Conflitti

Effetto boomerang a Bengasi

19 settembre 2012
Human Rights Investigations
Tradotto da Andrea Lisi per PeaceLink
Fonte: www.humanrightsinvestigations.org - 12 settembre 2012

bengasi 14 mesi fa riportammo la notizia del linciaggio di un uomo di colore da parte della folla razzista nel quartier generale dei ribelli a Bengasi e HRI[1] è fu tra i primi a documentare come l'odio razziale veniva deliberatamente fomentato, al fine di favorire l’agenda militarista della NATO.

 

In quel periodo avvertimmo del pericolo rappresentato dai ribelli, tra i quali era chiaramente presente un’importante fazione facente capo ad Al Qaeda ed operante nelle modalità del Ku Klux Klan.

 

Oggi, in un classico esempio di effetto boomerang, veniamo a sapere che l'ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens – il quale ignorò le atrocità messe in atto in quel periodo, di fatto vantandosi[2] di "essere onorato di servire come diplomatico presso l’opposizione libica rivoluzionaria (sic)" - è stato ucciso per mano di una milizia islamista a Bengasi, insieme ad altri tre americani e ad almeno 10 libici, mentre il nuovo consolato veniva saccheggiato e dato alle fiamme, e anche il rifugio dove essi stavano fuggendo veniva attaccato[3].

 

In questo caso, la folla di Bengasi avrebbe reagito inferocita ad un film deliberatamente provocatorio chiamato "Maometto, o l’innocenza dei musulmani", prodotto da un sedicente "uomo d’affari israelo-americano" (in realtà un indicibile idiota[4] residente in California, chiamato Nakoula Basseley Nakoula), ed il cui trailer è stato caricato su YouTube con sottotitoli in arabo.

 

Al di là di questo,  gli islamisti di Bengasi hanno voluto vendicarsi, dopo aver ricevuto conferma da un video del leader di Al Qaeda Ayman al-Zawahiri, dell’uccisione da parte di un drone americano tre mesi fa in Waziristan di Abu Yaya al-Libi[5] - numero due di Al Qaeda e fratello di una figura di alto spicco del Gruppo combattente islamico in Libia. Dopo aver rivendicato di essere stati colpiti da spari provenienti dall’ambasciata, circa 400 aggressori hanno puntato le armi contro i loro fornitori, addestratori e benefattori americani.

 

Questo evento dovrebbe costituire una lezione per coloro che hanno armato, finanziato e inviato combattenti di Al Qaeda, propagandando e contribuendo allo scoppio di una guerra civile dai connotati settari sotto la falsa bandiera della "rivoluzione" in Siria.

 

Dovrebbe essere una lezione anche per coloro che, come Human Rights Watch[6], difendono i diritti umani sotto la bandiera dell’"intervento umanitario" della NATO, e che oggi sostengono attivamente le milizie ribelli che in Siria terrorizzano la popolazione, bombardano gli ospedali[7], decapitano i prigionieri[8] e li utilizzano come involontari kamikaze[9].

 

Tradotto da Andrea Lisi per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.
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