Newsletter 28
Marina Peter in Scommessa Sudan, 2006
Indice del numero speciale
I fatti
Sudan / La Cpi chiede l'arresto di Bashir
e il presidente sospende 16 ong
I documenti
Sudan / A rischio gli sfollati e il processo di pace
(Comunicato della Campagna italiana per il Sudan)
Chiusa l'Organizzazione per lo sviluppo sociale del Sudan
(Comunicato di Sudo)
La Campagna
Chi siamo
I fatti (Fonti: Afp, Al Jazeera, Ansa, Ap, Bbc, Misna, Reuters)
Sudan / La Cpi chiede l'arresto di Bashir e il presidente sospende 16 ong
Crimini di guerra e contro l'umanità: sulla base di queste accuse il 4 marzo la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso un mandato di arresto contro il presidente sudanese Omar Hassan al Bashir. Il mandato non contiene, perché non accolta, l'accusa di genocidio, come richiesto dal procuratore generale della Cpi, Luis Moreno Ocampo.
Laurance Blarion, portavoce della Cpi, ha precisato che Bashir è ritenuto «indirettamente responsabile degli assassini, delle torture, degli stupri e delle violenze sui civili commessi nella regione del Darfur»; la portavoce ha precisato che nel mandato di arresto sono contemplati sette dei 10 capi di accusa presentati nella documentazione fornita nel luglio 2008 da Moreno Ocampo.
Il 5 marzo il Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione africana ha espresso «profonda preoccupazione» per la decisione della Cpi e ha notato «con amarezza» che questa decisione arriva «in un momento delicato nel processo in corso per tentare di promuovere una pace duratura, una riconciliazione e un governo democratico in Sudan».
Nello stesso giorno il ministero degli esteri di Pechino ha chiesto la sospensione del procedimento dichiarando che « la Cina si rammarica e si inquieta di questi ultimi sviluppi» visto che «la principale missione della comunità internazionale è di preservare la stabilità in Darfur, di continuare a promuovere il processo politico e il dispiegamento della forza congiunta di Unione africana e Onu».
Il governo del Sudan, che non riconosce la Cpi , ha deciso di sospendere, finora, le attività di 16 ong, accusandole di non rispettare la legge.
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Dal punto di vista umanitario sei agenzie della Nazioni Unite (Unicef, Unhcr/Acnur Unjlc, Wfp/Pam Who/Oms e Ocha) hanno emesso un comunicato congiunto il 6 marzo per spiegare come la decisione del governo del Sudan avrà «un impatto devastante» sui cittadini del Darfur. Il comunicato si può leggere a questi indirizzi: www.unicef.org/media/media_48507.html www.alertnet.org/thenews/newsdesk/123641876418.htm .
Ocha stima che a causa di questa decisione del governo in Darfur 1,1 milioni di persone rimarranno senza cibo; 1,5 senza assistenza sanitaria; un milione senza acqua.
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Dal punto di vista giuridico segnaliamo il contributo di Ludovica Poli Sudan e Corte penale internazionale: ragioni e conseguenze del mandato di arresto per Al Bashir, apparsa sulla rivista dell'Istituto per gli studi di politica internazionale. Si può leggere, in italiano, all'indirizzo internet www.ispionline.it/it/documents/PB_119_2009.pdf .
Il quotidiano la Repubblica il 5 marzo ha pubblicato un'analisi di Antonio Cassese; si può leggere al seguente indirizzo: www.repubblica.it/2009/03/sezioni/esteri/bashir-mandato-cattura/cassese-bashir/cassese-bashir.html
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Il punto di vista di un organismo indipendente che fin dall'inizio ha seguito con estrema attenzione e notevole profondità la guerra del Darfur e il processo di pace in Sudan è quello dell'International Crisis Group, che già il 4 marzo ha emesso questo comunicato con un elenco di «cose da fare». Si può leggere, in inglese, all'indirizzo www.crisisgroup.org/home/index.cfm?id=5959&l=1 .
I documenti
Sudan / A rischio gli sfollati e il processo di pace
Comunicato della Campagna italiana per il Sudan
La Campagna italiana per il Sudan esprime profonda preoccupazione per le misure adottate dal governo sudanese a seguito della decisione della Corte penale internazionale (Cpi) di spiccare un mandato di cattura nei confronti del Presidente, Omar Hassan El Bashir.
