La guerra in Libia: una spartizione imperialista ai danni dell'Africa
Con l’inizio del riavvicinamento di Washington a Tripoli, in Libia è cominciata una nuova era di riforme economiche neo-liberiste. Saif Al-Islam Gheddafi, il figlio del Colonnello Gheddafi che ha studiato in Austria, ha avuto un ruolo centrale in questo processo. Tripoli stessa aveva iniziato a ritagliarsi una nicchia nel mondo della finanza globale e nel settore degli investimenti. Ma le riforme neo-liberiste avevano un prezzo. Le riforme di Saif Al-Islam in stile FMI (n.d.t. Fondo Monetario Internazionale) hanno iniziato ad intaccare la stabilità interna , accentuando le tensioni già esistenti. A peggiorare le cose, si è aggiunta la richiesta che Washington ha fatto a Tripoli di permettere al Pentagono e alla CIA di guadagnare maggiore influenza su diversi aspetti della sicurezza statale e dell’intelligence libica. È da lì che sono stati piantati i semi dell’attuale conflitto in Libia.
Ci risiamo: “Grida ‘Strage’ e libera i cani da guerra!”
Prima del riavvicinamento con il Colonnello Gheddafi, per anni gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Francia e i loro alleati hanno lavorato per destabilizzare la Libia. Perfino fonti governative USA ammettono che gli Stati Uniti hanno tentato diverse volte un cambio di regime a Tripoli. Secondo Wesley Clark, ex comandante militare NATO, il Pentagono aveva dei piani già pronti per lanciare una guerra contro i libici. Gli USA e i suoi alleati NATO sono adesso coinvolti in una nuova guerra che ha le stesse caratteristiche patentate delle guerre e delle invasioni in Iraq e nella ex Yugoslavia. Una grande armata navale al largo delle coste libiche bombarda la Libia da settimane con l’obiettivo ufficiale di rimuovere il regime libico.
Allo stesso tempo sono state alimentate le divisioni interne in Libia. Sono state diffuse, in maniera sistematica, informazioni sbagliate. Gli USA e le potenze europee hanno armato e aiutato il Colonnello Gheddafi, così come avevano fatto con Saddam Hussein prima di lui. È anche molto importante ritenere gli USA e l’Unione Europea responsabili per queste vendite di armi e per aver addestrato le forze libiche.
E dunque, come in Iraq, un altro dittatore arabo è stato favorito dagli Stati Uniti, per poi essere tradito e rovesciato. Prima del riavvicinamento con gli Stati Uniti all’alba della guerra Iraq-Iran, Saddam Hussein era alleato dei sovietici e considerato un nemico da Washington.
Il caso del Colonnello Gheddafi è identico. Ironia della sorte, Gheddafi aveva perfino messo in guardia gli altri leader arabi riuniti a Damasco per la Conferenza della Lega Araba nel 2008 sull’abitudine del governo USA di tradire i dittatori arabi suoi amici. A Damasco, Gheddafi aveva avvertito i leader Arabi riuniti:
Perché il Consiglio di Sicurezza [dell’ONU] non indaga sull’impiccagione di Saddam Hussein? Come ha potuto essere impiccato il leader di uno stato della Lega Araba? Non sto parlando delle linee di condotta di Saddam Hussein o della nostra [si riferisce agli altri leader arabi] animosità nei suoi confronti. Tutti noi abbiamo avuto dei dissapori con lui. Siamo tutti in disaccordo l’uno con l’altro. Oltre questa sala, niente ci unisce. Perché non viene condotta nessuna indagine sull’esecuzione di Saddam Hussein? Un intero governo arabo viene ucciso e appeso alla forca – Perché?! In futuro toccherà anche a voi! [Il resto degli ufficiali arabi riuniti comincia a ridere] Davvero! L’America ha combattuto al fianco di Saddam Hussein contro Khomeini [nella Guerra Iran-Iraq]. Era loro amico. Cheney era un amico di Saddam Hussein. Rumsfeld, il segretario della difesa [USA] durante i bombardamenti in Iraq [nel 2003], era un amico stretto di Saddam Hussein. Alla fine lo hanno fregato. Lo hanno impiccato. Anche voi [leader arabi] che siete amici dell’America – no, devo dire noi – noi, amici dell’America, l’America potrebbe decretare la nostra impiccagione un giorno.
