L’escalation militare USA e NATO in Pakistan
Solo due mesi fa il Congresso Usa aveva approvato un piano quinquennale di due miliardi di dollari in aiuti al Pakistan per potenziare qualitativamente e quantitativamente le operazioni militari di contrasto dei Talibani che si nasconderebbero nelle aree di confine con l’Afghanistan. Adesso l’amministrazione Obama vuole accrescere il contributo finanziario statunitense “in modo da rispondere alle lagnanze degli ufficiali pakistani insoddisfatti per la scarsa comprensione delle loro priorità militari da parte di Washington”, secondo quanto rivelato da fonti diplomatiche Usa al quotidiano The Washington Post. Il nuovo piano di “assistenza militare” predisposto a metà dicembre, sarà presentato dal vicepresidente Joe Biden la prossima settimana quando incontrerà in Pakistan il capo delle forze armate generale Ashfaq Kayani ed altri leader governativi. “Il vicepresidente chiederà ai pakistani di articolare per la regione una strategia comune a lungo termine e di specificare il tipo di assistenza di cui hanno bisogno per intervenire con successo contro i rifugi dei Talibani nelle aree di frontiera con l’Afghanistan”, scrive l’autorevole quotidiano.
Il bilancio per l’anno fiscale 2011 prevede la fornitura alle forze armate pakistane di elicotteri, sistemi d’arma ed attrezzature per l’intercettazione delle telecomunicazioni nell’ambito del cosiddetto “United States’ Foreign Military Financing (FMF) program”, il programma di contributi e crediti finanziari ai paesi alleati per l’acquisto di armamenti e apparecchiature di difesa prodotti negli Stati Uniti. È pure prevista l’assistenza diretta delle forze armate pakistane in “operazioni di contro-insorgenza” e la realizzazione di corsi di formazione per gli ufficiali nei college militari Usa. Contemporaneamente ai due miliardi di dollari del programma “FMS”, il Congresso ha pure approvato uno stanziamento di 7,5 miliardi per l’“assistenza non militare contro il terrorismo” a “sostegno delle infrastrutture del paese, del suo sviluppo economico e delle sue necessità di sicurezza”. Dall’11 settembre 2001 alla fine del 2009, Washington ha già fornito al regime di Islamabad più di 12 miliardi di dollari in aiuti militari, tra cui alcuni cacciabombardieri F-16 in grado di trasportare armi convenzionali e nucleari.
“Il nuovo programma a favore delle forze armate del Pakistan rappresenta un cambio significativo nella visione dell’amministrazione Obama”, spiega The Washington Post. “Si chiede d’intervenire maggiormente per rafforzare la stabilità economica, particolarmente nel settore delle politiche fiscali e delle relazioni del Pakistan con le istituzioni finanziarie internazionali. L’amministrazione Usa pianifica di intensificare gli sforzi per creare una pace regionale a dispetto della frustrazione per l’insufficiente impegno degli ufficiali pakistani nella lotta contro i gruppi terroristi nelle aree tribali del paese”. In vista di un’escalation del conflitto contro i Talibani, Washington è dunque disponibile ad ingoiare il rospo della “debole” offensiva terrestre lanciata in ottobre contro le milizie filo al-Qaeda dalle truppe pakistane (140.000 uomini) nel nord Waziristan, parallelamente al bombardamento massiccio da parte Usa con l’utilizzo di missili aria-terra e aerei senza pilota UAV. Un “disimpegno” fortemente stigmatizzato dai più alti responsabili dell’intelligence e delle forze armate statunitensi, primo fra tutti il generale David H. Petraeus, comandante delle operazioni in Afghanistan, che in più occasioni ha proposto di utilizzare, anche senza il consenso di Islamabad, i reparti terrestri per scatenare raid “mirati” contro le roccaforti degli insorti al confine Pakistan-Afghanistan. “Obama e i suoi principali collaboratori in tema di sicurezza si sono tuttavia opposti a questi suggerimenti - spiega The Washington Post – in quanto ritengono che gli Stati Uniti non possono permettersi di minacciare o poi alienarsi un paese così precario dotato di armi nucleari, la cui cooperazione con l’amministrazione è essenziale su diversi fronti”. Da qui il “premio” in armi aggiuntivo predisposto dal presidente Obama a favore del regime asiatico.
