Conflitti

Missioni di morte

Neonati africani cavie del vaccino di US Army Africa e Glaxo

L'esercito statunitense e una delle maggiori compagnie farmaceutiche mondiali stanno sperimentando un nuovo vaccino anti-malarico su decine di migliaia di bamnini e neonati africani. Un business da miliardi di dollari sulla pelle di una popolazione inconsapevole ed innocente.

14 gennaio 2011

Per lo sviluppo del programma sono già stati investiti più di 500 milioni di dollari e lavorano fianco a fianco i ricercatori di un colosso mondiale del settore farmaceutico e i migliori medici delle forze armate USA. Sponsor, l’onnipotente padrone delle nuove tecnologie informatiche. Si tratta della sperimentazione di un nuovo vaccino contro la malaria, nome in codice “RTS,S/ASO2”. Una speciale unità dell’esercito statunitense in Kenya (USAMRU-K) e la multinazionale britannica GlaxoSmithKline (GSK) stanno eseguendo decine di migliaia di test su bambini e neonati in alcuni dei villaggi più poveri del continente africano. Il tutto sotto l’occhio vigile di US Army Africa, il comando delle forze militari terrestri in Africa istituito a Vicenza che tra gli scopi annovera il “supporto delle missioni mediche di US Army nel continente nero”.

È nel Muriithi-Wellde Clinical Research Centre di Kombewa, città della provincia di Nyanza (Kenya), che i dati della sperimentazione del vaccino vengono raccolti ed analizzati dal team di USAMRU-K. “La nostra unità dipende dal Comando per la Ricerca Medica dell’US Army (USAMRMC) che ha sede a Fort Detrick, Maryland, ma noi stiamo coordinando le attività nel continente con l’US Africa Command (AFRICOM) di Stoccarda e US Army Africa di Vicenza”, spiega il portavoce di USAMRU-K. “A Kombewa è in avanzata fase di sviluppo la ricerca sull’efficacia del vaccino contro la malaria, malattia trasmessa da zanzare infette. USAMRU-K partecipa alla sperimentazione di quello che potrebbe diventare il primo vaccino anti-malarico per bambini. I partecipanti ricevono cure gratuite per la durata di tre anni scolastici. Una volta provata la sua sicurezza ed efficacia, il vaccino potrà essere immesso sul mercato. Lo studio odierno nasce da una partnership con la PATH Malaria Vaccine Initiative (MVI) e la compagnia farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK)”. Per lo sviluppo del vaccino, GSK ha già investito 300 milioni di dollari e altri 100 verranno spesi nei prossimi due anni. Al finanziamento delle ricerche ha contribuito con 107,6 milioni di dollari l’organizzazione statunitense “no-profit” Path, utilizzando un fondo ad hoc della Bill & Melinda Gates Foundation, la fondazione “umanitaria” del magnate di Microsoft, Bill Gates.

Il vaccino RTS,S/AS02 è stato creato nel 1987 nei laboratori del Belgio di GSK Biologicals (una partecipata Glaxo) ed è stato testato la prima volta nel 1992 su “alcuni volontari” negli Stati Uniti d’America, grazie alla collaborazione dell’US Walter Reed Army Institute of Research, l’istituto di ricerca medica dell’esercito USA con sede a Washington. La prima campagna di sperimentazione ad ampio raggio dell’RTS,S ha però preso via in Africa nel 1998 e nel biennio 2002-2003 i test sono stati eseguiti sulla popolazione “adulta” dei villaggi di Kombewa nel Centro clinico co-gestito da USAMRU-K. “I test fornirono dati incoraggianti in termini di sicurezza e immunogenicità, così a partire della fine del 2003 è stata avviata la fase sperimentale “Ib” su 90 bambini della stessa aerea geografica, che ha prodotto risultati ancora una volta incoraggianti”, si legge in un report della GlaxoSmithKline. “Subito dopo è partita la fase “II”, condotta su oltre 2.000 bambini nel sud del Mozambico. I risultati di questo test, pubblicati dalla rivista medica The Lancet nel 2004 e 2005, hanno mostrato che l’RTS,S è stato efficace per un periodo di 18 mesi nel ridurre la malaria clinica nel 35% dei casi, e la malaria grave nel 49%”. Ignoto, ovviamente, cosa sia accaduto nel restante numero di casi, 1.300 bambini cioè in carne ed ossa.

