Newsletter n° 37 15 luglio 2009
Marina Peter in Scommessa Sudan, 2006
Indice
I fatti
Sudan, 1 / L'opposizione chiede un governo di transizione (In evidenza)
Sudan, 2 / Elezioni spostate ad aprile 2010
Sudan, 3 / La Cina vende a Khartoum nuovi missili
Sudan, 4 / Usa: necessario dialogo con Khartoum
Sudan, 5 / Ua: «Non arrestate Bashir»; polemiche
Sud Sudan, 1 / Kiir: secessione e pace meglio che unità e guerra
Sud Sudan, 2 / Onu: oltre mille morti da gennaio in scontri tribali
Sud Sudan, 3 / Razzie dello Lra provocano crisi alimentare
Darfur, 1 / Incontri diplomatici in Egitto
Darfur, 2 / Rapite due operatrici umanitarie
Il contesto regionale
L'Africa chiede sanzioni contro l'Eritrea
I documenti
Somalia / Appello dell'Icg (in italiano)
La Campagna
Chi siamo
I fatti (Fonti: Afp, Al Jazeera, Ansa, Ap, Bbc, Irin, Misna, Reuters)
Sudan, 1 / L'opposizione chiede un governo di transizione
(In evidenza)
Alcuni partiti d'opposizione sudanese - l'Umma e l'Assemblea nazionale democratica del popolo (una coalizione di 17 partiti tra cui il Democratic Unionist Party e il Partito comunista sudanese) - sono tornati a chiedere la creazione di un governo ad interim di unità nazionale, sostenendo che l'attuale esecutivo è illegale, essendo scaduto il limite che la Costituzione aveva fissato per le elezioni presidenziali e parlamentari (cioè il 9 luglio 2009; le elezioni sono state posticipate in un primo momento a febbraio e poi ad aprile 2010).
Il partito Umma, guidato dall'ex primo ministro Sadiq al-Mahdi, ha firmato al Cairo - in Egitto - un accordo politico per chiedere l'insediamento di un nuovo governo d'unità nazionale fino alla data delle prossime elezioni anche con lo Jem (Movimento per la giustizia e l'uguaglianza). uno dei gruppi ribelli più attivi in Darfur. Nel documento, citato dalla testata on-line Sudan Tribune, le parti «affermano il loro impegno a lavorare per un Sudan democratico e federale; un Sudan fondato sul diritto di cittadinanza, il rispetto delle libertà civili incluse quelle riguardanti la religione, la cultura e le affiliazioni politiche».
Sudan, 2 / Elezioni spostate ad aprile 2010
Il 1 luglio la Commissione elettorale sudanese ha reso noto che le elezioni previste per febbraio 2010 subiranno un ulteriore rinvio di due mesi. Dovrebbero dunque svolgesi in aprile 2010. Si tratterebbe delle prime elezioni libere da oltre vent'anni, che serviranno per scegliere il presidente e il parlamento del Sudan e del Sud Sudan attraverso una complessa legge elettorale [vedi Newsletter 35 del 15 giugno 2009].
La commissione ha giustificato il rinvio spiegando che da un lato i risultati del censimento sono arrivati con estremo ritardo e che dall'altro lato la stagione delle piogge, già iniziata nel Sud Sudan e in altre aree del paese, potrebbe complicare molto le operazioni preliminari, come l'iscrizione nelle liste elettorali degli aventi diritto. Secondo gli accordi di pace firmati da Nord e Sud nel 2005, le elezioni avrebbero dovuto svolgersi nel mese di luglio del 2009 ma in aprile era stato reso noto un primo rinvio, quello appunto per febbraio 2010.
Sudan, 3 / La Cina vende a Khartoum nuovi missili
Secondo li Kanwa Defense Review Monthly magazine, una rivista online canadese specializzata sul monitoraggio della vendita delle armi in Asia, la Cina avrebbe segretamente venduto al Sudan un numero imprecisato di lanciamissili WS-2. Sarebbe la prima volta che la Cina esporta un sistema di armi così sofisticato: il governo di Khartoum sarebbe dunque in possesso del più distruttivo e potente sistema missilistico a media gittata (duecento chilometri) in Africa.