Nonostante le “cautele” di Washington, sarebbe in atto una vera e propria escalation delle missioni coperte in Pakistan. Da indiscrezioni stampa sarebbe stato avviato lo schieramento di un battaglione del III Gruppo delle Forze Speciali Aviotrasportate (3rd Special Forces Group - Airborne), forza d’elite USA di stanza a Fort Bragg, Nord Carolina. Già ampiamente impegnato nello scacchiere afgano, il III Gruppo delle Special Forces avrebbe come compiti primari “l’azione diretta, l’intelligence e il riconoscimento, l’assistenza alle forze di sicurezza, le operazioni congiunte civili-militari e la fornitura di servizi alle popolazioni locali”.
Il vice-ammiraglio Michael LeFever ha ammesso che “da 60 a 120 addestratori” appartenenti ai Berretti Verdi dell’US Army e alle unità speciali dell’US Navy e del Corpo dei Marines “operano a fianco dei militari pakistani e dei Corpi di frontiera fornendo addestramento all’uso di visori notturni e al tiro di precisione”. “Gli Stati Uniti – ha aggiunto LeFever – stanno aiutando i militari pakistani a realizzare un proprio laboratorio forense altamente specializzato per analizzare gli esplosivi artigianali che vengono sempre più utilizzati contro le truppe pakistane e i militari afgani e statunitensi nelle aree di frontiera”. Le forze armate statunitensi condividono inoltre con i servizi segreti di Islamabad i dati d’intelligence raccolti dagli aerei spia, cogestendo i centri di sorveglianza satellitare di Peshawar, Quetta e Landi Kotal.
Alla predisposizione dei piani di attacco dei “Predator” collaborerebbero gli uomini di uno dei più famigerati contractor privati statunitensi,
A stemperare le tensioni Washington-Islamabad ha particolarmente contribuito il sostegno delle forze armate Usa alle popolazioni vittime dell’alluvione che ha duramente colpito il paese nel luglio 2010. L’“intervento umanitario”, come ormai accade a livello planetario, è stata sapientemente utilizzato per migliorare l’immagine degli Stati Uniti e rafforzare la propria presenza militare nel paese. Il Pentagono è così riuscito a schierare stabilmente e senza generare particolari proteste, alcuni elicotteri da guerra “Chinooks” e “Black Hawks” nella base aerea di Ghazi, a una quarantina di chilometri dalla capitale. Anche
Quando a metà gennaio 2011
Solo due mesi fa il Congresso Usa aveva approvato un piano quinquennale di due miliardi di dollari in aiuti al Pakistan per potenziare qualitativamente e quantitativamente le operazioni militari di contrasto dei Talibani che si nasconderebbero nelle aree di confine con l’Afghanistan. Adesso l’amministrazione Obama vuole accrescere il contributo finanziario statunitense “in modo da rispondere alle lagnanze degli ufficiali pakistani insoddisfatti per la scarsa comprensione delle loro priorità militari da parte di Washington”, secondo quanto rivelato da fonti diplomatiche Usa al quotidiano The Washington Post. Il nuovo piano di “assistenza militare” predisposto a metà dicembre, sarà presentato dal vicepresidente Joe Biden la prossima settimana quando incontrerà in Pakistan il capo delle forze armate generale Ashfaq Kayani ed altri leader governativi. “Il vicepresidente chiederà ai pakistani di articolare per la regione una strategia comune a lungo termine e di specificare il tipo di assistenza di cui hanno bisogno per intervenire con successo contro i rifugi dei Talibani nelle aree di frontiera con l’Afghanistan”, scrive l’autorevole quotidiano.
Il bilancio per l’anno fiscale 2011 prevede la fornitura alle forze armate pakistane di elicotteri, sistemi d’arma ed attrezzature per l’intercettazione delle telecomunicazioni nell’ambito del cosiddetto “United States’ Foreign Military Financing (FMF) program”, il programma di contributi e crediti finanziari ai paesi alleati per l’acquisto di armamenti e apparecchiature di difesa prodotti negli Stati Uniti. È pure prevista l’assistenza diretta delle forze armate pakistane in “operazioni di contro-insorgenza” e la realizzazione di corsi di formazione per gli ufficiali nei college militari Usa. Contemporaneamente ai due miliardi di dollari del programma “FMS”, il Congresso ha pure approvato uno stanziamento di 7,5 miliardi per l’“assistenza non militare contro il terrorismo” a “sostegno delle infrastrutture del paese, del suo sviluppo economico e delle sue necessità di sicurezza”. Dall’11 settembre 2001 alla fine del 2009, Washington ha già fornito al regime di Islamabad più di 12 miliardi di dollari in aiuti militari, tra cui alcuni cacciabombardieri F-16 in grado di trasportare armi convenzionali e nucleari.