Qualche tempo dopo è stata avviata la fase sperimentale “”IIb” per determinare l’efficacia “a lungo termine” del vaccino anti-malarico. A far da cavie, stavolta, più di un migliaio di neonati di Kenya e Tanzania e un imprecisato numero di bambini in Mozambico. I risultati sono stati pubblicati l’8 dicembre 2008 dal New England Journal of Medicine: “In 340 bambini di età compresa tra i 5 e i 17 mesi, l’RTS,S/AS01 ha ridotto il rischio di episodi clinici di malaria del 53%, su un periodo di follow-up di otto mesi, quando è stato amministrato a 8, 12 e 16 settimane di età con un vaccino comune contenente antigeni per la difterite, il tetano la pertosse e l’haemophilus influenzae B (Hib). Lo studio ha inoltre riportato il 65% in meno nell’insorgenza delle nuove infezioni su un periodo di follow-up di tre mesi dopo la somministrazione delle tre dosi vaccinali”.

Negli stessi mesi veniva realizzato un ulteriore test in Kenya e Tanzania su 894 bambini tra i 5 e i 17 mesi di età. “Si è valutata la sicurezza e l’efficacia dell’RTS,S/AS, combinato ad un altro Sistema Adiuvante di proprietà della GSK, noto con il codice AS01”, spiegano i responsabili della società farmaceutica. “Sono state somministrate ad ogni bambino altre tre dosi del vaccino sperimentale RTS,S/AS01 o il vaccino anti-rabbico. È stato provato che la formula RTS,S/AS01 riduce gli episodi di malaria clinica del 53% in un periodo medio di otto mesi. Studi successivi in Mozambico con l’utilizzo del vaccino RTS,S congiuntamente ad un Sistema Adiuvante differente della GSK (AS02) hanno provato il 35% di efficacia contro la malattia clinica per 18 mesi in bambini di età compresa tra uno e quattro anni”.

Nel maggio 2009 ha infine preso il via la fase sperimentale “III” che ha visto la somministrazione del vaccino a più di 16.000 bambini di sette paesi dell’Africa Sub-Sahariana (Gabon, Mozambico, Tanzania, Ghana, Kenya, Malawi e Burkina Faso). Secondo US Army, nel centro clinico di Kombewa sarebbero stati sottoposti a test più di un migliaio di bambini di età compresa tra i cinque mesi e tre anni. “Il passo successivo sarà quello di trovare un altro migliaio di partecipanti che abbiano non più di sei settimane di vita”, spiega la responsabile del presidio militare. “Ciò significa ottenere la fiducia di nuove madri nei villaggi rurali, dato che esse partoriscono sempre in casa”.

Un comunicato della GlaxoSmithKline in data 21 aprile 2010 afferma che “se sarà provata l’efficacia sui bambini tra i 5 e 17 mesi d’età, il nuovo vaccino sarà sottoposto ai controlli delle autorità sanitarie internazionali nel 2013”. Ulteriori dati sulla sicurezza e immunogenicità “saranno presentati quando essi saranno pronti”. “Se tutto andrà bene - prosegue GSK - la somministrazione generale dell’RTS,S ai bambini di età compresa tra le 6 e le 12 settimane di vita sarà possibile entro cinque anni”. Se tutto andrà bene, dunque. Male che va si potrà pensare di estendere la sperimentazione ad altre decine di migliaia di piccolissime cavie umane in tutto il continente africano.