Sudan, 4 / Usa: necessario dialogo con Khartoum
L'inviato degli Stati Uniti in Sudan, Scott Gration, in riferimento al mandato di arresto emesso nei confronti del presidente Omar Hassan el Bashir dalla Corte penale internazionale (Cpi), ha dichiarato che il dialogo con Khartoum è l'unica via per risolvere i problemi della popolazione sudanese: «Bashir è il capo di stato del Sudan: dobbiamo lavorare insieme con lui per risolvere i problemi della popolazione». In marzo il presidente sudanese è stato incriminato per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur.
Scott Gration aveva organizzato in giugno a Washington un vertice per rinsaldare i legami tra Nord e Sud Sudan, dimostrando così una rinnovata azione diplomatica americana in Sudan. [vedi newsletter 36 del 1 luglio 2009]
Sudan, 5 / Ua: «Non arrestate Bashir»; polemiche
All'inizio di luglio, durante un vertice in Libia, i capi di stato e di governo dei paesi dell'Unione africana (Ua) hanno invitato i paesi membri a non cooperare con la Corte penale internazionale (Cpi) «nell'arresto e nel trasferimento» del presidente sudanese el Bashir, accusato di crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur, contro il quale la Cpi ha emesso un mandato di arresto internazionale. L'invito dell'Ua ha ulteriormente complicato un contesto diplomatico già assai difficile. Trenta paesi africani hanno firmato il trattato di Roma che istituisce la Cpi: tra questi ci sono l'Uganda e il Sudafrica.
Il presidente Bashir è atteso in Uganda per una visita ufficiale entro la fine di luglio e il governo ha dato segnali opposti: alcuni ministri e viceministri hanno dichiarato a giornali locali che Bashir non sarebbe stato arrestato, mente il ministro degli esteri in una nota ufficiale ha confermato che l'Uganda avrebbe mantenuto i propri impegni con la Cpi, lasciando dunque intendere che avrebbe arrestato Bashir.
Il nuovo presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ha dichiarato che avrebbe seguito i consigli della Ua di non cooperare con la Cpi; immediatamente però un gruppo di rappresentanti della società civile sudafricana, tra cui il premio Nobel per la pace Desmond Tutu e Richard Goldstone, già procuratore del Tribunale internazionale per i crimini in Rwanda e in ex Yugoslavia, ha ricordato al presidente che il Sudafrica - avendo firmato il trattato di Roma e avendo inserito un articolo specifico nella propria costituzione nazionale, - si è impegnato a collaborare con la Cpi. Il quadro sudafricano è inoltre complicato dal fatto che l'ex presidente sudafricano Thabo Mbeki (rivale di Zuma) è alla guida di una commissione di saggi della Ua per trovare una soluzione pacifica alla guerra in Darfur.
Sud Sudan, 1 / Kiir: secessione e pace meglio che unità e guerra
Il 9 luglio il presidente del Sud Sudan (e primo vicepresidente del Sudan) Salva Kiir Mayardit, durante un comizio a Abyei, ha dichiarato che una secessione del Sud in grado di assicurare la pace è preferibile a un'unità del Sudan che potrebbe causare una nuova guerra: «L'unità è utile solo se assicura la pace», ha concluso Kiir. Il riferimento è al referendum, previsto per il 2011, in cui il Sud dovrà decidere il proprio futuro. L'accordo di pace del 2005, che prevede appunto il referendum, aveva chiuso una guerra civile tra Nord e Sud scoppiata nel 1983.