Alla fine della Guerra del Golfo nel 1991, gli USA hanno incoraggiato deliberatamente una aperta rivolta contro il regime di Saddam Hussein, ma hanno fatto un passo indietro e sono rimasti a guardare mentre Saddam Hussein mentre Saddam Hussein reprimeva le rivolte irachene con la forza. Nel 2011, hanno fatto la stessa cosa contro Gheddafi e il suo regime in Libia spingendosi ancora un po’ oltre. Non solo la rivolta in Libia è stata istigata da Washington e dai suoi alleati, ma da essi è stata anche foraggiata e armata. Sulla scia della Guerra del Golfo, Washington e i suoi partner istigarono le insurrezioni contro il governo di Saddam Hussein. Le “no-fly zones” sull’Iraq furono allora stabilite da USA, Gran Bretagna, e Francia col pretesto di proteggere “il popolo iracheno da Saddam”. Per anni l’Iraq è stato sistematicamente attaccato. La Repubblica Irachena fu bombardata e i suoi mezzi di difesa furono distrutti.
Oggi, gli USA e i suoi alleati hanno imposto una no-fly zone sulla Libia col pretesto di proteggere “il popolo libico da Gheddafi”. Se volevano davvero proteggere il popolo libico da Gheddafi, perché l’hanno armato e hanno fatto affari con lui dopo le sommosse e le violenze in Libia del 2006 e del 2008? C’è ancora tanto da aggiungere per comprendere la lunga marcia di avvicinamento alla guerra.
Una nuova spartizione imperialistica dell’Africa: la Conferenza di Londra
I partecipanti alla Conferenza di Londra
La Conferenza di Londra sulla Libia rivela il vero volto della coalizione che si è formata contro la Libia. In aperta violazione del diritto internazionale, USA, Gran Bretagna, Francia, Germania e i loro alleati stanno prendendo decisioni sul futuro della Libia anticipando i cambiamenti sul campo. La democrazia è un processo dal basso verso l’alto e sono i libici stessi che devono decidere chi deve governare. Queste decisioni non possono essere prese da potenze straniere che sono state fedeli sostenitrici di alcune tra le peggiori dittature. Le nazioni riunite al tavolo della Conferenza di Londra non hanno nessun diritto di stabilire si Gheddafi debba rimanere o andarsene. Questo è un diritto di sovranità che spetta solo ai libici. Il loro coinvolgimento nella guerra civile è una violazione del diritto internazionale, così come il loro parteggiare per uno dei due fronti in guerra. La Conferenza di Londra sulla Libia può essere paragonata alla Conferenza di Berlino del 1884. A differenza del 1884, questa conferenza mira alla spartizione del bottino di guerra in Libia, invece che alla diretta divisione di un intero continente. Inoltre, Washington, anziché restarsene fuori come nel 1884, è la potenza guida in questa nuova conferenza sugli affari del continente africano.
La posizione degli USA e dei suoi alleati dell’Europa Occidentale è molto chiara:
Il Segretario di Stato Hillary Clinton e il Ministro degli Esteri britannico William Hague hanno condotto il dibattito sulla crisi a Londra tra 40 paesi ed istituzioni, tutti in cerca di un finale nel quale si ponesse fine al sanguinoso assalto di Gheddafi contro la popolazione libica.
Benché gli attacchi aerei guidati dalla NATO contro le forze di Gheddafi iniziati il 19 marzo non siamo mirati a rovesciarlo, decine di nazioni si sono trovate in accordo sul fatto che nel futuro della Libia non c’è il dittatore al timone. “Gheddafi ha perso la legittimazione a governare, quindi siamo convinti che debba andarsene. Stiamo lavorando con la comunità internazionale per cercare di raggiungere questo risultato,” ha detto la Clinton ai giornalisti. Mentre parlava, gli ufficiali USA annunciavano che le navi e i sottomarini americani nel Mediterraneo avevano sganciato missili cruise sulle attrezzature di stoccaggio dei missili libici nell’area di Tripoli il lunedì e il martedì precedenti – l’attacco più pesanti da giorni. Il Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha fatto eco al punto di vista della Clinton. “Una cosa è decisamente chiara e deve essere molto chiara anche per Gheddafi: il suo tempo è scaduto. Deve andarsene,” ha detto Westerwelle. “Dobbiamo distruggere la sua illusione che possa tornare a fare affari come al solito se riesce a restare aggrappato al potere.”