“Il nuovo programma a favore delle forze armate del Pakistan rappresenta un cambio significativo nella visione dell’amministrazione Obama”, spiega The Washington Post. “Si chiede d’intervenire maggiormente per rafforzare la stabilità economica, particolarmente nel settore delle politiche fiscali e delle relazioni del Pakistan con le istituzioni finanziarie internazionali. L’amministrazione Usa pianifica di intensificare gli sforzi per creare una pace regionale a dispetto della frustrazione per l’insufficiente impegno degli ufficiali pakistani nella lotta contro i gruppi terroristi nelle aree tribali del paese”. In vista di un’escalation del conflitto contro i Talibani, Washington è dunque disponibile ad ingoiare il rospo della “debole” offensiva terrestre lanciata in ottobre contro le milizie filo al-Qaeda dalle truppe pakistane (140.000 uomini) nel nord Waziristan, parallelamente al bombardamento massiccio da parte Usa con l’utilizzo di missili aria-terra e aerei senza pilota UAV. Un “disimpegno” fortemente stigmatizzato dai più alti responsabili dell’intelligence e delle forze armate statunitensi, primo fra tutti il generale David H. Petraeus, comandante delle operazioni in Afghanistan, che in più occasioni ha proposto di utilizzare, anche senza il consenso di Islamabad, i reparti terrestri per scatenare raid “mirati” contro le roccaforti degli insorti al confine Pakistan-Afghanistan. “Obama e i suoi principali collaboratori in tema di sicurezza si sono tuttavia opposti a questi suggerimenti - spiega The Washington Post – in quanto ritengono che gli Stati Uniti non possono permettersi di minacciare o poi alienarsi un paese così precario dotato di armi nucleari, la cui cooperazione con l’amministrazione è essenziale su diversi fronti”. Da qui il “premio” in armi aggiuntivo predisposto dal presidente Obama a favore del regime asiatico.
Nonostante le “cautele” di Washington, sarebbe in atto una vera e propria escalation delle missioni coperte in Pakistan. Da indiscrezioni stampa sarebbe stato avviato lo schieramento di un battaglione del III Gruppo delle Forze Speciali Aviotrasportate (3rd Special Forces Group - Airborne), forza d’elite USA di stanza a Fort Bragg, Nord Carolina. Già ampiamente impegnato nello scacchiere afgano, il III Gruppo delle Special Forces avrebbe come compiti primari “l’azione diretta, l’intelligence e il riconoscimento, l’assistenza alle forze di sicurezza, le operazioni congiunte civili-militari e la fornitura di servizi alle popolazioni locali”.
Il vice-ammiraglio Michael LeFever ha ammesso che “da 60 a 120 addestratori” appartenenti ai Berretti Verdi dell’US Army e alle unità speciali dell’US Navy e del Corpo dei Marines “operano a fianco dei militari pakistani e dei Corpi di frontiera fornendo addestramento all’uso di visori notturni e al tiro di precisione”. “Gli Stati Uniti – ha aggiunto LeFever – stanno aiutando i militari pakistani a realizzare un proprio laboratorio forense altamente specializzato per analizzare gli esplosivi artigianali che vengono sempre più utilizzati contro le truppe pakistane e i militari afgani e statunitensi nelle aree di frontiera”. Le forze armate statunitensi condividono inoltre con i servizi segreti di Islamabad i dati d’intelligence raccolti dagli aerei spia, cogestendo i centri di sorveglianza satellitare di Peshawar, Quetta e Landi Kotal.
Alla predisposizione dei piani di attacco dei “Predator” collaborerebbero gli uomini di uno dei più famigerati contractor privati statunitensi,
A stemperare le tensioni Washington-Islamabad ha particolarmente contribuito il sostegno delle forze armate Usa alle popolazioni vittime dell’alluvione che ha duramente colpito il paese nel luglio 2010. L’“intervento umanitario”, come ormai accade a livello planetario, è stata sapientemente utilizzato per migliorare l’immagine degli Stati Uniti e rafforzare la propria presenza militare nel paese. Il Pentagono è così riuscito a schierare stabilmente e senza generare particolari proteste, alcuni elicotteri da guerra “Chinooks” e “Black Hawks” nella base aerea di Ghazi, a una quarantina di chilometri dalla capitale. Anche
Quando a metà gennaio 2011
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