Conflitti

Amnesty mette in dubbio l’affermazione che Gaddafi abbia ordinato lo stupro come arma di guerra

2 settembre 2011
Patrick Cockburn
Tradotto da Antonella Serio per PeaceLink
Fonte: Independent.co.uk - 24 giugno 2011

Le organizzazioni in difesa dei diritti umani hanno messo in dubbio le rivendicazioni di stupri di massa e di altri abusi perpetrati dalle forze armate fedeli al Colonnello Muammar Gaddafi, ampiamente utilizzate per giustificare la guerra della Nato in Libia.       

I leader della Nato, i gruppi di opposizione e i media hanno prodotto una marea di dicerie già dall’inizio dell’insurrezione, il 15 Febbraio, sostenendo che il regime di Gaddafi ha ordinato stupri di massa, ha usato mercenari stranieri e ha impiegato elicotteri contro i civili che manifestavano.

Amnesty International con la sua indagine non è riuscita a trovare le prove di queste violazioni dei diritti umani e in molti casi le ha screditate o messe in dubbio. Amnesty, inoltre, ha trovato indizi sul fatto che, in diverse occasioni, i ribelli di Benghazi sembravano aver fatto intenzionalmente false dichiarazioni o essersi inventati delle prove.

Le conclusioni degli investigatori sembrano essere in contrasto con le opinioni del Procuratore Capo del Tribunale Penale Internazionale, Luis Moreno-Ocampo, che due settimane fa, ad una conferenza stampa, aveva dichiarato “Abbiamo informazioni che in Libia la linea politica era quella di stuprare coloro che erano contro il governo. A quanto pare, il Colonnello Gaddafi la usava per punire il popolo”.

Il Segretario di Stato USA Hillary Clinton la scorsa settimana ha dichiarato che era “profondamente preoccupata” che le truppe di Gaddafi stessero partecipando in stupri di massa in Libia. “Stupro, intimidazione fisica, molestie sessuali, e anche il cosiddetto ‘test di verginità’ hanno avuto luogo in tutta la regione”, ha affermato.

Donatella Rovera, senior adviser di Amnesty sulle situazioni di crisi, che è stata in Libia per tre mesi dopo l’inizio della rivolta, afferma che “non abbiamo trovato alcuna prova o anche una sola vittima di stupro o un medico che sappia se qualcuno è stato violentato”. Sottolinea, inoltre, che questo non prova che non ci si sia stato stupro di massa, ma che non ci sono prove per dimostrare che ciò si sia verificato. La responsabile dei diritti delle donne di Human Rights Watch, Liesel Gerntholtz, avendo anche lei indagato sull’accusa di stupro di massa, ha dichiarato: “Non siamo stati in grado di trovare prove”.

In un caso, due soldati catturati sostenitori di Gaddafi, presentati ai media internazionali dai ribelli, hanno affermato che i loro ufficiali, e più tardi loro stessi, avevano violentato una famiglia con quattro figlie. La Rovera dice che, quando lei e un collega - entrambi parlano fluentemente arabo - hanno intervistato i due detenuti, uno di 17 anni e uno di 21, da soli e in stanze separate, questi hanno cambiato le loro storie e dato resoconti diversi di ciò che era successo. “Entrambi hanno affermato che non avevano partecipato allo stupro, ma ne avevano soltanto sentito parlare” ha detto Rovera. “Loro hanno raccontato versioni dei fatti diverse, riguardo alla circostanza che le ragazze avessero o no le mani legate, che fossero presenti i genitori e su come fossero vestite”.

Apparentemente, la prova più fondata di stupro di massa sembrava venire da una psicologa libica, la Dott.ssa Seham Sergewa, che afferma di aver distribuito 70.000 questionari nelle aree controllate dai ribelli e lungo i confini con la Tunisia, di cui 60.000 sono stati restituiti. Circa 259 donne hanno volontariamente dichiarato di essere state stuprate. Di queste vittime la Dott.ssa Sergewa dice di averne intervistate 140.

Alla domanda posta da Diana Eltahawy, specialista di Amnesty International sulla Libia, se fosse possibile incontrare qualcuna di queste donne, la Dott.ssa Sergewa ha risposto che “lei aveva perso i contatti con loro” e non era in grado di fornire prove documentali.

