Gigantesco piano di aiuti militari NATO all’Afghanistan
Quando il 2011 si concluderà,
“Resta ancora percentualmente alto l’analfabetismo tra gli appartenenti alle forze armate locali ed è ancora scarsa la presenza di addestratori specializzati”, aggiunge il generale Caldwell. “Per preparare i militari afgani a superare gli ostacoli e potere assumere il pieno controllo della nazione entro il 2014, termine previsto dalla NATO per ritirare le proprie forze da combattimento, la missione di addestramento alleata resterà in Afghanistan almeno sino al 2016, quando si concluderà il programma di sviluppo della forza aerea”.
Con il nuovo piano di “aiuti”, entro la fine del 2011 verranno incorporate nelle forze armate afgane 70.000 nuove unità. Oggi sono 149.500 gli uomini in forza all’esercito, 134.000 i poliziotti e 4.100 gli avieri in guerra contro i Talibani. Si affiancano ai 131.730 militari della International Security Assistance Force (ISAF), la forza militare multinazionale sotto comando NATO dall’agosto del 2003. Al contingente ISAF contribuiscono 48 nazioni, anche se l’apporto quantitativo e qualitativo determinante è assicurato da appena 7 paesi, Stati Uniti (90.000 militari), Gran Bretagna (9.500), Germania (4.887), Francia (3.850), Italia (3.770), Canada (2.913) e Polonia (2.488). Nonostante le dichiarazioni ufficiali di “disimpegno” e di “ritiro progressivo” dell’ISAF, è in atto una nuova escalation della presenza militare straniera in Afghanistan. A fine dicembre il Presidente Obama ha fatto sapere che gli Stati Uniti sono pronti ad inviare 30.000 militari in più e che i primi rientri in patria non avverranno prima del luglio 2011. Mille uomini della 26th Marine Expeditionary Unit, una forza di riserva riattivata nelle acque dell’Oceano Indiano e del Golfo Persico, hanno raggiunto nei giorni scorsi la provincia meridionale di Helmand per “rafforzare per tre mesi i progressi raggiunti nella lotta contro Talibani”, secondo quando dichiarato dall’US Central Command. Sul fronte NATO, ancora il generale William Caldwell annuncia l’arrivo di 397 nuovi “militari specializzati” per addestrare il personale afgano, mentre entro la fine di gennaio verranno dislocati a Kabul 450 uomini degli Allied Rapid Reaction Corps (ARCC), i corpi d’armata di reazione rapida a guida britannica che
“La nostra missione resta sempre centralizzata alla conduzione delle operazioni di contro-insorgenza in partnership con le forze nazionali di sicurezza afgane (ANSF) e al supporto del Governo e della Comunità internazionale nel settore delle riforme del sistema della sicurezza, incluso la guida, l’addestramento e il sostegno operativo dell’esercito e della polizia nazionale”, ha spiegato il 16 dicembre 2010 il Segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen. “Si è però lanciato un processo di transizione finalizzato a che il governo afgano assuma gradualmente la leadership nella difesa del paese, provincia per provincia, distretto per distretto”. Predisposto durante
Al vertice di Lisbona, l’Alleanza Atlantica ha anche approvato le linee-guida per le missioni da realizzare a medio termine in Afghanistan. “
Se c’è scetticismo sul ritiro definitivo della NATO entro il 2016, è certo invece che le forze armate degli Stati Uniti d’America si stiano preparando a una presenza “duratura” in terra afgana. Al Senato è stata presentata recentemente una mozione che chiede all’amministrazione Obama di prendere seriamente in considerazione la realizzazione di “basi aeree permanenti” nel paese. Nel 2009 il Pentagono ha ottenuto dal Congresso lo stanziamento di 924 milioni di dollari per costruire in Afghanistan “basi di proiezione avanzata”, alloggi per le truppe, scali aerei operativi, depositi di munizioni e carburante. Buona parte dei fondi (560 milioni di dollari) è stata destinata al potenziamento di Camp Bastion, la grande base aerea aperta nel 2006 in un’area semi-desertica della provincia nord-occidentale di Helmand. I lavori prevedono la costruzione di un centro di comando e controllo, numerose palazzine-alloggio per il personale militare USA, britannico e afgano, un grande ospedale, piste aree e hangar per accogliere caccia, elicotteri “Apache” e “Chinook”, aerei da trasporto C-17 e C-130. Uno stanziamento di oltre 37 milioni di dollari è stato previsto invece per l’espansione della base ISAF-USA di Camp Phoenix, nei pressi dell’aeroporto internazionale di Kabul. L’infrastruttura è attualmente sede dell’855° Squadrone di trasporto aereo dell’US Air Force.