La Conferenza di Londra sulla Libia, comunque, non ha affrontato solo la questione libica, ma anche il piano di una nuova divisione imperialistica dell’intero continente africano. La Libia, che è diventata renitente quando Gheddafi ha cambiato idea, servirà a completare l’”Unione del Mediterraneo”, fungendo da testa di ponte per l’Africa. Questo è l’inizio di ulteriori passi che saranno intrapresi dagli USA e dall’UE per eliminare completamente la crescente presenza cinese dall’Africa.
Una nuova spartizione imperialistica dell’Africa: “Operazione Odyssey Dawn”
Il nome “Operazione Odyssey Dawn” rivela molto circa l’intento e la direzione strategica della guerra contro la Libia. L’Odissea è un antico poema epico greco scritto dal poeta Omero che narra il viaggio e le peripezie dell’eroe Ulisse di Itaca verso casa. Il tema principale è il “ritorno a casa”.
Gli Stati Uniti e le potenze imperialiste sono nella loro odissea di “ritorno” in Africa. Questo progetto è anche legato all’Asia Sudoccidentale e alla spinta verso l’Eurasia, che avrà come obiettivo ultimo la Russia, la Cina e l’Asia Centrale. Washington non vuole solo l’Eurasia. Insieme, i confini segnati dall’Africa e dall’Eurasia costituiscono il super continente conosciuto come “World-Island (l’Isola Mondiale)”. Ed è proprio la World –Island che gli strateghi vogliono. Gli USA e la NATO stanno strumentalizzando la guerra civile in corso in Libia, che hanno loro stessi alimentato, usandola come pretesto per attuare piani di aggressione militare di lunga data.
E’ stata messa in azione una sistematica campagna di disinformazione mediatica, simile a quella attuata ai danni dell’Iraq dal 1991 al 2003. E in effetti, i media hanno preparato la strada alla guerra in Libia così come avevano fatto per l’ex Yugoslavia, per l’Afghanistan e per l’Iraq. Gli USA e i loro complici hanno anche sfruttato il clima di rivolta popolare nel Mondo Arabo come ombra nella quale inserire e sostenere il loro ordine del giorno nella Jamahirya araba libica, circondando come iene e sciacalli la preda debole e ferita.
Il prezzo libico del Mediterraneo
C’è un vecchio proverbio libico che dice: “Se le tue tasche si svuotano, saranno tanti i tuoi sbagli”. In questo contesto, le tensioni interne alla Libia non sono dominate da questioni legate al pane. Questo pone la Libia in una situazione diversa rispetto ad altre nazioni arabe come la Tunisia, l’Egitto, lo Yemen, il Marocco e la Giordania. In Libia, attori esterni hanno tratto vantaggio dalla mancanza di libertà e dalla corruzione. Se non fosse stato per questo, i Libici non sarebbero stati spinti a combattere l’uno contro l’altro.
La Libia ha percorso tanta strada da quando, nel 1951, è diventata uno stato indipendente. Nel 1975, il politologo Henri Habib ha descritto queste condizioni:
Quando alla Libia fu garantita l’indipendenza dalle Nazioni Unite, il 24 dicembre 1951, fu descritta come una delle nazioni più povere e più arretrate del mondo. La popolazione all’epoca non superava il milione e mezzo, il 90% degli abitanti era analfabeta e non possedeva nessuna esperienza o abilità politica. Non c’erano università, e solo un numero limitato di scuole superiori le quali erano state istituite sette anni prima dell’indipendenza.
Secondo Habib lo stato di povertà in Libia era il risultato del giogo della dominazione turco-ottomana seguita da un’era di imperialismo europeo in Libia. Habib spiega: “E’ stato fatto ogni sforzo per mantenere gli abitanti arabi [della Libia] in una posizione servile, rendendoli incapaci di compiere qualsiasi progresso per se stessi o per la loro nazione.” Il politologo prosegue, affermando:
L’apice di questa oppressione è stato raggiunto durante l’amministrazione italiana (1911-1943) quando i libici non erano solo oppressi da autorità straniere, ma subirono anche la perdita e la privazione delle loro terre più fertili che andarono ai coloni giunti dall’Italia. I britannici e i francesi, che presero il posto degli italiani nel 1943, tentarono di intromettersi [in Libia]in diversi modi, per poi fallire grazie ad una combinazioni di eventi politici e circostanze fuori dal controllo di ciascuna nazione.
