Newsletter 25
Marina Peter in Scommessa Sudan, 2006
Indice
I fatti
Darfur, 1 / Nuovi bombardamenti e scontri sul terreno
Darfur 2, / L'Onu accusa Khartoum di aver violato le leggi internazionali
Sudan, 1 / Condannato a 17 anni per «spionaggio a favore della Cpi»
Sudan, 2 / Scontri etnici nello stato dei Laghi e nelle Montagne Nuba
Il contesto regionale
Somalia / Sheik Sharif nuovo presidente
mentre Al Shabaab conquista Baidoa
I documenti
Oxfam / Un miliardo di affamati
La Campagna
Chi siamo
I fatti (Fonti: Afp, Al Jazeera, Ansa, Ap, Bbc, Misna, Reuters)
Darfur, 1 / Nuovi bombardamenti e scontri sul terreno
(In evidenza)
Il 26 e 27 gennaio l'aviazione del governo di Khartoum ha bombardato i dintorni di El Fasher, capitale del Darfur settentrionale e sede del quartier generale della missione Onu. Secondo un portavoce dell'esercito di Khartoum El Fasher era minacciata da un’avanzata dallo Jem, uno dei principali gruppi ribelli attivi in Darfur.
I combattimenti sono stati tra i più violenti degli ultimi mesi ed è stata utilizzata anche l'artiglieria. Inoltre nelle ultime settimane si è combattuto più volte anche vicino a Muhajeriya, città del Darfur meridionale passata sotto il controllo dello Jem, dopo che esso aveva sconfitto le truppe governative e quelle della fazione dello Slm guidata da Minni Minnawi, l'unico comandante ad aver firmato la pace con Khartoum nel maggio 2006. Anche Muhajeriya è stata bombardata dall'aviazione di Khartoum.
Dal 15 gennaio circa 3.000 persone hanno raggiunto il campo sfollati dell’Onu a Muhajeriya e si parla complessivamente di circa 9.000 nuovi sfollati.
Il ministro dell’Informazione sudanese Kamal Obeid ha accusato il Ciad di aver sostenuto lo Jem nelle operazioni che hanno portato alla conquista di Muhajeriya. Il presidente ciadiano Idriss Deby accusa invece Khartoum di sostenere i ribelli nell'est del Ciad, ai confini con il Darfur.
Gli Stati Uniti hanno formalmente condannato sia l'incursione dello Jem su Muhajeriya sia i bombardamenti dell'aviazione governativa. L'ambasciatrice Usa all'Onu, Susan Rice, ha definito ciò che accade in Darfur «un genocidio che continua».
A tre anni dalla firma dell'accordo di pace per il Darfur e a sei anni dallo scoppio della fase più cruenta della guerra, il Darfur sembra continuare a non trovare una via di uscita all'anarchia sul terreno e alla scelta di affidare alle armi qualsiasi tentativo di ristabilire un ordine e un minimo di condizioni di sicurezza della popolazione. Così sono proprio i civili quelli che soffrono più di tutti.
Anche la missione congiunta dell'Onu e dell'Ua continua ad affrontare enormi difficoltà: finora sono stati dispiegati solo la metà dei 26mila caschi blu previsti in un territorio grande come la Francia. I caschi blu inoltre devono difendersi: l'anno scorso ne sono stati assassinati 11, l'ultimo il 29 dicembre.
Darfur 2, / L'Onu accusa Khartoum di aver violato le leggi internazionali
Il 23 gennaio l'Onu e l'Ua hanno dichiarato che le forze di sicurezza del governo di Khartoum hanno «violato i diritti umani e la legge internazionale che protegge i civili» attaccando il campo di sfollati di Kalma, in agosto. I soldati di Khartoum avevano sparato sulla folla uccidendo almeno 33 persone (14 uomini, 10 donne e nove bambini) e ferendone oltre 100. Le forze governative avevano circondato la struttura alla ricerca di armi. Il campo di Kalma - vicino alla città di Nyala - ospita circa 90.000 profughi: secondo il governo sudanese era un rifugio per i ribelli e i loro sostenitori, mentre i residenti avevano ripetutamente lamentato l'attacco delle milizie filo-governative. [cfr. Newsletter 15 del 1 settembre 2008].
Il governo di Khartoum ha rifiutato le conclusioni di Onu e Ua sostenendo che i soldati erano stati attaccati e hanno risposto al fuoco.