Sul bilancio per l’anno fiscale 2011, il Pentagono è riuscito a strappare ben 604 milioni di dollari per vecchie e nuove basi militari in Afghanistan. Tra gli interventi d’eccellenza, ancora Camp Bastion (46,8 milioni di dollari), lo scalo militare di Kabul (126,8 milioni), Camp Scorpion (13 milioni), il “Sia Sang Intelligence School training center” (10 milioni), l’Università della Difesa di Qargah-Kabul (60 milioni), la base aerea di Bagram (43 milioni). Bagram, in particolare, è tra le candidate più accreditate per divenire una delle maggiori basi operative “permanenti” degli Stati Uniti in Afghanistan. Lo scalo, a una decina di chilometri dalla città di Charikar (provincia di Parwan), è oggi sede della 101^ divisione aviotrasportata dell’US Army e del 455 Air Expeditionary Wing dell’US Air Force che opera in missioni di combattimento, trasporto e rifornimento aereo, intelligence, sorveglianza e riconoscimento.
Secondo il General Accountability Office (GAO) degli Stati Uniti d’America, al febbraio del 2009 erano già stati spesi per la ricostruzione delle infrastrutture in Afghanistan più di 38 miliardi di dollari. “Ciononostante – ha denunciato il GAO – la sicurezza in Afghanistan è significativamente peggiorata negli ultimi tre anni, impedendo agli Stati Uniti e ai suoi partner internazionali di ottenere successi nella ricostruzione del paese”. Ad analoghe amare conclusioni sono giunte pure 29 organizzazioni umanitarie afgane ed internazionali (tra esse Oxfam, Afghanaid,
Le 29 organizzazioni aggiungono che i soldati e i poliziotti afgani “sono scarsamente addestrati e che le catene di comando sono deboli” e che “le morti di civili causate dalle forze afgane non sono investigate o verificate in modo adeguato”. “
Quando il 2011 si concluderà,
“Resta ancora percentualmente alto l’analfabetismo tra gli appartenenti alle forze armate locali ed è ancora scarsa la presenza di addestratori specializzati”, aggiunge il generale Caldwell. “Per preparare i militari afgani a superare gli ostacoli e potere assumere il pieno controllo della nazione entro il 2014, termine previsto dalla NATO per ritirare le proprie forze da combattimento, la missione di addestramento alleata resterà in Afghanistan almeno sino al 2016, quando si concluderà il programma di sviluppo della forza aerea”.
Con il nuovo piano di “aiuti”, entro la fine del 2011 verranno incorporate nelle forze armate afgane 70.000 nuove unità. Oggi sono 149.500 gli uomini in forza all’esercito, 134.000 i poliziotti e 4.100 gli avieri in guerra contro i Talibani. Si affiancano ai 131.730 militari della International Security Assistance Force (ISAF), la forza militare multinazionale sotto comando NATO dall’agosto del 2003. Al contingente ISAF contribuiscono 48 nazioni, anche se l’apporto quantitativo e qualitativo determinante è assicurato da appena 7 paesi, Stati Uniti (90.000 militari), Gran Bretagna (9.500), Germania (4.887), Francia (3.850), Italia (3.770), Canada (2.913) e Polonia (2.488). Nonostante le dichiarazioni ufficiali di “disimpegno” e di “ritiro progressivo” dell’ISAF, è in atto una nuova escalation della presenza militare straniera in Afghanistan. A fine dicembre il Presidente Obama ha fatto sapere che gli Stati Uniti sono pronti ad inviare 30.000 militari in più e che i primi rientri in patria non avverranno prima del luglio 2011. Mille uomini della 26th Marine Expeditionary Unit, una forza di riserva riattivata nelle acque dell’Oceano Indiano e del Golfo Persico, hanno raggiunto nei giorni scorsi la provincia meridionale di Helmand per “rafforzare per tre mesi i progressi raggiunti nella lotta contro Talibani”, secondo quando dichiarato dall’US Central Command. Sul fronte NATO, ancora il generale William Caldwell annuncia l’arrivo di 397 nuovi “militari specializzati” per addestrare il personale afgano, mentre entro la fine di gennaio verranno dislocati a Kabul 450 uomini degli Allied Rapid Reaction Corps (ARCC), i corpi d’armata di reazione rapida a guida britannica che