Nonostante la cattiva gestione politica e lo status quo corrotto, la ricchezza della Libia è grande. Ha lo standard di vita più alto di tutta l’Africa. Ci sono molteplici ragioni per questo. Una di queste è che, attualmente, ha le riserve energetiche più vaste del continente, le quali furono scoperte nel 1959.
Ugualmente, anche il modo in cui gli introiti derivanti dall’energia libica sono utilizzati dallo stato ha un ruolo importante per il sostentamento economico della Libia. Le riserve energetiche libiche furono nazionalizzate dopo il golpe del 1969 contro la monarchia libica.
Si noti che queste riserve energetiche libiche sono una fonte di ricchezza in Libia che, se completamente privatizzate, rappresenterebbero un consistente bottino di guerra.
In un certo senso, anche il fatto che la Libia in passato fosse considerata uno stato paria ha avuto un ruolo nell’isolamento della Libia. Mentre la maggior parte del mondo si è globalizzata economicamente, l’integrazione della Libia nell’economia globale ha subito dei ritardi. Nonostante ingenti somme di denaro siano state rubate e sperperate dalla famiglia di Gheddafi e dai loro ufficiali, in Libia non mancano i servizi di assistenza sociale, come ad esempio l’edilizia statale. Tutto questo però non vuol dire che non sia in atto una ristrutturazione neo-liberista e che non esista la povertà.
Prima che si infiammasse il conflitto nel 2011, c’era un’enorme forza lavoro straniera in Libia. Miglia di lavoratori stranieri provenienti da ogni angolo del pianeta andavano in Libia per cercare lavoro. Il fenomeno riguardava cittadini turchi, cinesi, dell’Africa Sub-Sahariana, latinoamericani, europei, russi, ucraini e arabi.
Il neo liberalismo e la nuova Libia: Saif Al-Islam Qaddafi e la riconciliazione
Dal 2001 al 2003, è iniziato un riavvicinamento tra la Libia, gli Stati Uniti e i suoi alleati nell’Unione Europea. Che cosa è cambiato? Il colonnello Gheddafi non ha smesso di essere un dittatore nè ha cambiato il suo modo di comportarsi. Il riavvicinamento è stato causato dalla fine della sfida verso l’Unione Europea da parte di Tripoli. La Libia si è piegata alla pressione degli Stati Uniti dell’Unione Europea e un modus vivendi è entrato in vigore.
Le credenziali di Gheddafi come capo di stato democratico non erano mai state il punto della questione. Nè lo era stato l’uso della forza brutale. La subordinazione era la questione reale. La forza usata contro i tumulti nel 2006 e nel 2008 non avevano mai turbato l’UE e Washington, che avevano continuato i loro affari con Tripoli. Persino fonti del governo degli USA hanno insinuato che gli interessi economici in Libia abbiano messo in secondo piano questioni di legge e giustizia internazionali; per esempio, la BP aveva spinto nel 2007 il governo britannico ad avanzare uno scambio di prigionieri con la Libia in modo da salvaguardare un contratto sul petrolio libico.
Pressoché di colpo, la Libia era diventata una nuova fonte di ricchi affari per gli USA e le società dell’UE, specialmente nel settore dell’energia. Questi ricchi contratti includevano anche contratti di natura militare per quasi 344 milioni di euro o circa 482 milioni di dollari in macchine belliche, formazione professionale e programmi dai membri dell’ UE (inclusi agenti chimici e biologici). Tuttavia due ulteriori cose erano richieste da Washington e si tratta del riconoscimento imperiale e dell’apertura agli apparati militari libici dell’intelligence verso l’influenza statunitense. Come risultato la Libia aveva posto fine a tutti gli appoggi per i palestinesi e aveva consegnato al governo statunitense i suoi dossier sulla resistenza di gruppi oppositori a Washington, Londra, Tel Aviv e ai loro alleati. Questo aveva trasformato la Libia in un cosiddetto “ partner” nella guerra globale al terrorismo. Questo processo era avanzato così:
- Sebbene le sanzioni degli USA sulla Libia fossero state revocate nel 2004 e le restrizioni relative al terrorismo sull’assistenza estera erano state annullate nel 2006, il Congresso aveva agito per limitare la capacità dell’amministrazione Bush di fornire assistenza estera alla Libia come mezzo per convincere l’Amministrazione e il governo libico a risolvere le richieste in sospeso in materia di terrorismo. La certificazione dell’amministrazione Bush datata ottobre 2008 [..] terminava con ferme restrizioni sulla disposizione di assistenza estera degli Usa contenuta negli disposizioni legislative per l’ FY2008 e l’ FY2009. Le richieste di assistenza proposte dalle amministrazioni Bush e Obama per l’ FY2008 e l’ FY2009 includevano finanziamenti per programmi di re-ingaggio con le forze di sicurezza libiche dopo “un’ interruzione di rapporti durata 35 anni” con la loro controparte USA e per supportare gli sforzi libici nel miglioramento delle capacità di sicurezza in aree di comune interesse, come il controllo dei confini, il controterrorismo, ed il monitoraggio delle importazioni ed esportazioni.
