Conflitti

"Perché ci odiano?"

Il risentimento e l'odio serbato dal Medio Oriente nei confronti degli USA hanno radici antiche. Secondo Paul Atwood, che ne analizza i motivi, "Washington si trova nel bel mezzo di un turbine che ha provocato lei stessa".
29 settembre 2012
Paul Atwood
Tradotto da Marika Romano per PeaceLink
Fonte: Counterpunch.org

Paul Atwood I recenti attacchi alle ambasciate americane e ai consolati in numerosi paesi musulmani sono considerati una reazione ingiustificata ed irrazionale a un film che ritrae il Profeta musulmano Maometto in modo offensivo. Il film e’ deliberatamente blasfemo e provocatorio nei confronti della fede Islamica e sembra inteso a infiammare la rabbia musulmana gia’ incandescente contro gli USA per le sue guerre in Iran e Afghanistan, per i devastanti attacchi aerei in Yemen, Somalia e molti altri paesi e per il sostegno unilaterale dato a Israele unito a una serie di luoghi comuni per i Palestinesi. Le radici di questo diffuso sentimento anti-americano sono percio’ piu’ profonde di quanto possa essere spiegato solamente dai recenti avvenimenti. Le cause della furia musulmana possono essere, invece, fatte risalire al crescente intervento di Washington nei paesi musulmani alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Prima di essa, gli Stati Uniti erano considerati un paese non interventista, perfino anti-imperialista, amico di quasi tutti. Tuttavia, ancora prima che la Guerra finisse, il Presidente Roosevelt strinse un patto segreto con il re dell’Arabia Saudita: l’America avrebbe fornito protezione ai Sauditi (e fondamentalmente anche armi per reprimere il proprio popolo) in cambio di libero accesso ai campi sauditi di petrolio scoperti negli ultimi tempi .

Pochi ora ricordano le politiche americane durante la crisi irachena del 1946, quando gli Stati Uniti minacciarono indirettamente di cacciare le truppe sovietiche dall’Iran. Le truppe americane, britanniche e sovietiche occuparono l’Iran nel 1941 perche’ questo prese una piega filo-nazista con il padre dell’ultimo cliente Americano, Shah Reza Pahlavi. I Sovietici occuparono i campi di petrolio nel nord dell’Iran con l’appoggio di Washington, durante la Guerra, per evitare che cadessero in mano Nazista. I Sovietici si sarebbero dovuti ritirare a Marzo di quell’anno ma si rifiutarono fino a quando non fosse stato raggiunto un accordo che consentisse all’URSS di acquistare petrolio iraniano per la ricostruzione del proprio paese devastato dalla guerra. Inizialmente l’Amministrazione Truman incoraggio’ il governo iraniano ad accettare l’accordo. Poi quando l’Armata Rossa ritratto’, incoraggio’ anche gli Iraniani a venire meno agli accordi. Vale la pena notare che l’Armata Rossa non rioccupo’ il territorio, smentendo l’affermazione, fatta subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, che i Sovietici erano determinati a dominare il mondo. Non c’era nulla, nemmeno l’utilizzo di armi nucleari, che gli Stati Uniti avrebbero potuto fare per fermare l’Armata Rossa se questa avesse deciso di rioccupare i campi petroliferi iraniani, dal momento che questo avrebbe distrutto le stesse risorse che si contendevano. I Sovietici erano solo uno dei principali ostacoli ai progetti Americani del dopoguerra, sebbene si sbandierasse fossero il motore primario. Il nazionalismo era ugualmente importante, specialmente il genere d’indipendenza nazionalista desiderata dai paesi che possedevano le risorse vitali ambite dagli Stati Uniti. Inoltre pochi si rendono conto che fino alla Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti erano i primi esportatori di petrolio. Al termine della Guerra avevano consumato cosi’ tanto del loro petrolio e la loro economia basata sul consumo di idrocarburi era cresciuta esponenzialmente, che da quel momento in poi furono costretti a importare petrolio.

