Conflitti

Istruzione: Università in Iraq e negli Stati Uniti

Il Prof. Issam Al-Rawi è stato professore di Geologia all’Università di Baghdad. Ha dato un grande contributo nel rivelare i crimini contro i suoi colleghi ed ha collaborato alla stesura della lunga lista degli accademici iracheni uccisi. E' rimasto in Iraq malgrado le minacce alla sua incolumità. Il 30 Ottobre 2006 è stato ucciso davanti alla sua casa da alcuni killer sconosciuti.
20 febbraio 2012
Costs of War
Tradotto da Antonella Pegoli per PeaceLink
Fonte: costsofwar.org

Dr Issam Al-Rawi L'Iraq vanta una ricca storia di contributi nei vari campi accademici e trenta anni fa le sue università erano l’invidia del Medio oriente. Durante i primi anni del regime di Saddam Hussein, il sistema scolastico iracheno era ben strutturato, aveva rapporti con l’estero ed era aperto alle donne. La formazione universitaria era gratis e il livello di scolarizzazione era cresciuto dal 52 % nel 1977 all’80% nel 1987.

Il collasso quasi totale del sistema dell’istruzione iracheno fu il culmine di un processo di declino che prese piede con il regime di sanzioni internazionali negli anni 90 e che culminò con la guerra del 2003 e le sue conseguenze. Le università irachene vennero svaligiate non solo di testi manoscritti ma anche delle più elementari infrastrutture che ne permettevano il funzionamento. A causa delle sanzioni internazionali che seguirono la guerra del Golfo del 1991, i burocrati stranieri bloccarono le richieste per materiali e risorse scolastiche.

Dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti, musei e biblioteche universitarie furono saccheggiati e molti manoscritti e documenti vennero distrutti, malgrado i precedenti appelli alla protezione dei siti di importanza culturale in Iraq da parte dell’Ufficio per la Ricostruzione e l’Assistenza Umanitaria del Pentagono. Il processo di debaathificazione messo in atto da Jerry Bremer, cominciato nel 2003, portò alla rimozione di metà delle alte cariche universitarie, senza considerare la reale appartenenza o meno al partito Baath.

Molti docenti furono rapiti ed uccisi durante le violenze che seguirono l’invasione statunitense. Sebbene il numero esatto dei docenti uccisi sia difficile da individuare, le stime dei giornalisti oscillano tra i 160 e i 380 dal 2006. Le studentesse sono diventate bersaglio di minacce ed intimidazioni da parte dei gruppi di milizie fondamentaliste. In soli tre decenni, le università irachene, a quanto pare le migliori del mondo islamico, sono state praticamente distrutte.

Nel 2004, John Agresto, segretario statunitense del Ministero dell’Istruzione, stimò i bisogni per la ricostruzione delle devastate università irachene. Agresto fece richiesta al Congresso per 1.2 miliardi di dollari anche se le Nazioni Unite e la Banca Mondiale avevano stimato che sarebbero serviti quasi 2 miliardi di dollari per “garantire degli standard minimi di insegnamento ed apprendimento”. Ciononostante, Agresto ebbe 8 milioni di dollari, meno dell’1% di quanto avesse richiesto.

Lontane dal campo di battaglia, le università americane hanno pagato un prezzo meno visibile durante le guerre a seguito dell’11 settembre. Il sistema universitario pone un’enfasi sulla ricerca militare maggiore di quanto lo facesse prima dell’11 settembre e, di conseguenza, distoglie gli studenti dalle professioni e i ricercatori da altri progetti urgenti che questi potrebbero perseguire. Invece di affrontare problemi di salute pubblica come il diabete o le malattie vascolari che uccidono un alto numero di americani, le risorse economiche sono state rivolte verso la preoccupazione del bioterrorismo (che ha ucciso cinque americani dall’11 settembre).

La Guerra in Iraq ha danneggiato il sistema iracheno ed americano in maniera diversa, dando luogo allo svilimento del sistema educativo in Iraq e ad una ricollocazione della ricerca di lavoro lontano dalle tematiche della salute ed altri temi sociali di grande importanza per gli Stati Uniti.

Tradotto da Antonella Pegoli per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.
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