Se appare incredibilmente spregiudicata e priva di etica la massiccia sperimentazione del vaccino in aree del continente dominate dalla fame, dal sottosviluppo, dall’analfabetismo e dall’assenza di qualsivoglia servizio primario, desta profonda inquietudine il ruolo assunto nella vicenda da un’unità “sanitaria” d’élite delle forze armate USA. USAMRU-Kenya vanta però una lunga tradizione nel campo della “ricerca scientifica” e della “prevenzione” delle infermità tropicali. In qualità di task force operativa estera del Walter Reed Army Institute of Research, l’unità fu inviata in Kenya nel lontano 1969 per avviare uno studio sulla tripanosomiasi, un’infezione parassitica trasmessa dalla mosca tse-tse. Nel 1973 USAMRU stabilì una propria sede permanente a Nairobi grazie ad un accordo con il Kenya Medical Research Institute. Negli anni successivi furono aperti laboratori nella capitale e nel Kenya occidentale (Kisumu, Kisian, Kombewa e Kericho) per la sperimentazione di farmaci contro malaria, tripanosomiasi, “malattie infettive globali emergenti” e l’HIV/AIDS. Proprio all’AIDS sono stati destinati gli sforzi maggiori più recenti: nell’ambito dell’United States Military HIV Research Program (USMHRP), lo staff di US Army sta sviluppando il vaccino HIV-1 ad efficacia globale e testando e valutando altri vaccini sperimentali contro l’AIDS. La sede del programma HIV è stata stabilita ancora una volta in Kenya, a Kericho, alla fine del 2000.

Coincidenza vuole che a fine dicembre 2000 nasceva pure in Gran Bretagna la GlaxoSmithKline (GSK) grazie alla fusione di due grandi società farmaceutiche, Glaxo Wellcome e SmithKline Beecham. Con oltre 100 mila dipendenti e un fatturato di 34 miliardi di euro, GSK si colloca al secondo posto nel mondo con una quota di mercato del 5,6%, dietro il gruppo Pfizer. Il comportamento “etico” della multinazionale è stato duramente stigmatizzato da più parti e non sono mancati gli scandali che l’hanno vista direttamente coinvolta. Tra le fondatrici di EuropaBio, l’associazione-lobby che raggruppa le industrie che promuovono la legalizzazione della produzione e dell’impiego di cibi geneticamente modificati, GlaxoSmithKline è stata messa sotto inchiesta dalle autorità argentine a seguito della morte nel 2008 di 14 bambini sottoposti alla sperimentazione di un nuovo vaccino contro la polmonite e l’otite. Altri due bambini sarebbero morti durante analoghi test a Panama e Cile. Agli inizi del 2007 la GSK aveva cominciato la somministrazione di 15.000 vaccini contro lo pneumococco ad altrettanti bimbi minori di un anno in tre regioni del nord argentino, Mendoza, San Juan e Santiago dell’Estero. Secondo gli organi di stampa locali, i genitori, di origini umili, “firmavano senza sapere che si trattava di una sperimentazione in fase tre, direttamente su umani, di un farmaco che poteva comportare dei rischi”. Nonostante l’indagine, GSK ha iniziato a distribuire in tutto il continente africano il vaccino Synflorix “per combattere le malattie pneumococciche invasive”. Si tratta di un programma “umanitario” dal costo di 1,3 miliardi di dollari voluto da G8, Banca Mondiale e UNICEF, finanziato in buona parte dall’Alleanza pubblico-privato internazionale GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunisation), da cinque paesi donatori (Gran Bretagna, Canada, Russia, Norvegia e Italia) e dall’immancabile Bill & Melinda Gates Foundation. È prevista la distribuzione fino a 300 milioni di dosi prodotte da un impianto aperto dalla multinazionale a Singapore. Proprio un bell’esempio di mercato globale.

Mentre fatturati e guadagni si moltiplicano inverosimilmente, il management di GSK ha varato un piano che prevede la chiusura a breve termine del Centro ricerche e produzione antibiotici di Verona, uno dei due impianti posseduti in Italia dalla società. A rischiare il licenziamento sono più di 600 lavoratori. Delocalizzazioni nel sud-est asiatico, test sui bambini africani, smantellamento dell’apparato produttivo in Europa. E nello sfondo la guerra, altro crimine del capitalismo dal volto sempre più disumano. Nell’ultima decade, la GlaxoSmithKline ha sottoscritto con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America ben 61 contratti per la fornitura di vaccini, farmaci e attrezzature sanitarie, per un importo complessivo di 75.555.579 dollari. Assai meno di quanto fatto però dal partner e “mecenate” Bill Gates: in computer, programmi e war games, Microsoft-Gates ha fatto affari con il Pentagono per 278.480.465 dollari. Due volte e mezzo in più di quello che è stato reinvestito per i nuovi vaccini contro la malaria.