Sono in molti a ricordare nel 1953 il rovesciamento del Primo Ministro iraniano, Mohammed Mossadeqh. La neonata CIA, violando il mandato assegnatoli di raccolta d’informazioni, riusci’ a rovesciare un governo costituzionale ed eletto democraticamente perche’ quello stesso governo decise che il petrolio iraniano apparteneva agli iraniani e non alla compagnia petrolifera Britannica, che sarebbe poi diventata British Petroleum. Il progetto americano era inteso a far si’ che le compagnie americane, in seguito, potessero avere il dominio della produzione iraniana petrolifera e allo stesso tempo liberarsi della concorrenza Britannica in Iran. Fu cosi’ insediato lo Shah e il suo governo autoritario nel ruolo di gendarme al servizio di Washington. La CIA e l’esercito americano, per garantire il proprio controllo, addestrarono la loro temuta polizia segreta nella raffinata arte della tortura e del terrore.

Nel frattempo la CIA era attivamente impegnata ovunque in simili sforzi all’indebolimento di qualsiasi forma di nazionalismo, socialismo o comunismo che avrebbe interferito con il programma di dominio americano, e cioe’, non la promozione della “ democrazia” ma l’inserimento di clienti alleati in posizioni di potere in paesi considerati strategici per le loro risorse o per la loro posizione geografica. Per motivi di spazio la lista non e’ completa ma sicuramente importante per gli avvenimenti attuali e’ il ruolo che la “ Compagnia” ha avuto nel rovesciamento nel 1958 del cliente Britannico, Re d’Iraq, un intrigo nel quale Saddam Hussein ha avuto la sua parte e che alla fine ha condotto alla sua dittatura con la quale Washington era felice di cooperare dopo il rovesciamento dello Shah d’Iran nel 1979. Il famoso film di Donald Rumsfeld che stringe calorosamente la mano di Saddam illustra perfettamente l’umiliazione a cui Washington si e’ spesso dovuta abbassare per raggiungere i propri scopi. Gli Stati Uniti fornirono informazioni altamente tecniche all’Iraq contro l’Iran, sostenendolo nel massacro che ne segui’ e, quando utilizzo’ il gas chimico fornito dalle societa’ americane contro i Kurdi iracheni durante la Guerra con l’Iran, Washington evito’ le sanzioni contro il suo regime. A quel punto stava aiutando il programma americano d’indebolimento del fondamentalismo iraniano di modo che i suoi crimini potessero essere coperti. Tuttavia, la sua invasione del Kuwait nel 1990 divenne la giustificazione logica alla permanente presenza militare Americana nel Golfo Persico.

All’epoca dell’11 Settembre, Michael Scheur era il principale esperto nella CIA di Al Qaeda. Nei suoi scritti enfatizzo’ il fatto che gli americani dovevano prendere seriamente in considerazione le motivazioni sostenute da Bin Laden per l’antagonismo di Al Qaeda verso gli Stati Uniti. Uno dei motivi principali era la presenza militare americana in Arabia Saudita durante e dopo l’Operazione Desert Storm. Bin Laden disse chiaramente che la presenza di truppe “infedeli” nel sacro suolo Islamico era una profanazione, di conseguenza tutte le forze Americane dovevano essere cacciate da tutti i territori Islamici. La percezione diffusa nel mondo Islamico della profanazione dei luoghi piu’ sacri dell’ Islam da parte degli americani, del loro sfruttamento delle risorse Musulmane e del loro sostegno agli apostati corrotti e dittatoriali come i leader degli stati del Golfo, contribui’ alla facilita’ di reclutamento di nuovi Jihadis per la causa di Al Qaeda.

Scheur inoltre fece notare che Bin Laden disse che gli attacchi del 11 Settembre erano mirati a incentivare l’intervento di Washington nella zona e cosi’ promuovere un ulteriore antiAmericanismo e al contempo infiammare il suo movimento. In larga misura l’intervento americano e’ andato precisamente secondo i piani di Bin Laden e la corrente esplosione di violenza intorno al mondo verso gli USA e’ una conseguenza diretta del crescente risentimento e odio da tempo serbato nella memoria del Medio Oriente. Washington si trova nel bel mezzo del turbine che ha provocato lei stessa.

