La Cia: "L'Iran entro due anni avrà due bombe atomiche"
Lo scorso 27 giugno il capo della CIA ha dichiarato, ai microfoni della BBC, che l'Iran avrebbe uranio a sufficienza per fabbricare due bombe atomiche.
Secondo le stime dei servizi segreti americani Akbar Salhei - capo dell'Organizzazione per l'energia Atomica iraniana - sarebbe in grado di fabbricare la bomba atomica entro un anno; mentre un altro anno dovrebbe trascorrere perché venga messo a punto il dispositivo necessario all'utilizzo dell'arma nucleare.
L'indiscrezione preoccupa la Comunità Internazionale che, dopo aver approvato lo scorso 9 giugno una quarta tornata di sanzioni contro il Governo di Ahmadi-Nejad, pare non sia in grado di frenare la politica nucleare iraniana.
Al contrario sembrano confermarsi gli obiettivi prettamente militari del laboratorio del reattore di ricerca di Teheran (TRR). Inoltre, l'approvazione della proposta di risoluzione contro l'Iran - che grava soprattutto sulla popolazione iraniana - potrebbe mettere a rischio l'accordo siglato il 16 maggio scorso dai Ministri degli Esteri di Brasile, Iran e Turchia, sullo scambio di combustibile nucleare per il funzionamento di un reattore iraniano con finalità mediche.
Il pacchetto di sanzioni è stato approvato persino da Cina e Russia, tradizionalmente contrarie ad una politica sanzionatoria nei confronti dell'Iran.
Proprio il Premier russo, da Toronto - dove ieri si è concluso il G20 -, è stato tra i primi ad esprimere la propria inquietudine per le informazioni, ancora da verificare, divulgate da Leon Panetta; Medved ha, inoltre, aggiunto che “gli israeliani sono più convinti di noi che Teheran abbia già deciso di procedere con la bomba”.
Qualora l'Iran riuscisse a produrre armi atomiche, gli equilibri nel tavoliere mediorientale sarebbero destinati a mutare profondamente. Ahmadi-Nejad, che sta dimostrando indubbie qualità strategiche, pare in grado di puntare ad una leadership forte nel Medio Oriente; gli stretti rapporti tra Iran, Turchia, Siria e la stessa Russia -accordi militari, economici, commerciali e di politiche energetiche- dunque, meritano una particolare attenzione. L'Unione Europea dovrebbe adottare una politica diplomatica volta a mantenere alta la propria influenza nello scacchiere mediorientale, rendendosi più indipendente dalle logiche atlantiche e più propositiva nelle questioni che ruotano attorno al Mar Mediterraneo, tentando di frenare la corsa agli armamenti.
Il Governo di Israele, invece, nemico numero uno della Repubblica Islamica, e autore del recente massacro degli attivisti della Freedom Flotilla, dovrebbe adottare un'azione diplomatica accorta e ben calibrata. Provocazioni come la recente iniziativa di Teheran di inviare una nave di aiuti umanitari a Gaza, sfondando il blocco navale della marina israeliana, è credibile immaginare che saranno sempre più frequenti.
Tutto ciò accade mentre la Corea del Nord - un altro storico nemico degli Stati Uniti - diffonde, tramite la Kcna - agenzia ufficiale del regime - la notizia del progetto di rafforzare il proprio arsenale nucleare.
Sembrerebbe il destino dell'uomo contemporaneo: proprio quando Stati Uniti e Russia perseguono un piano di disarmo nucleare, nuove minacce alla pace mondiale giungono fragorose da nuovi Paesi e da nuovi dittatori.
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