“La nostra missione resta sempre centralizzata alla conduzione delle operazioni di contro-insorgenza in partnership con le forze nazionali di sicurezza afgane (ANSF) e al supporto del Governo e della Comunità internazionale nel settore delle riforme del sistema della sicurezza, incluso la guida, l’addestramento e il sostegno operativo dell’esercito e della polizia nazionale”, ha spiegato il 16 dicembre 2010 il Segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen. “Si è però lanciato un processo di transizione finalizzato a che il governo afgano assuma gradualmente la leadership nella difesa del paese, provincia per provincia, distretto per distretto”. Predisposto durante
Al vertice di Lisbona, l’Alleanza Atlantica ha anche approvato le linee-guida per le missioni da realizzare a medio termine in Afghanistan. “
Se c’è scetticismo sul ritiro definitivo della NATO entro il 2016, è certo invece che le forze armate degli Stati Uniti d’America si stiano preparando a una presenza “duratura” in terra afgana. Al Senato è stata presentata recentemente una mozione che chiede all’amministrazione Obama di prendere seriamente in considerazione la realizzazione di “basi aeree permanenti” nel paese. Nel 2009 il Pentagono ha ottenuto dal Congresso lo stanziamento di 924 milioni di dollari per costruire in Afghanistan “basi di proiezione avanzata”, alloggi per le truppe, scali aerei operativi, depositi di munizioni e carburante. Buona parte dei fondi (560 milioni di dollari) è stata destinata al potenziamento di Camp Bastion, la grande base aerea aperta nel 2006 in un’area semi-desertica della provincia nord-occidentale di Helmand. I lavori prevedono la costruzione di un centro di comando e controllo, numerose palazzine-alloggio per il personale militare USA, britannico e afgano, un grande ospedale, piste aree e hangar per accogliere caccia, elicotteri “Apache” e “Chinook”, aerei da trasporto C-17 e C-130. Uno stanziamento di oltre 37 milioni di dollari è stato previsto invece per l’espansione della base ISAF-USA di Camp Phoenix, nei pressi dell’aeroporto internazionale di Kabul. L’infrastruttura è attualmente sede dell’855° Squadrone di trasporto aereo dell’US Air Force.
Sul bilancio per l’anno fiscale 2011, il Pentagono è riuscito a strappare ben 604 milioni di dollari per vecchie e nuove basi militari in Afghanistan. Tra gli interventi d’eccellenza, ancora Camp Bastion (46,8 milioni di dollari), lo scalo militare di Kabul (126,8 milioni), Camp Scorpion (13 milioni), il “Sia Sang Intelligence School training center” (10 milioni), l’Università della Difesa di Qargah-Kabul (60 milioni), la base aerea di Bagram (43 milioni). Bagram, in particolare, è tra le candidate più accreditate per divenire una delle maggiori basi operative “permanenti” degli Stati Uniti in Afghanistan. Lo scalo, a una decina di chilometri dalla città di Charikar (provincia di Parwan), è oggi sede della 101^ divisione aviotrasportata dell’US Army e del 455 Air Expeditionary Wing dell’US Air Force che opera in missioni di combattimento, trasporto e rifornimento aereo, intelligence, sorveglianza e riconoscimento.
Secondo il General Accountability Office (GAO) degli Stati Uniti d’America, al febbraio del 2009 erano già stati spesi per la ricostruzione delle infrastrutture in Afghanistan più di 38 miliardi di dollari. “Ciononostante – ha denunciato il GAO – la sicurezza in Afghanistan è significativamente peggiorata negli ultimi tre anni, impedendo agli Stati Uniti e ai suoi partner internazionali di ottenere successi nella ricostruzione del paese”. Ad analoghe amare conclusioni sono giunte pure 29 organizzazioni umanitarie afgane ed internazionali (tra esse Oxfam, Afghanaid,
Le 29 organizzazioni aggiungono che i soldati e i poliziotti afgani “sono scarsamente addestrati e che le catene di comando sono deboli” e che “le morti di civili causate dalle forze afgane non sono investigate o verificate in modo adeguato”. “
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