La cosidetta “Primavera Araba” rappresenta un risorgimento di opposizioni , da lungo tempo in ebollizione, alle numerose dittature nella zona, la maggior parte sostenute da Washington, tranne alcune eccezioni scottanti come la Siria e la Libia. Sebbene il Presidente Obama e Hillary Clinton abbiano parlato religiosamente della democrazia popolare e della ‘volonta’ del popolo’, questo non ha aiutato gli sventurati abitanti del Bahrain o dell’Arabia Saudita, dove in seguito hanno avuto luogo delle repressioni brutali e immediate, con dei meri sospiri da parte di Washington. Ricordatevi che all’inizio il Presidente Obama sosteneva Hosni Mubarak in Egitto fino a quando non si sono intensificate le dimostrazioni al Cairo, costringendo gli USA ad abbandonarlo, ma non prima che l’alto comando militare Egiziano intervenisse a rassicurare il Dipartimento di Stato che avrebbe preso il suo posto. Poi gettarono Mubarak ‘sotto un treno’. Tuttavia la forte pressione del popolo per una ‘voce’ spingeva ad un’elezione. Dal momento che l’ Esercito Egiziano e’ finanziato e armato da Washington e riceve la piu’ grande somma ( dopo Israele) di aiuti esteri, la diffusa opinione che l’Esercito Egiziano sia una creatura Americana ha condotto alla vittoria elettorale dei tanto disprezzati Fratelli Musulmani. Dopo le elezioni, il Tribunale Egiziano ha cercato di impedire l’assegnazione di questo Parlamento dominato dai Fratelli e con la rappresentanza degli ancora piu’ violenti Salafisti, ma il nuovo Presidente d’Egitto certo rappresenta i Fratelli. Una ragione per cui l’Esercito concesse le elezioni e’ che la leadership temeva che le sue truppe non riuscissero a reprimere una insurrezione di tale portata, nata dalle radici profonde della loro stessa origine sociale. Morsi sta ben attento ora. Resta da vedere come si evolvera’ la nuova configurazione di potere, Islamisti contro Esercito.

L’assassinio dell’ambasciatore Americano e di tre altri Americani in Libia ha indotto l’amareggiata Segretaria Clinton a chiedere come coloro, che dovevano la loro ‘liberazione’ agli Stati Uniti, potessero essere cosi’ ingrati verso i loro emancipatori, confermando cosi’ quanto poco capisse le ragioni delle insurrezioni Libiche ne’ di quelle che il suo governo aveva provocato o il probabile livello di fallimento totale dell’ intervento pianificato dagli Stati Uniti. L’interpretazione generale di quello che e’ accaduto in Libia e’ che gli Stati Uniti e i suoi alleati nella NATO hanno condotto un intervento umanitario per liberare la Libia da un altro feroce dittatore. E’ vero che Muammar Gheddafi ha governato dispoticamente ma in questo e’ stato appoggiato da una considerevole maggioranza, perlomeno nella Libia occidentale, dove le tribu’ tradizionali erano leali.

La Libia divento’ uno stato indipendente solo nel 1951. Prima era stata una colonia Italiana o piuttosto tre colonie separate e riunite sotto il nome usato dagli antichi Romani per la maggior parte del Nord Africa. L’Italia, nel tentativo di assoggettare queste colonie, divenne il primo impero Europeo a effettuare incursioni di bombardamento, piuttosto primitive, sulle tribu’ che opponevano resistenza. Furono presto seguiti dai Francesi in Siria e Libano e dai Britannici in Iraq e Afghanistan, ricordi ancora vivi nella memoria della gente. Percio’la Libia , come molte nazioni che hanno conquistato l’indipendenza dopo la Seconda Guerra Mondiale, era un costrutto astratto dove si univano gruppi etnici e tribu’ ostili e diffidenti tra loro, in un modello plasmato dai precedenti padroni coloniali a servizio dei loro interessi. Quando nel 1969 Gheddafi detronizzo’ il corrotto Re di Libia , il quale aveva flirtato con le compagnie petrolifere occidentali e accumulato entrate dal petrolio libico scoperto di recente, si ritrovo’ un paese lacerato dalle ostilita’ tribali. Uno dei problemi era che la maggior parte del petrolio si trovava nella parte orientale, dove abitavano le tribu’ sleali. Soppresse duramente l’opposizione.