 

Per lo sviluppo del programma sono già stati investiti più di 500 milioni di dollari e lavorano fianco a fianco i ricercatori di un colosso mondiale del settore farmaceutico e i migliori medici delle forze armate USA. Sponsor, l’onnipotente padrone delle nuove tecnologie informatiche. Si tratta della sperimentazione di un nuovo vaccino contro la malaria, nome in codice “RTS,S/ASO2”. Una speciale unità dell’esercito statunitense in Kenya (USAMRU-K) e la multinazionale britannica GlaxoSmithKline (GSK) stanno eseguendo decine di migliaia di test su bambini e neonati in alcuni dei villaggi più poveri del continente africano. Il tutto sotto l’occhio vigile di US Army Africa, il comando delle forze militari terrestri in Africa istituito a Vicenza che tra gli scopi annovera il “supporto delle missioni mediche di US Army nel continente nero”.

È nel Muriithi-Wellde Clinical Research Centre di Kombewa, città della provincia di Nyanza (Kenya), che i dati della sperimentazione del vaccino vengono raccolti ed analizzati dal team di USAMRU-K. “La nostra unità dipende dal Comando per la Ricerca Medica dell’US Army (USAMRMC) che ha sede a Fort Detrick, Maryland, ma noi stiamo coordinando le attività nel continente con l’US Africa Command (AFRICOM) di Stoccarda e US Army Africa di Vicenza”, spiega il portavoce di USAMRU-K. “A Kombewa è in avanzata fase di sviluppo la ricerca sull’efficacia del vaccino contro la malaria, malattia trasmessa da zanzare infette. USAMRU-K partecipa alla sperimentazione di quello che potrebbe diventare il primo vaccino anti-malarico per bambini. I partecipanti ricevono cure gratuite per la durata di tre anni scolastici. Una volta provata la sua sicurezza ed efficacia, il vaccino potrà essere immesso sul mercato. Lo studio odierno nasce da una partnership con la PATH Malaria Vaccine Initiative (MVI) e la compagnia farmaceutica GlaxoSmithKline (GSK)”. Per lo sviluppo del vaccino, GSK ha già investito 300 milioni di dollari e altri 100 verranno spesi nei prossimi due anni. Al finanziamento delle ricerche ha contribuito con 107,6 milioni di dollari l’organizzazione statunitense “no-profit” Path, utilizzando un fondo ad hoc della Bill & Melinda Gates Foundation, la fondazione “umanitaria” del magnate di Microsoft, Bill Gates.

Il vaccino RTS,S/AS02 è stato creato nel 1987 nei laboratori del Belgio di GSK Biologicals (una partecipata Glaxo) ed è stato testato la prima volta nel 1992 su “alcuni volontari” negli Stati Uniti d’America, grazie alla collaborazione dell’US Walter Reed Army Institute of Research, l’istituto di ricerca medica dell’esercito USA con sede a Washington. La prima campagna di sperimentazione ad ampio raggio dell’RTS,S ha però preso via in Africa nel 1998 e nel biennio 2002-2003 i test sono stati eseguiti sulla popolazione “adulta” dei villaggi di Kombewa nel Centro clinico co-gestito da USAMRU-K. “I test fornirono dati incoraggianti in termini di sicurezza e immunogenicità, così a partire della fine del 2003 è stata avviata la fase sperimentale “Ib” su 90 bambini della stessa aerea geografica, che ha prodotto risultati ancora una volta incoraggianti”, si legge in un report della GlaxoSmithKline. “Subito dopo è partita la fase “II”, condotta su oltre 2.000 bambini nel sud del Mozambico. I risultati di questo test, pubblicati dalla rivista medica The Lancet nel 2004 e 2005, hanno mostrato che l’RTS,S è stato efficace per un periodo di 18 mesi nel ridurre la malaria clinica nel 35% dei casi, e la malaria grave nel 49%”. Ignoto, ovviamente, cosa sia accaduto nel restante numero di casi, 1.300 bambini cioè in carne ed ossa.