Sudan, 1 / Condannato a 17 anni per «spionaggio a favore della Cpi»
Il 28 gennaio Mohammed al Sary Ibrahim è stato condannato a 17 anni di carcere per spionaggio a favore della Corte penale internazionale (Cpi), la quale non è riconosciuta dal Sudan. È il primo sudanese a ricevere una simile condanna. La Cpi ha accusato il presidente Omar el Bashir e alcuni esponenti del governo di Khartoum di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio in Darfur. Al Sary è stato riconosciuto colpevole di aver raccolto prove in particolare contro Ahmed Haroun, sottosegretario per gli affari umanitari, e di averle fatte pervenire alla Cpi. [cfr. Newsletter 23 del 1 gennaio 2009]
Sudan, 2 / Scontri etnici nello stato dei Laghi e nelle Montagne Nuba
Dal 20 al 22 gennaio una serie di scontri tra appartenenti a gruppi etnici differenti hanno ucciso almeno nove persone nella contea di Wulu, a sud di Rumbek, nello stato dei Laghi, in Sud Sudan.
Nel Kordofan meridionale gruppi di miliziani di etnia hawazma pochi giorni prima avevano attaccato villaggi nuba e postazioni dell'Spla, causando almeno 19 morti nella zona di Khor El Delib.
Nella stessa zona ci sarebbero stati scontri anche tra milizie paramilitari mescolate ad ex poliziotti contro le truppe congiunte formate da soldati dell'esercito di Khartoum e militari dell'Spla. Altri scontri, dove hanno perso la vita nove nomadi, sono avvenuti nella località di Abre. Da mesi il Kordofan meridionale appare come una polveriera pronta a esplodere in qualsiasi momento. [cfr. Newsletter 19 del 1 novembre 2008]
Il contesto regionale
Somalia / Sheik Sharif nuovo presidente mentre Al Shabaab conquista Baidoa
Sheik Sharif Ahmed è il nuovo presidente della Somalia. È stato eletto il 31 gennaio, dal parlamento riunito per l'occasione a Gibuti, dove a ottobre è stato firmato un accordo politico per l'allargamento del parlamento. Il predecessore di Sheik Sharif, Abdallahi Yusuf, sostenuto dalla comunità internazionale e dall'Etiopia, si era dimesso un mese fa.
Sheik Sharif guida la Alleanza per la ri-liberazione della Somalia (Ars); in precedenza era stato il leader, moderato, delle Corti islamiche, arrivate al potere a Mogadiscio nel 2006 e cacciate dall'intervento dei soldati etiopici. L'esercito di Addis Abeba ha completato il ritiro dal territorio somalo da poche giorni.
E così a Baidoa, capitale del governo di transizione e sede del Parlamento somalo, sono arrivate il 29 gennaio le milizie di Al Shabaab. Queste sono la fazione più agguerrita e al tempo stesso più estremiste del movimento islamico. Esse non hanno ancora riconosciuto e accettato l'elezione di Sheik Sharif. Al Shabaab controlla buona parte della Somalia meridionale, imponendo una versione severissima della legislazione islamica (sharia).
A Mogadiscio e nella Somalia centro meridionale manca un governo centrale in grado di governare dal 1991: il paese vive di fatto in una costante situazione di anarchia e di guerra civile.
I documenti
Oxfam / Un miliardo di affamati
Oxfam, la ong in origine inglese che ormai è presente in molti paesi, a gennaio ha pubblicato il rapporto A Bilion Hungry People, di 34 pagine. Nella parte dedicata all'Africa, si evidenzia come nel 2008 nella regione del Corno d'Africa una forte penuria di cibo abbia colpito 17 milioni di persone.
In particolare in Kenya ci sono 10 milioni di persone che rischiano la fame; il governo a inizio gennaio ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale e ha chiesto 400 milioni di dollari in aiuti. Le cause dell'emergenza sono state individuate «nella combinazione di siccità, di prezzi alti per il cibo, dei danni causati alle fattorie e alle aziende agricole della Rift Valley durante le violenze politiche di un anno fa, successive alle elezioni».
Anche in Etiopia la malnutrizione e l'insicurezza alimentare sono in aumento: inoltre, nonostante a livello mondiale ci sia un calo dei prezzi precedentemente schizzati verso l'alto, «il costo dei cereali in Etiopia rimane dal 54% al 338% più alto rispetto un anno fa».
In altre paesi della regione solo il massiccio intervento del Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp), che distribuisce milioni di tonnellate di cibo, evita conseguenze disastrose. Dal 2004 nella regione sudanese del Darfur, per esempio, il Pam e i suoi collaboratori hanno trasportato e distribuito oltre 20mila tonnellate al mese a più di due milioni di persone, ovvero circa un terzo della popolazione locale. L'intero rapporto si può leggere, in inglese, sul sito di Oxfam: www.oxfam.org.
Chi siamo
La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per informazioni: www.campagnasudan.it
Contatti: Cristina Sossan, segreteria Campagna Sudan, telefono 02-7723285, segreteria@campagnasudan.it
Questa Newsletter, aggiornata al 31 gennaio 2009, è a cura di Diego Marani. Si ringraziano le Acli di Cremona (www.aclicremona.it ) per la collaborazione.
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