La guerra civile ha favorito i jihadisti libici
La guerra civile ha favorito i jihadisti libici, molti dei quali avevano alle loro spalle una lunga esperienza di lotta armata in Afghanistan e in Iraq. I veterani del Gruppo combattente islamico libico, sciolto da tempo ma per anni alleato di Al Qaeda e dei Taliban, hanno fatto alla svelta a creare unità più abili di quelle degli shebab inesperti. I vecchi jihadisti hanno subito riconosciuto l'aiuto decisivo della Nato, ne hanno usufruito senza esaltarlo, e hanno stretto alleanze, sia pur non sempre facili, con i gruppi laici e liberali.
Il caso di Abdel Hakim Belahj (conosciuto anche come Abdel Hakim al Hasadi) è il più noto. (VEDI NOTE)
Fondatore del Gruppo combattente islamico libico, e reduce dall`Afghanistan e dall'Iraq, oltre che da numerose prigioni, Belahj è adesso il governatore militare di Tripoli. A nominarlo a quella carica non è stato il Consiglio nazionale di transizione ma gli uomini della Brigata Tripoli, da lui organizzata (con l`aiuto della Cia), e comandata fino alla conquista dei bunker di Gheddafi.
La presenza di Belahj suscita perplessità e sospetti. Ma chi lo conosce e ha seguito le sue lunghe e tormentate revisioni ha fiducia in lui. Oltre a sottolineare le evidenti doti di comando, chi lo ha frequentato non esita a esaltare la sua attuale moderazionepolitica.
Lo stesso presidente del Consiglio nazionale di transizione, il giudice Mustafa Abdel Jalil, pur avendo subito la sua nomina a governatore militare di Tripoli, si è fatto accompagnare da Belahj a Doha, nel Qatar, per l`incontro con la Nato. E lo ha presentato ai dirigenti dell`Alleanza affinché dimostrasse la sua affidabilità. La situazione di questi giorni a Tripoli lascia comunque prevedere la forte presenza di un partito islamista nella Libia liberata da Gheddafi. La scossa politica nel mondo musulmano, anche in quello non arabo e sciita, è robusta atal punto da spingereAhmadinejad, il presidente iraniano, a riconoscere di gran fretta il nuovo regime di Tripoli. Un regime nato con il contributo decisivo della Nato e con quello, per molti inquietante, degli islamisti. Ma, come dicono i laici di Bengasi, un islamista disposto a rispettare le leggi democratiche è un cittadino come gli altri.
Protagonista della battaglia di Tripoli, nemico storico di Muammar Gheddafi, il comandante Abdel Hakim Belhaj inquieta e intriga per il passato oscuro e in odore di Jihad. Incerta persino la sua età, sui 45 anni.
Oggi salito ai vertici del Consiglio nazionale di transizione, ieri co-fondatore del Gruppo islamico combattente in Libia che tentò di rovesciare il colonnello e instaurare uno stato islamico.
A fine anni novanta è nei campi di addestramento in Afghanistan, dove partecipa alla guerra contro i sovietici.
Arrestato in Asia dalla Cia, è estradato in Libia: finisce in carcere dove nel 2009 rinuncia alla violenza.
Ma tra gli esuli libici c‘è chi lo accusa di legami con al-Quaeda che, dicono, controlla le armi dei ribelli, a dare peso alla tesi lanciata per primo dal rais e corpo alle paure dell’occidente.
Fonte: http://it.euronews.net/2011/09/01/guerra-di-libia-la-paura-di-infiltrazioni-jihadiste
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