La Libia inoltre è diventata attiva nell’attività bancaria e finanziaria globale. L’americana Federal Reserve Bank di New York ha persino concesso 73 prestiti alla Arab Banking Corporation (ABC), che è una banca appartenente in maggioranza alla Central Bank of Libya, per una cifra totale di 35 bilioni di dollari. Secondo il Senatore Bernard Sanders del Vermont in una protesta rivolta al segretario del Tesoro Americano Timothy Geithner e il presidente della Federal Reserve Benjamin Bernanke, la maggior parte dei proprietari delle banche libiche avevano ricevuto più di 26 bilioni di dollari in prestiti a tassi vicini ad interessi zero dalla Federal Reserve americana che aveva restituito all’americana Treasury ad alto tasso d’interesse. L’ Arab Banking Corporation è attualmente esente dalle sanzioni sulla Libia e potrebbe servire a creare a un contatto fiscale tra Wall Street e Benghazi.
Saif Al-Islam Qaddafi è stato vitale in questo processo di aperture per il commercio libico con Washington e con l’UE. Nel 2000 Saif Al-Islam si è laureato in un’università austriaca e si è fortemente legato a soci stranieri che sarebbero potuti diventare suoi consiglieri e amici. Il principe Andrea d’ Inghilterra, inviato speciale del suo paese per il commercio, secondo voci che circolavano, sarebbe potuto persino diventare un amico stretto di Said Al-Islam. Si dice che le relazioni siano state così strette che Chris Bryant, un anziano politico del partito laburista, aveva chiesto all’interno della Casa dei Comuni che il principe Andrea fosse rimosso dalla sua posizione all’inizio della conflitto con la Libia. Questi consiglieri esteri dall’Europa Occidentale e dal Nord America avrebbero avuto una grande influenza sui cambiamenti prodotti in Libia.
Una “Nuova Libia” potrebbe iniziare ad emergere sotto Saif Al-Islam, che potrebbe spingere per riforme economiche neo-liberali nel suo paese. Intorno al 2005 e al 2006 le maggiori differenze di classe hanno iniziato ad emergere visibilmente in Libia. Il Libyan Revolutionary Committees Movement, se ancora presente, potrebbe molto probabilmente garantire che il presente conflitto non si aggravi mai, ma potrebbe essere sciolto da Saif Al-Islam.
Saif Al-Islam potrebbe, inoltre, andare a Londra ed essere presentato dai suoi contatti britannici a Noman Benotman, l’ex membro del Gruppo di Combattenti Libici Islamici (LIFG). Potrebbe diventare amico di Benotman che assieme ad Ali Al-Sallabi, un cittadino libico con residenza nel Qatar, ricercato da Tripoli a causa delle sue relazioni col terrorismo, potrebbe negoziare una tregua tra il Gruppo di Combattenti Libici Islamici e il governo libico. Potrebbe essere di poco valore che tutti i ministri e gli ambasciatori che hanno disertato ed abbandonato la Libia siano tutti preferiti per le loro posizioni da Saif Al-Islam. L’intrecciarsi di cambiamenti economici e sociali che iniziano ad emergere in Libia agiscono da fattori di stress sociali che amplificano l’esistente spaccatura. Proprio come le riforme neo-liberali che hanno incrementato le tensioni nell’ex Yugoslavia, le differenze sociali ed economiche accompagnate dal neo-liberalismo in Libia acuiscono l’ostilità interna nel paese. In ciò stanno le cause parziali delle odierne divisioni in Libia.
