Israeliani e palestinesi. Sindaci per la Pace a Milano
Palazzo Marino, Sala Alessi.
Il salone di rappresentanza è sontuoso, mirabilmente affrescato con allegorie mitologiche; negli ovali sono raffigurate le Stagioni, ai lati le Muse, il soffitto è sorretto dalle Cariatidi, attorno alle finestre sono rappresentati, a bassorilievo, l'aurora, il giorno, il crepuscolo, la notte e poi l'aria, la terra, l'acqua e il fuoco.
Ai lati dei portali Minerva e Marte giganteggiano, e dietro il lungo tavolo dei relatori è dispiegato il gonfalone di Milano con Sant'Ambrogio, patrono della città. Le sedie sono perfettamente allineate.
A poco a poco il pubblico entra in sala. Un crocchio di persone discute in francese, più in là il tecnico audio parla al microfono “prova, prova”, tre ospiti, tra cui Gadi Baltiansky – Direttore di Education for Peace, Geneve Initiative Israel -, chiacchierano in inglese; a ridosso del gonfalone un anziano con barba lunga e abiti mediorientali sussurra qualcosa a un prete cattolico.
Ah fosse questo il mondo! Un salone del XVI secolo dove comunicare in ogni lingua ed essere sempre capiti.
E invece, sfogliando la cartella stampa del CIPMO -Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente-, Istituto organizzatore della conferenza, mi sovviene che sono qui perché il mondo è una babele, una terra fatta spesso di incomprensioni. E sono qui assieme a un altro centinaio di persone ad ascoltare, per capire cosa succede tra Palestina e Israele. Un lembo di terra che è stato culla di tre religioni monoteistiche e che del Mediterraneo ha fatto la madre delle grandi Civiltà.
“Israeliani e Palestinesi Sindaci per la Pace”: questo il titolo della conferenza.
Tra gli ospiti chiamati da Janiki Cingoli, direttore del CIPMO e Coordinatore del Comitato italiano per l'Iniziativa di Ginevra, che presiede il dibattito assieme a Nidal Foqaha, Direttore di Palestinian Peace Coalition - Geneve Initiative Palestine, e il già citato Gadi Baltiansky, ci sono il Sindaco di Milano Letizia Moratti, Umberto Maerna per la Provincia, Paolo Ricci prtavoce degli Enti Locali italiani nel Palestinian Municipalities Support Program del Ministero Affari esteri, Matteo Fornara, addetto stampa della Rappresentanza a Milano della Commissione europea, Paolo Alli, Sottosegretario del Presidente per l'attuazione del programma ed Expo 2015, H. Hayek, Sindaco di un paese palestinese di 15mila abitanti, Dov Zur, Sindaco di Rishon Le'Zion, quarta città d'Israele per dimensione.
Tre riflessioni emerse.
La prima scaturisce dalla presenza dei Sindaci israeliani e palestinesi ovvero le figure istituzionali più vicine ai cittadini e che conoscono meglio la volontà della popolazione. Le loro parole testimoniano un reale desiderio di pace. Molti invocano la pace.
La seconda attiene l'Accordo di Ginevra che quasi tutti i relatori hanno nominato come fondamentale punto di partenza. Esso è un accordo informale di pace tra israeliani e palestinesi, siglato il primo dicembre 2003. Alla base di tutto vi è “il riconoscimento del diritto del popolo ebraico alla propria entità statuale e il riconoscimento del diritto del popolo palestinese alla propria entità statuale, senza pregiudicare gli uguali diritti per i cittadini di entrambe le Parti” (CIPMO). L'accordo di Ginevra è la colonna attorno cui costruire l'edificio della pace.
La terza riguarda la necessità di investire sui giovani, di insegnare loro cosa sia la pace e di fornire gli strumenti per mantenerla. Si agisca per le generazioni future.
I commenti.
La Moratti apre il dibattito sottolineando l'impegno della città a sostenere il dialogo per la pace. Tra le altre iniziative, il Sindaco ricorda che, in occasione dell'Expo 2015, Milano ha adottato il progetto della costruzione di un acquedotto tra Mar Rosso e Mar Morto, finanziato dalla World Bank -pianificazione che ha fatto molto discutere, soprattutto per le possibili conseguenze geologiche-.
Poi è il turno di Maerna che si sofferma sull'importanza del ruolo italiano nel conflitto israelo-palestinese. Il Vicepresidente afferma che “in nome delle nuove generazioni, dobbiamo pensare a costruire una memoria condivisa e una storia di verità”.
Foqaha invoca la presenza dell'Unione Europea per una maggiore sicurezza, un serio coinvolgimento della comunità internazionale per dissipare lo scetticismo, e lo sforzo di tutti a credere nell'avvento della pace -anche in un anno-.
Il Direttore, poi, espone il modello due popoli due Stati, con due capitali a Gerusalemme -lato est per la Palestina e lato ovest per Israele-: “Non bisogna mollare -continua-, anche se la situazione è grave. Noi continuiamo a promuovere questo modello. Crediamo che si possa lavorare assieme”.
Baltianski preme su questioni già accennate dagli altri relatori: “Abbiamo un'unica richiesta: non rinunciate a noi. Sul modello dell'iniziativa di Ginevra si lavora per avere una soluzione di successo per entrambi e non per un gioco a somma zero [...]. Non abbiamo bisogno di lunghe trattative ma di soluzioni coraggiose e, dunque, dell'incoraggiamento di tutti. Non rinunceremo alla pace”.
Hayek rincara: “Bisogna avere coraggio, liberare i cittadini dalla paura ed esprimere un sentimento di pace convinto, a tutto il mondo [...]. Dobbiamo dialogare e rispettare i diritti di tutti; noi sindaci abbiamo un grande impegno perché noi siamo coloro che meglio conoscono i sentimenti dei cittadini”.
Ricci racconta i lavori che si sono avviati grazie all'impegno degli Enti Locali. Ha già preso piede, infatti, un programma di cooperazione non ordinario che prevede di aiutare la crescita organizzativa dei paesi palestinesi e di consolidare le relazioni tradizionali e storiche tra enti locali italiani e palestinesi. L'obiettivo è rinforzare le sinergie tra enti. Il programma prevede uno stanziamento di 25 milioni di euro -più il 30% versato dagli enti locali italiani- per la realizzazione di 36 progetti di vario tipo (recupero dei beni culturali, sostegno ai disabili, migliorie nel sistema dei rifiuti, etc.)
Zur conclude la conferenza ricordando che la strada è ancora impervia e che entrambi i popoli devono concentrarsi sulla risoluzione dei problemi del fondamentalismo, della sicurezza -in particola modo a Gerusalemme- e delle risorse idriche. “L'unico modo -termina il suo intervento- è condannare la violenza-.
Scrosciano gli applausi, il pubblico e i relatori lasciano il salone, Minerva e Marte rimangono lì, a sovrastare un mondo perfetto. Ognuno si riversa in strada, in galleria Vittorio Emanuele, nella piazza della Scala, al Duomo; sembra quasi che la bellezza di un microcosmo di pace sia ancora con noi. Speriamo che duri.
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