Conflitti

Incredibile ma vero

Militari americani: in libertà chi ammazza, incarcerato chi rivela le stragi

Il sergente Frank Wuterich, responsabile di una strage di civili in Iraq è libero, rischia invece l'ergastolo chi ha passato a Wikileaks il filmato di un elicottero che fa strage di civili sempre in Iraq
27 gennaio 2012

Bradley Manning è il soldato statunitense accusato di avere fornito al sito Wikileaks il video di un elicottero Apache che spara in Iraq su alcuni civili e due giornalisti della Reuters. Manning ha consentito di documentare una strage dei militari americani, accertandone le responsabilità. Il video ha fatto il giro di Internet. Il militare Manning, che ha passato il video a Wikileaks

Bradley Manning (nella foto a destra) è stato tenuto in isolamento per nove mesi. Privato della luce del sole e denudato, era costretto a rispondere ogni 5 minuti ai carcerieri. Sconvolto il sonno, umiliata la sua condizione in cella, questo ragazzo di 23 anni è stato spinto al limite del suicidio. Il processo è in corso e rischia una detenzione che potrebbe arrivare fino all'ergastolo.

Invece il sergente dei marine Frank Wuterich, 31 anni, che rischiava il carcere a vita per dopo essersi dichiarato colpevole di una strage di 24 civili ad Haditha in Iraq non sconterà alcun giorno di carcere su raccomandazione del giudice militare di Camp Pendleton, David Jones. E' infatti padre di tre figli e quindi è stato messo in libertà.

Incredibile ma vero: un criminale è in libertà e un eroe rimane in cella.

Vi informeremo su tutte le iniziative per chiedere giustizia.

Note: USA/IRAQ - Salvo anche il marine che aveva ordinato: «Prima sparate, poi le domande»

Strage di Haditha, nessun castigo
di Giuliana Sgrena (26/1/2012 Il Manifesto)

Il sergente Frank Wuterich, uno dei responsabili del massacro di Haditha (in Iraq) dove furono trucidati 24 civili - compresi bambini, donne, anziani e anche un ragazzo sulla sedia a rotelle - non sconterà nessuna pena. Nemmeno i tre mesi previsti. Questa è la raccomandazione del giudice militare di Camp Pendleton, California, David Jones, che dovrà essere ratificata dal capo del comando centrale della marina. Si conclude così una delle pagine più nere dell'occupazione americana in Iraq, con l'assoluzione dei responsabili. Wuterich era l'ultimo degli otto marine responsabili dell'attacco ad Haditha, per sei le accuse erano già cadute, un altro marine è stato assolto e il sergente, il più alto in grado sul campo, che si era assunto al responsabilità di «Prima sparare poi fare domande», si vedrà condonata la pena irrisoria (tre mesi di carcere, degradato e riduzione dello stipendio) perché è un padre che ha in custodia tre figli.
Quel 19 novembre del 2005 nella provincia di Anbar i marine erano stati colpiti da un ordigno che aveva provocato delle vittime tra gli americani. Immediatamente era scattata la rappresaglia nel villaggio più vicino, Haditha per l'appunto, senza che nessuna delle persone massacrate fosse armata o avesse intenzioni bellicose nei confronti degli americani.
Ma l'ossessione degli americani che vedevano nemici in tutti gli iracheni non permetteva di valutare la situazione: «Prima spara e poi fai domande». Ma spesso quando arrivano le domande non c'è più nessuno che possa rispondere.
La strage di Haditha era risultata così assurda che persino Glazier, il comandante responsabile dell'unità guidata da Wuterich, quando ha saputo quello che era successo, aveva rifiutato di crederci. E poi aveva detto: «Non i miei marine». E invece erano proprio i suoi e allora si era arrivati ad avanzare l'ipotesi di «un problema nella catena di comando per ammettere il crimine». Ma anche questo è un problema spesso accampato dagli americani quando non si sa come giustificare una strage, un crimine: «Problemi di comunicazione». Basterebbe controllare le comunicazioni per verificare dove c'è stato l'errore, ma spesso le registrazioni vengono distrutte, soprattutto quando ci sono crimini di mezzo.
Ci sono voluti ben sei anni per arrivare a questa ridicola conclusione che naturalmente ha lasciato allibiti gli iracheni. Awis Fahmi Hussein, uno dei sopravvissuti alla strage, colpito alla schiena, ha detto: «Mi aspettavo che il sistema giudiziario americano avrebbe condannato all'ergastolo questa persona e che sarebbe apparsa davanti al mondo intero per confessare il crimine commesso, in modo da permettere all'America di dimostrarsi democratica ed equa». Ma questa era pura illusione.
Gli Stati uniti, dopo il ritiro di dicembre, hanno un'unica preoccupazione, quella di cancellare la memoria di quanto successo in Iraq, anche assolvendo i responsabili di crimini e stragi. In parte ci sono giù riusciti: chi si ricorda ancora più di Abu Ghraib? Un po' di giorni fa, sono state messe a tacere anche le famiglie dei contractor della Blackwater uccisi e martoriati a Falluja. E poi chi ha commesso i peggiori massacri può anche permettersi di vantarsene. E gli orrori commessi in Iraq vengono coperti dai nuovi orrori commessi in Afghanistan. Orrori su orrori e la guerra continua.

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