Nelle ore e nei giorni immediatamente seguenti al 4 marzo, sono state espulse 13 ong internazionali impegnate in operazioni di emergenza in Darfur. Accanto a queste almeno tre ong locali sono state chiuse (si tratta di Amal center for the rehabilitation of the victims of torture, Khartoum center for human rights and environmental development e Sudo - Sudan Social Development Organisation), i loro conti bancari bloccati e i loro beni confiscati. Di Sudo, da anni partner della Campagna Sudan in progetti di capacity building rivolti ad associazioni della società civile affinché possano giocare al meglio il loro ruolo nel processo di consolidamento di una pace sostenibile, alleghiamo il comunicato stampa immediatamente successivo alla chiusura.
Le conseguenze di tutto questo possono essere gravissime. Secondo stime dell'Onu, il 40% degli operatori umanitari, circa 6.500 persone, in grandissima parte cittadini sudanesi, dovranno interrompere le operazioni di soccorso alla popolazione del Darfur. Secondo dati Ocha, come diretta conseguenza, 1.100.000 persone resteranno senza cibo, 1.500.000 senza assistenza sanitaria e più di 1.000.000 senza acqua potabile. Inoltre la società civile non potrà svolgere serenamente ed efficacemente il suo ruolo in un momento tanto delicato della storia del paese.
Le dichiarazioni pubbliche del presidente e di altri esponenti del governo fanno inoltre temere che simili provvedimenti potrebbero riguardare un numero ancora maggiore di ong internazionali e di associazioni sudanesi, estendendosi anche agli attivisti per i diritti umani.
Non possiamo che prendere atto di come, anche in questa circostanza come in tante altre della storia e dell'attualità della politica internazionale, i conti vengano pagati solo dalla popolazione. In questo caso dagli sfollati del Darfur, che si vedranno privati di servizi essenziali per la sopravvivenza, e dalla società civile sudanese, coraggiosamente impegnata in un momento cruciale della storia del paese a garantire il consolidamento della pace dal basso e l'avvio di un processo di democratizzazione non solo formale e il rispetto dei diritti garantiti dalla costituzione e dalle convenzioni internazionali vigenti.
La Campagna italiana per il Sudan si appella al governo italiano e alla comunità internazionale perché usino con il governo sudanese tutte le misure di mediazione possibili e necessarie a garantire il consolidamento del processo di pace, il proseguimento del percorso di democratizzazione intrapreso all'indomani della firma degli accordi di pace e i diritti dei cittadini sudanesi previsti dalla costituzione, dalla legislazione del paese e dagli accordi internazionali vigenti.
Chiusa l'Organizzazione per lo sviluppo sociale del Sudan
Comunicato di Sudo
Khartoum, 6 Marzo 2009
Giovedì 5 marzo 2009 intorno alle 17.30 l'Organizzazione per lo sviluppo sociale del Sudan (Sudan Social Development Organization, Sudo) ha ricevuto una lettera firmata dal Commissario generale della commissione per l'assistenza umanitaria del Sudan (Hac) che riportava la decisione di sciogliere l'organizzazione con effetto immediato e di confiscare tutti i suoi uffici e i suoi beni.
Sudo è la più grande organizzazione nazionale che fornisce assistenza umanitaria e di sviluppo alle categorie più bisognose e vulnerabili della popolazione sudanese attraverso le sue dieci sedi locali in: Nord Darfur, Sud Darfur, Darfur Occidentale, Sud Kordofan, Nord Kordofan, Monti Nuba, Nilo Blu e Khartoum. Attualmente le nostre operazioni forniscono assistenza di emergenza ad oltre 700.000 sfollati e contadini poveri in differenti parti del paese, specialmente in Darfur. Il nostro lavoro è ed è sempre stato puramente umanitario, ed è più che mai necessario in questo momento che il nostro Paese sta attraversando.
Noi crediamo che la decisione del Commissario contraddica le leggi sudanesi e violi i diritti costituzionali. Per questo ci appelleremo contro questa decisione attraverso tutti gli strumenti del sistema legale e giuridico del Sudan.
La Campagna Sudan
Chi siamo
La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per informazioni: www.campagnasudan.it .
Contatti: Cristina Sossan, segreteria Campagna Sudan, telefono 02-7723285, segreteria@campagnasudan.it
Questa Newsletter, aggiornata al 9 marzo 2009, è a cura di Diego Marani. Si ringraziano le Acli di Cremona (www.aclicremona.it ) per la collaborazione.
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