Il riavvicinamento con Tripoli e l’estorsione imperiale
Nel passato 2008, il governo Americano ha ottenuto che Tripoli pagasse un tributo imperiale. La Libia si è arresa ed ha concordato un iniquo accordo di riparazione con Washington. L’accordo è stato chiamato “ Accordo sulle richieste di transazione tra USA ed il Grande Partito Socialista Libico Arabo”. Secondo questo accordo la Libia avrebbe concesso 1,3 bilioni di dollari a Washington, mentre Washington avrebbe concesso ai libici 300 milioni di dollari. L’ appendice all’ articolo 4 dell’accordo afferma:
Le quote al Conto raggiungono la somma di 1,8 bilioni di dollari (un bilione e ottocento milioni di dollari), di 1,5 bilioni (un bilione e cinque centoi milioni di dollari) che verranno depositati su un Conto A [conto americano] e la somma di 300 milioni di dollari (trecento milioni di dollari americani) verranno depositati in un Conto B [Conto Libico] che in entrambi i casi costituiranno l’entrata di fondi secondo l’Articolo III (2) dell’accordo.
Nonostante tutto questo, la Libia è rimasta un paese relativamente benestante. Nel 2010 Tripoli ha pesino fatto un’offerta per acquistare una parte della British Petroleum (BP), una delle più grandi società nel mondo. La Compagnia nazionale per il Petrolio della Libia è inoltre rimasta una della maggiori compagnie nel mondo.
Persino con gli affari redditizi che sono emersi con il riavvicinamento tra Tripoli, gli USA e l’UE hanno sempre l’obbiettivo di un maggiore profitto e controllo. Le potenze dell’UE e Washington aspettano semplicemente la giusta occasione. Piani per assumere il potere e controllare la Libia e il settore dell’energia libica non sono mai stati abbandonati. Nè Washington nè l’Europa Occidentale possono accettare un governo marionetta pienamente sviluppato in Libia.
Sconvolgimento e reazione di Qaddafi
Persino dopo il riavvicinamento con Tripoli, gli USA ed i suoi alleati UE hanno continuato a coltivare relazioni con le cosiddette “opposizioni”, figure ed organizzazioni tenute in considerazione come riserve o come una futura opzione. Questo perché il Fronte di Salvezza Nazionale della Libia è stato per lo più attivo a Washington. Secondo quanto affermato dal tempestivo Servizio di Ricerca Parlamentare (CRS), un rapporto preparato il 18 febbraio del 2011, per il Congresso degli Stati Uniti e i suoi membri:
La conferenza Nazionale per l’Opposizione Libica ( una organizzazione generale di gruppi d’opposizione capeggiati dal fronte di salvezza Nazionale Libico (NLSF) […]) e gli organizzatori con base in Internet sono stati chiamati per un “giorno di rabbia” che ha avuto luogo il 17 febbraio. Simili eventi sono stati organizzati da gruppi anti-governativi in molti altri paesi in Medio Oriente e nel Nord Africa lo scorso mese. Il 12 di febbraio [2001] centinaia di dimostranti sono scesi nelle strade di Bengasi e in altre città vicine.
Il colonnello Gheddafi ha governato la Libia sotto una rigida dittatura che ha sistematicamente fatto uso della violenza e della paura. Tuttavia, il livello di violenza che ha messo la Libia in uno stato di agitazione è stato falsato. Molti degli iniziali resoconti che giungevano dalla Libia nei primi mesi del 2010 non sono stati verificati e in molti casi erano ingannevoli. Questi rapporti elaborati sugli sconvolgimenti in Libia sono stati studiati attentamente. Secondo quanto afferma lo stesso rapporto del CRS, preparato per il Congresso USA, gli iniziali resoconti sono stati catalogati tutti come provenienti da “ fonti giornalistiche locali [libiche], filmati ed aneddoti di video amatoriali e rapporti provenienti da organizzazioni di diritti umanitari e gruppi d’opposizione in esilio.”
Gli obiettivi di Gheddafi sono mirati a preservare il suo regime e non a distruggerlo. Dopo che Gheddafi è diventato consapevole della crescita delle minacce straniere contro il protrarsi del suo regime, le sue risposte mediante l’uso della forza sono state limitate. Il regime di Tripoli non vuole dare ulteriori scuse agli USA, all’ UE e alla NATO per un’ intervento militare in Libia.
Gheddafi si è limitato con lo scopo di preservare la sua dittatura. Il regime libico sa molto bene che una sanguinosa guerra civile potrebbe essere usata come giustificazione per un intervento con pretesti umanitari. È per questo che Gheddafi ha optato per provare a negoziare dove poteva invece di fare uso della violenza. L’uso della violenza non è favorevole al regime libico nè alla Libia, ma piuttosto va a favore degli USA e degli stati dell’ UE.
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