Qualche tempo dopo è stata avviata la fase sperimentale “”IIb” per determinare l’efficacia “a lungo termine” del vaccino anti-malarico. A far da cavie, stavolta, più di un migliaio di neonati di Kenya e Tanzania e un imprecisato numero di bambini in Mozambico. I risultati sono stati pubblicati l’8 dicembre 2008 dal New England Journal of Medicine: “In 340 bambini di età compresa tra i 5 e i 17 mesi, l’RTS,S/AS01 ha ridotto il rischio di episodi clinici di malaria del 53%, su un periodo di follow-up di otto mesi, quando è stato amministrato a 8, 12 e 16 settimane di età con un vaccino comune contenente antigeni per la difterite, il tetano la pertosse e l’haemophilus influenzae B (Hib). Lo studio ha inoltre riportato il 65% in meno nell’insorgenza delle nuove infezioni su un periodo di follow-up di tre mesi dopo la somministrazione delle tre dosi vaccinali”.

Negli stessi mesi veniva realizzato un ulteriore test in Kenya e Tanzania su 894 bambini tra i 5 e i 17 mesi di età. “Si è valutata la sicurezza e l’efficacia dell’RTS,S/AS, combinato ad un altro Sistema Adiuvante di proprietà della GSK, noto con il codice AS01”, spiegano i responsabili della società farmaceutica. “Sono state somministrate ad ogni bambino altre tre dosi del vaccino sperimentale RTS,S/AS01 o il vaccino anti-rabbico. È stato provato che la formula RTS,S/AS01 riduce gli episodi di malaria clinica del 53% in un periodo medio di otto mesi. Studi successivi in Mozambico con l’utilizzo del vaccino RTS,S congiuntamente ad un Sistema Adiuvante differente della GSK (AS02) hanno provato il 35% di efficacia contro la malattia clinica per 18 mesi in bambini di età compresa tra uno e quattro anni”.

Nel maggio 2009 ha infine preso il via la fase sperimentale “III” che ha visto la somministrazione del vaccino a più di 16.000 bambini di sette paesi dell’Africa Sub-Sahariana (Gabon, Mozambico, Tanzania, Ghana, Kenya, Malawi e Burkina Faso). Secondo US Army, nel centro clinico di Kombewa sarebbero stati sottoposti a test più di un migliaio di bambini di età compresa tra i cinque mesi e tre anni. “Il passo successivo sarà quello di trovare un altro migliaio di partecipanti che abbiano non più di sei settimane di vita”, spiega la responsabile del presidio militare. “Ciò significa ottenere la fiducia di nuove madri nei villaggi rurali, dato che esse partoriscono sempre in casa”.

Un comunicato della GlaxoSmithKline in data 21 aprile 2010 afferma che “se sarà provata l’efficacia sui bambini tra i 5 e 17 mesi d’età, il nuovo vaccino sarà sottoposto ai controlli delle autorità sanitarie internazionali nel 2013”. Ulteriori dati sulla sicurezza e immunogenicità “saranno presentati quando essi saranno pronti”. “Se tutto andrà bene - prosegue GSK - la somministrazione generale dell’RTS,S ai bambini di età compresa tra le 6 e le 12 settimane di vita sarà possibile entro cinque anni”. Se tutto andrà bene, dunque. Male che va si potrà pensare di estendere la sperimentazione ad altre decine di migliaia di piccolissime cavie umane in tutto il continente africano.

