Conflitti

Nigeria

Le armi e la difesa del colosso africano

28 aprile 2011
Vincenzo Gallo

La Nigeria ha sperimentato un lungo periodo di crescita economica sostenuta dall’incremento della produzione di petrolio e dall’aumento del prezzo sui mercati internazionali. Le grandi riserve petrolifere hanno fatto si che il paese entrasse presto nei programmi politici e commerciali delle grandi potenze mondiali, anche per quanto riguarda la fornitura di armamenti. La spesa militare nigeriana è, infatti, raddoppiata dal 2000 al 2009, passando da 835 a 1.681 milioni di dollari, mentre la percentuale di PIL destinata alla difesa ha raggiunto lo 0,8% nel 2008.

Militari armati nel sud della Nigeria, 2006, chiedendo che le popolazioni locali ricevano una parte equa della ricchezza petrolifera del paese.

Le forze armate nigeriane possono contare su 76.000 uomini, di cui 60.000 impiegati nell’esercito, 7.000 nelle forze navali e 9.000 in quelle aeree.

Le ragioni del consistente incremento della spesa militare sono da ricercarsi nell’accresciuto ruolo politico e militare del paese nel continente e nella regione dell’Africa occidentale, nonché nel grande contributo che la Nigeria continua ad assicurare nelle operazioni di pece-keeping in Africa e nel mondo. Attualmente il paese è impegnato in dodici missioni di mantenimento della pace, per le quali fornisce circa 6.000 soldati , gran parte dei quali hanno operano in Liberia, Sierra Leone e Sudan-Darfur.

Altro motivo per cui la spesa militare è cresciuta è il fatto che nel paese persistono gravi tensioni nel Delta del Niger e nelle regioni a maggioranza musulmana del centro e del nord. In queste aree le forze militari e di polizia fronteggiano la minaccia degli attacchi di gruppi di ribelli e miliziani che compiono ogni anno centinaia operazioni di guerriglia, sabotaggi, uccisioni di civili ecc. La protezione da parte delle forze di polizia e militari delle istallazioni petrolifere, e degli introiti che ne derivano, è diventata una priorità assoluta nel paese. Tale situazione ha richiesto l’acquisizione di moderni strumenti di pattugliamento e difesa del territorio; dal 2000 ad oggi il paese ha investito ingenti risorse per dotarsi di elicotteri e aerei da combattimento, sistemi di sorveglianza aerea, veicoli anfibi blindati e imbarcazioni per il pattugliamento delle coste.

E’ da segnalare, inoltre, il rafforzamento delle relazioni commerciali con la Cina ai fini dell’acquisizione di armamenti. La Nigeria, sempre grazie alle disponibilità di petrolio, ha potuto siglare importanti accordi con il governo cinese, in particolare quello relativo alla fornitura di quindici aerei da combattimento F-7M Airguard per un valore di 251 milioni di dollari. L’accordo per la fornitura dei velivoli è stato raggiunto nel 2005, mentre la consegna è stata effettuata nel 2010 unitamente ad altri armamenti relativi ad altri contratti.

Altri due aerei da pattugliamento Shaldag sono stati acquistati da Israele e consegnati tra il 2009 e il 2010 per un valore di 25 milioni di dollari.

Anche l’Italia ha partecipato alla modernizzazione della difesa nigeriana negli ultimi anni. I principali trasferimenti tra il 2009 ed il 2010 riguardano la consegna di dodici elicotteri A-109K, tre AW-139, quattro aerei PW-100 e due ATR-42MP.

I dati a disposizione del SIPRI relativi alla spesa militare nigeriana sono da considerarsi puramente indicativi in quanto si è accertato che nel paese siano stati siglati numerosi accordi di forniture di armamenti regolati con fondi non appartenenti al bilancio del Ministero della Difesa. Una parte dei proventi petroliferi viene trattenuta dal Nigerian National Petroleum Corporation (NNPC) per alimentare un fondo denominato Domestic Crude Account (DCA), ma con modalità poco trasparenti e che, pertanto, sfuggono al controllo dell’Assemblea Nazionale e dello stesso Ministero della Difesa. Da questo fondo, per esempio, sono stati prelevati 107,5 milioni di dollari nel 2006 per regolare la fornitura di sistemi di difesa aerea forniti da Israele.

In Nigeria molti dei trasferimenti di armi illegali sono stati realizzati grazie ai proventi dei furti di petrolio da parte dei miliziani del Delta del Niger. Il paese, inoltre, è stato più volte indicato come un importante crocevia di traffici illegali di armi provenienti dai paesi del Medio Oriente e diretti verso altri paesi africani, in particolare dell’Africa occidentale. Ad ottobre 2010 è stato intercettato un ingente carico di armi nel porto di Lagos. Il carico, che comprendeva un gran numero di granate, lanciamissili da 107 millimetri e altri armamenti, proveniva dall’Iran e, secondo il governo israeliano, avrebbe dovuto essere consegnato alle milizie di Hamas.

Per quanto riguarda le armi leggere e di piccolo calibro, La Nigeria ha aderito e ratificato la Convenzione dell’ECOWAS contro la Proliferazione delle Armi Leggere. La Convenzione, adottata ad Abuja nel 2006 dai 15 paesi membri dell’ECOWAS e entrata in vigore a novembre 2009, segna un passo fondamentale nell’azione di contrasto alla circolazione incontrollata di armi leggere nell’Africa occidentale. Per effetto delle norme ivi contenute, in tutti i paesi dell’ECOWAS saranno proibiti i trasferimenti di armi a favore di attori non statali in mancanza dell’autorizzazione dello Stato interessato, mentre i trasferimenti fra Stati membri saranno sottoposti al vaglio della Commissione dell’ECOWAS. Alcune eccezioni sono previste solo per le armi da destinare alle operazioni di peace-keeping e per la legittima difesa dello Stato in caso di minaccia alla sicurezza nazionale.

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