Nonostante queste affermazioni, Salva Kiir ha più volte ribadito di voler cercare di fare il possibile per cercare di mantenere unito il Paese. Anche perché una eventuale secessione del Sud lascerebbe al Nord le Montagne Nuba, il Blue Nile, il Darfur: «E qui vivono persone che sono parte del nostro popolo».
In un altro comizio, il 7 luglio a Kadugli, nelle Montagne Nuba (Kordofan meridionale) Kiir aveva sottolineato che il governo di unità nazionale «deve lavorare duro» per rendere l'unità attraente, «offendo migliori servizi e progetti di sviluppo nel Sud».
Sud Sudan, 2 / Onu: oltre mille morti da gennaio in scontri tribali
Sono oltre mille, da gennaio ad oggi, le vittime degli scontri tribali avvenuti in diverse aree del Sud-Sudan: la stima è di David Gressly, coordinatore dell'Onu per il Sud-Sudan. In un rapporto presentato durante una conferenza stampa a Khartoum, Gressly ha affermato che «gli scontri tribali avvenuti dall'inizio dell'anno nel Sud del paese hanno coinvolto donne e bambini, in un crescendo di violenze acuite dalla progressiva riduzione dei campi da pascolo, erosi dall'avanzata del deserto, e dalla scarsità dei pozzi d'acqua». A differenza di quanto avveniva in passato - secondo il rapporto - adesso le violenze si sono diffuse in una decina di stati del Sud, e anche se non è possibile verificarlo con fonti indipendenti, le stime riferite dai responsabili locali, che parlano di circa un migliaio di vittime da gennaio, sono considerate dalla missione Onu in Sudan (Unmis) «assolutamente attendibili». Se le violenze continueranno con questa intensità «in pochi mesi il numero delle vittime supererà quello riportato negli ultimi mesi in Darfur». Nel Sud la popolazione rimane pesantemente armata in seguito ai lunghi anni di guerra civile Sud-Nord conclusi con gli accordi di pace del 2005.
L'episodio più recente è quello accaduto il 3 luglio nello stato di Jonglei, dove 11 persone sono state uccise e almeno 20 ferite in uno scontro a fuoco tra soldati e civili armati nella contea di Nyrol. Sembra che la scontro sia stato causato da un conflitto a fuoco tra un soldato e un poliziotto, durante il quale è stato ucciso un civile. I parenti di questa vittima hanno a loro volta attaccato i soldati.
Sud Sudan, 3 / Razzie dello Lra provocano crisi alimentare
In tre stati del Sud Sudan stanno comparendo i primi concreti segnali di una crisi alimentare che le autorità locali attribuiscono almeno in parte alle scorrerie dei ribelli nord-ugandesi dell'Esercito di resistenza del Signore (Lord's resistance army, Lra). Il vicepresidente del Sud Sudan, Riek Machar, ha espresso preoccupazione per la situazione negli stati di Bahar al-Ghazal, Nilo superiore ed Equatoria orientale. Gli attacchi ribelli avvengono con cadenza quasi quotidiana, soprattutto nei villaggi attorno alla città di Yambio. I ribelli - originari della regione settentrionale dell'Uganda - sono divisi in piccoli gruppi presenti anche in Sudan e nella Repubblica centrafricana.
Darfur, 1 / Incontri diplomatici in Egitto
Dal 10 al 13 luglio sette gruppi armati attivi in Darfur, tra cui il Movimento di liberazione sudanese (Sla) e il Fronte unito per la resistenza (Ruf), hanno incontrato al Cairo il sottosegretario alla Sicurezza egiziana Omar Qenawym che ha rivolto loro un appello per uniformare i punti di vista discordanti e partecipare uniti al processo di pace. Nei giorni precedenti il ministro degli Esteri egiziano, Ahmed Aboul Gheit, aveva incontrato alcuni responsabili dello Jem al Cairo nel tentativo di convincerli a partecipare a un negoziato con il governo di Khartoum in cui fossero coinvolti anche altri gruppi ribelli.