Se appare incredibilmente spregiudicata e priva di etica la massiccia sperimentazione del vaccino in aree del continente dominate dalla fame, dal sottosviluppo, dall’analfabetismo e dall’assenza di qualsivoglia servizio primario, desta profonda inquietudine il ruolo assunto nella vicenda da un’unità “sanitaria” d’élite delle forze armate USA. USAMRU-Kenya vanta però una lunga tradizione nel campo della “ricerca scientifica” e della “prevenzione” delle infermità tropicali. In qualità di task force operativa estera del Walter Reed Army Institute of Research, l’unità fu inviata in Kenya nel lontano 1969 per avviare uno studio sulla tripanosomiasi, un’infezione parassitica trasmessa dalla mosca tse-tse. Nel 1973 USAMRU stabilì una propria sede permanente a Nairobi grazie ad un accordo con il Kenya Medical Research Institute. Negli anni successivi furono aperti laboratori nella capitale e nel Kenya occidentale (Kisumu, Kisian, Kombewa e Kericho) per la sperimentazione di farmaci contro malaria, tripanosomiasi, “malattie infettive globali emergenti” e l’HIV/AIDS. Proprio all’AIDS sono stati destinati gli sforzi maggiori più recenti: nell’ambito dell’United States Military HIV Research Program (USMHRP), lo staff di US Army sta sviluppando il vaccino HIV-1 ad efficacia globale e testando e valutando altri vaccini sperimentali contro l’AIDS. La sede del programma HIV è stata stabilita ancora una volta in Kenya, a Kericho, alla fine del 2000.

Coincidenza vuole che a fine dicembre 2000 nasceva pure in Gran Bretagna la GlaxoSmithKline (GSK) grazie alla fusione di due grandi società farmaceutiche, Glaxo Wellcome e SmithKline Beecham. Con oltre 100 mila dipendenti e un fatturato di 34 miliardi di euro, GSK si colloca al secondo posto nel mondo con una quota di mercato del 5,6%, dietro il gruppo Pfizer. Il comportamento “etico” della multinazionale è stato duramente stigmatizzato da più parti e non sono mancati gli scandali che l’hanno vista direttamente coinvolta. Tra le fondatrici di EuropaBio, l’associazione-lobby che raggruppa le industrie che promuovono la legalizzazione della produzione e dell’impiego di cibi geneticamente modificati, GlaxoSmithKline è stata messa sotto inchiesta dalle autorità argentine a seguito della morte nel 2008 di 14 bambini sottoposti alla sperimentazione di un nuovo vaccino contro la polmonite e l’otite. Altri due bambini sarebbero morti durante analoghi test a Panama e Cile. Agli inizi del 2007 la GSK aveva cominciato la somministrazione di 15.000 vaccini contro lo pneumococco ad altrettanti bimbi minori di un anno in tre regioni del nord argentino, Mendoza, San Juan e Santiago dell’Estero. Secondo gli organi di stampa locali, i genitori, di origini umili, “firmavano senza sapere che si trattava di una sperimentazione in fase tre, direttamente su umani, di un farmaco che poteva comportare dei rischi”. Nonostante l’indagine, GSK ha iniziato a distribuire in tutto il continente africano il vaccino Synflorix “per combattere le malattie pneumococciche invasive”. Si tratta di un programma “umanitario” dal costo di 1,3 miliardi di dollari voluto da G8, Banca Mondiale e UNICEF, finanziato in buona parte dall’Alleanza pubblico-privato internazionale GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunisation), da cinque paesi donatori (Gran Bretagna, Canada, Russia, Norvegia e Italia) e dall’immancabile Bill & Melinda Gates Foundation. È prevista la distribuzione fino a 300 milioni di dosi prodotte da un impianto aperto dalla multinazionale a Singapore. Proprio un bell’esempio di mercato globale.

Mentre fatturati e guadagni si moltiplicano inverosimilmente, il management di GSK ha varato un piano che prevede la chiusura a breve termine del Centro ricerche e produzione antibiotici di Verona, uno dei due impianti posseduti in Italia dalla società. A rischiare il licenziamento sono più di 600 lavoratori. Delocalizzazioni nel sud-est asiatico, test sui bambini africani, smantellamento dell’apparato produttivo in Europa. E nello sfondo la guerra, altro crimine del capitalismo dal volto sempre più disumano. Nell’ultima decade, la GlaxoSmithKline ha sottoscritto con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America ben 61 contratti per la fornitura di vaccini, farmaci e attrezzature sanitarie, per un importo complessivo di 75.555.579 dollari. Assai meno di quanto fatto però dal partner e “mecenate” Bill Gates: in computer, programmi e war games, Microsoft-Gates ha fatto affari con il Pentagono per 278.480.465 dollari. Due volte e mezzo in più di quello che è stato reinvestito per i nuovi vaccini contro la malaria.

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