso questa regione quasi un accanimento collettivo nell’ignorarne le
vicende») tratta dalla prefazione di Pietro Veronese: «Dal 2003, in una regione del
Sudan che si chiama Darfur si combatte una guerra civile che ha causato centinaia di
migliaia di vittime e due milioni di sfollati tra i civili. All’origine delle violenze, non solo
lo “scontro tra etnie” come vorrebbe un’usurata retorica, ma soprattutto la ricerca di
una leadership politica e la corsa alle risorse naturali (l’acqua e la terra, innanzitutto).
Questo libro ricostruisce minuziosamente le fasi del conflitto, racconta le atrocità che
vi sono state commesse e rivela il ruolo di altri Paesi (Ciad, Eritrea, Stati Uni ti e Cina
soprattutto, ma anche l’Italia) fino agli ultimi e recentissimi sviluppi che hanno visto in
campo le Nazioni Unite e la Corte penale internazionale». L'autore, il giornalista Diego
Marani, che cura anche questa Newsletter, è stato redattore della rivista Nigrizia e
collabora da una decina di anni con la Campagna italiana per il Sudan. Nel 2006
aveva curato anche il volume Scommessa Sudan, un'analisi dell'accordo di pace
complessivo tra Nord e Sud Sudan, pubblicato sempre per Altreconomia.
Questo l'indice del nuovo libro:
Una sostanziale complicità (di Pietro Veronese)
La dittatura di una minoranza (di Mudawi Ibrahim Adam)
Un dramma mondiale
Ecologia e geografia di una crisi
Arabi contro africani
Ribellione, guerra, catastrofe
Ciad ed Eritrea, Stati Uniti e Cina
Attacco a Khartoum
Guardando avanti
Una pace da costruire
Cronologia
Darfur. Geografia di una crisi. A cura di Diego Marani. 120 pagine - 10,00 euro.
Parla il ministro degli esteri Deng Alor
Il ministro degli esteri del Sudan, Deng Alor (Splm), ha concesso una lunga intervista
al quotidiano Al-Sahafa ripesa integralmente e pubblicata dal giornale online Sudan
Tribune. Ne traduciamo alcuni passaggi. La versione integrale si può leggere su
www.sudantribune.com .
Per quanto riguarda la posizione del governo di fronte alla richiesta della Corte penale
internazionale di arrestare e processare il presidente Bashir per crimini di guerra e
contro l'umanità in Darfur, Deng Alor spiega: «Il comitato che gestisce la crisi è
guidato dal vicepresidente Salva Kiir. ... Il National Congress Party (Ncp) rifiuta
qualsiasi accordo con la Cpi mentre il Sudan People Liberation Movement (Splm) la
propone, da gestire direttamente o indirettamente attraverso uno studio legale che
rappresenti il governo. ... Organizzare dimostrazioni in favore di Bashir e agire con
azioni di lobbying come nel caso dell'Unione africana e della Lega araba serve al
massimo solo per mobilitare l'appoggio morale. Il problema è essenzialmente
giuridico, quindi va affrontato in termini giuridici e non attraverso le pubbliche
relazioni. ... L'altro aspetto determinante è quello di trovare una soluzione radicale alla
crisi in Darfur. Se riuscissimo a raggiungere una riconciliazione nazionale, tutto questo
avrebbe un impatto positivo sulla Cpi».
A questo punto però Deng spiega che secondo la sua opinione «Non c'è alcuna serietà
nel volere risolvere il problema del Darfur. Il Ncp non vuole affrontare seriamente la
questione; quello del Darfur non è un problema così complesso come quello del Sud,
dove veniva richiesto il diritto all'auto determinazione, la separazione tra stato e
religione... Il problema del Darfur va affrontato da un ombudsman per la popolazione
locale, in grado di rivendicare l'assenza di sviluppo e la non partecipazione nella
conduzione della politica locale, oltre che l'assenza di rappresentanti nel governo
centrale. ...
Invece esiste la tendenza a voler applicare una soluzione militare
piuttosto che affrontare le radici del problema. ... Noi dovremmo invece abbandonare
qualsiasi ipotesi di soluzione militare del problema Darfur. Coloro che vivono in Darfur
sono nostri fratelli, sono sudanesi come noi, e hanno il diritto di partecipare
all'autorità centrale in accordo con il loro peso demografico e dovrebbero essere messi
nella condizioni di gestire le loro questioni a livello locale e di ricevere un'adeguata
compensazione per le perdite subite durante la guerra».
Infine Alor spiega perché in seguito agli incidenti del 25 agosto nel campo di sfollati di
Kalma, dove l'intervento dell'esercito ha causato la morte di decine di civili, l'Splm ha
deciso di congelare la propria partecipazione al governo nei tre stati federali del
Darfur: «L`Splm condanna la violenza accaduta a Kalma perché quella che avrebbe
dovuto essere una semplice ispezione ha avuto conseguenze di una tale gravità che se
i funzionari che l'hanno eseguita avessero avuto anche solo il sospetto di quanto poi è
successo, avrebbero dovuto sospenderla. ... Non abbiamo certo bisogno di gettare
altra benzina sul fuoco. ... Quanto successo a Kalma è stato totalmente irresponsabile.
... Il Sudan deve affrontare non pochi problemi a causa del Darfur. ... Genocidio,
crimini di guerra e crimini contro l'umanità sono comportamenti attuati da elementi
dei servizi di sicurezza e dell'esercito, di cui il governo è responsabile».
Per evidenziare un esempio di quanto possano essere differenti le posizioni all'interno
del governo di unità nazionale, ricordiamo che pochi giorni dopo il ministro della
giustizia Abdel-Baset Sabdarat ha rilasciato un'intervista durante una visita ufficiale in
Giordania, in cui minacciava uno tsunami politico a Khartoum nel caso in cui la Cpi
emettesse un mandato di arresto nei confronti del presidente Bashir: «Questo
provocherebbe un devastante terremoto nell'intera regione.
La Campagna Sudan
Chi siamo
La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione,
sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della
società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas
italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax
Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie
organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere
la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace
rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per
informazioni: www.campagnasudan.it.
segreteria@campagnasudan.it .
Questa Newsletter, aggiornata al 15 settembre 2008, è a cura di Diego Marani. Si
ringraziano le Acli di Cremona per la collaborazione.
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