L’accusa che fosse stato distribuito il Viagra alle truppe di Gaddafi per incoraggiarli a violentare le donne nelle aree ribelli era emersa in un primo momento a marzo, dopo che la Nato aveva distrutto i carri armati che avanzavano su Benghazi. La Rovera riporta che i ribelli che avevano a che fare con i media stranieri a Benghazi avevano iniziato a mostrare ai giornalisti le confezioni di Viagra, affermando che venivano dai carri armati bruciati, anche se non è chiaro perché tali confezioni non fossero carbonizzate.

Prove credibili di stupro sono arrivate quando Eman al-Obeidy proruppe in un Hotel a Tripoli, il 26 marzo, per dire ai giornalisti che aveva subito uno stupro di gruppo prima di essere trascinata via dai servizi di sicurezza libici.

I ribelli hanno ripetutamente denunciato che le truppe mercenarie dell’Africa centrale e occidentale sono state utilizzate contro di loro. L’indagine condotta da Amnesty ha rinvenuto che non ci sono prove al riguardo. “Coloro che sono stati mostrati ai giornalisti come mercenari stranieri sono stati tranquillamente rilasciati in seguito”, afferma Rovera. “La maggior parte di loro erano migranti sub-sahariani che lavorano in Libia senza documenti.”

Altri non sono stati così fortunati e sono stati linciati e giustiziati. Rovera ha trovato due corpi di migranti all’obitorio di Benghazi e altri sono stati scaricati nella periferia della città. Lei afferma: “I politici hanno continuato a parlare di mercenari, infiammando l’opinione pubblica e la leggenda ha avuto seguito, in quanto essi sono stati rilasciati senza pubblicità.”

L’intervento della Nato è iniziato il 19 marzo con gli attacchi aerei per proteggere la popolazione di Benghazi dal massacro perpetrato dalle truppe sostenitrici di Gaddafi che avanzavano. Non ci sono dubbi che i civili si aspettassero di essere uccisi dopo le minacce di vendetta da parte di Gaddafi. Durante i primi giorni della rivolta nella Libia orientale, le forze di sicurezza spararono e uccisero dimostranti e persone che erano presenti ai loro funerali, ma non ci sono prove di uccisioni di massa di civili sulla stregua di quelle avvenute in Siria o Yemen.

La maggior parte degli scontri durante i primi giorni della rivolta erano a Benghazi, dove 100 persone su 110 sono state uccise, e nella città di Baza, nell’est, dove sono stati uccisi 59 civili su 64, afferma Amnesty. La maggior parte di questi erano probabilmente manifestanti, anche se alcuni potevano aver avuto delle armi.

Videoamatori mostrano alcuni sostenitori di Gaddafi catturati, a cui avevano sparato, uccidendoli. Nelle rovine dei quartieri generali militari a Benghazi, sono stati trovati otto corpi malamente carbonizzati, che potrebbero essere quelli di ragazzi del luogo scomparsi in quel periodo.

Non ci sono prove che aerei e artiglieria antiaerea pesante siano stati usati contro la folla. I proiettili esplosi, raccolti dopo che era stato sparato contro i manifestanti, provenivano da Kalashnikov o da altre armi di simile calibro.

Le conclusioni di Amnesty confermano un recente rapporto dell’autorevole Gruppo per le Crisi Internazionali, che ha scoperto che, mentre il regime di Gaddafi aveva fama di reprimere brutalmente gli oppositori, non c’era nessuna questione di “genocidio”.

Il rapporto aggiunge che “ la copertura di molti media occidentali ha presentato, fin dall’inizio, una visione molto unilaterale della logica degli eventi, dipingendo il movimento di protesta come totalmente pacifico e suggerendo, ripetutamente, che le forze di sicurezza del regime stavano inesplicabilmente massacrando i manifestanti disarmati, che non costituivano alcun pericolo per la sicurezza”.

I costi crescenti della guerra
La campagna aerea condotta dalla Nato in Libia costerà al Regno Unito almeno 260 milioni di Sterline se continuerà per altri tre mesi, ha dichiarato ieri il Segretario alla Difesa, Liam Fox.

La stima è in netto contrasto con le cifre previste in marzo da George Osborne, quando il Cancelliere aveva dichiarato che il coinvolgimento britannico sarebbe costato verosimilmente “decine di milioni, non centinaia di milioni” di Sterline.

Mr. Fox ha riferito al Parlamento che il costo previsto era “di circa” 120 milioni di Sterline, con un costo aggiuntivo di 140 milioni di Sterline per ricollocare missili e altre armi. Ha aggiunto che i tentativi di ridurre al minimo le perdite dei civili avevano portato ad un costo esorbitante.

Tradotto da Antonella Serio per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

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