Il 12 luglio anche il presidente sudanese Omar Hassan al Beshir era giunto per una breve visita nella capitale egiziana, per discutere gli sviluppi nella questione del Darfur con il suo omologo egiziano Hosni Mubarak.
Darfur, 2 / Rapite due operatrici umanitarie
Due operatrici umanitarie, Hilda Kawuki, ugandese, e Sharon Commins, irlandese, sono state rapite il 3 luglio a Kutum, nel Darfur settentrionale, da un gruppo di uomini armati non identificato. Una delegazione di diplomatici irlandesi è immediatamente volata a Khartoum per incontrare i responsabili per la sicurezza nella regione, nel tentativo di sollecitare la liberazione delle due donne, che lavorano entrambe per l'organizzazione umanitaria irlandese Goal. Nessun gruppo armato ha finora rivendicato il sequestro, avvenuto nei pressi di una sede locale dell'organizzazione. Secondo le ricostruzioni fornite da alcuni testimoni, i rapitori hanno sequestrato le due donne e un collaboratore sudanese; quest'ultimo è stato rilasciato poche ore dopo.
Il contesto regionale
L'Africa chiede sanzioni contro l'Eritrea
I leader dei paesi africani riuniti all'inizio di luglio in Libia hanno ufficialmente chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di imporre sanzioni nei confronti dell'Eritrea, accusando il governo dell'Asmara di sostenere le milizie islamiche che combattono il governo somalo. I leader africani chiedono anche un blocco marittimo e l'interdizione dei voli aerei per e dall'Eritrea. L'Eritrea ormai è sempre più isolata dalla comunità internazionale [vedi Newsletter 34 del 1 giugno 2009]
I documenti
Somalia / Appello dell'Icg (in italiano)
Due componenti dell'International Crisis Group (Daniela Kroslak, vicedirettrice del programma Africa, ed Andrew Stroehlein, direttore per le comunicazioni) hanno scritto un documento per lanciare un grido di allarme alla comunità internazionale, perché «la dimensione e la ferocia dei nuovi scontri tra il governo transitorio e le fazioni islamiste più estreme che vi si oppongono non ha precedenti, neanche per gli standard somali». Inoltre «i combattimenti si sono estesi a zone che non erano state sfiorate dalla violenza neanche nei peggiori momenti degli scontri degli ultimi tre anni».
Dopo aver ricordato che i primi sei mesi di quest'anno avevano offerto una concreta possibilità per il miglioramento della situazione politica del paese - una «rara possibilità di ri-orientare ed espandere il processo di pace» - i due analisti constatano che il nuovo presidente Sharif Sheikh Ahmed ha iniziato il dialogo «con scarsi mezzi e senza la necessaria preparazione». Il documento si può leggere, in italiano, al seguente link: http://www.crisisgroup.org/home/index.cfm?id=6215
La Campagna Sudan
Chi siamo
La Campagna italiana per il Sudan è una campagna nazionale di informazione, sensibilizzazione ed advocacy che opera dal 1994. Raggruppa organizzazioni della società civile italiana (Acli Milano e Cremona, Amani, Arci, Caritas ambrosiana, Caritas italiana, Mani Tese, Ipsia Milano, Iscos Emilia Romagna, Missionari e missionarie comboniane, Nexus, Pax Christi) e lavora in stretta collaborazione con enti pubblici e privati italiani e con varie organizzazioni della società civile sudanese. In Italia la Campagna ha fatto conoscere la situazione del Sudan e ha sostenuto i processi volti al raggiungimento di una pace rispettosa delle diversità sociali, etniche, culturali, religiose della sua popolazione. Per informazioni: www.campagnasudan.it .
Contatti: Cristina Sossan, segreteria Campagna Sudan, telefono 02-7723285, segreteria@campagnasudan.it
Questa Newsletter, aggiornata al 15 luglio 2009, è a cura di Diego Marani. Si ringraziano le Acli di Cremona (www.aclicremona.it ) per la collaborazione.
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