Un altro problema che Gheddafi affronto’ con successo e che gli provoco’ l’eterna ostilita’ degli occidentali e lo condusse al gioco fatale del cane e del gatto, era che le compagnie petrolifere occidentali dominavano l’industria e avevano la maggioranza dei profitti. Gheddafi nazionalizzo’ immediatamente il petrolio ma permise ad alcune compagnie di rimanere. Tuttavia aumento’ loro (tra cui la compagnia americana Occidental) le tasse e le royalties, avendo cosi’ a sua disposizione degli introiti notevoli che utilizzo’, invece, per elevare considerevolmente il tenore di vita principalmente dei suoi leali ma anche della popolazione intera. Non e’ chiaro se questo esempio abbia sollecitato quello che e’ successo in seguito ma resta il fatto che numerose colonie petrolifere degli occidentali dopo iniziarono la loro nazionalizzazione, sconvolgendo precedenti accordi redditizi per gli occidentali. Si rifiuto’ anche di realizzare l’ancoraggio della moneta libica, il dinaro, al Fondo Monetario Internazionale e si rifiuto’ di sottomersi alla Banca Mondiale e Banca Internazionale per una risoluzione. Gheddafi si elevo’ a modello del panarabismo, il movimento per la riunificazione dell’intero mondo Arabo e fondo’ numerosi movimenti nazionalisti anti-occidente.

Durante tutto questo tempo la CIA era attivamente implicata con gli avversari di Gheddafi a trovare una soluzione per poterlo rovesciare. Questa sfida letale condusse a un terrorismo reciproco ( anche se la maggior parte dei media americani e dei resoconti degli intellettuali omette l’operato americano) e culmino’ nelle atrocita’ di Lockerbie, seguite dal bombardamento della Libia, tra cui la casa di Gheddafi, dove fu uccisa la sua figlia adottiva di tre anni. Gheddafi in seguito intensifico’ gli sforzi per l’acquisto di armi chimiche e intraprese perfino un programma nucleare. Tuttavia le sanzioni lo costrinsero a consegnare i sospettati nel caso Lockerbie per un processo in UK e rinunciare al programma di armi di distruzione di massa. A quel punto i media occidentali dichiararono che Gheddafi aveva ‘normalizzato’ gli affari con l’occidente.

Qualsiasi opinione si fosse fatto del rapporto con i suoi vecchi nemici, la CIA aveva altre idee. Cosi’ non appena la ‘Primavera Araba’ insorse in Tunisia e si diffuse nell’intera zona, molti Libici seguirono l’esempio e comincio’ la guerra civile in Libia. La NATO e Washington si gettarono a capofitto per ultimare quello che i governi occidentali e le societa’ energetiche desideravano da tempo- la caduta di Gheddafi e l’inserimento di un governo, essenzialmente di clienti selezionati, che avrebbe riconsegnato le risorse libiche al potere delle multinazionali americane. Nel bel mezzo del conflitto la compagnia globale privata di raccolta di intelligence STRATFOR pubblico’ e fece circolare una mappa dettagliata dove si mostrava che la maggior parte del petrolio in Libia si trovava nella zona orientale di Benghasi. Era anche risaputo che il petrolio Libico era del genere che si raffinava facilmente nella benzina utilizzata dalle automobili europee. Il Senatore della Carolina del Sud Lindsay Graham raglio’ affannosamente sulle possibilita’ di profitto “Facciamoci avanti! Ci sara’ tanto petrolio. C'e’ la possibilita’ di fare tanti soldi in Libia. Tanto petrolio da estrarre. Facciamoci avanti e aiutiamo il popolo Libico a instaurare una democrazia e un’economia efficace basata sui principi del libero mercato.” Ancora prima che la ‘rivoluzione’ avesse successo e un nuovo governo venisse instaurato, i gruppi ribelli, che rivendicavano il commando, annunciarono la dissoluzione della banca nazionale di Gheddafi e la sostituirono con una nuova banca centrale legata alle istituzioni internazionali che, ovviamente, erano in mano all’establishment occidentale finanziario.

Come i media mostrano chiaramente, Gheddafi era ancora enormemente appoggiato. I ‘ribelli’ erano costituiti da membri delle tribu’ orientali a lungo ostili al potere della Libia occidentale, ma anche minoranze etniche, come i Berberi, o membri Libici di Al Qaeda, come pure i Jihadisti del mondo Arabo e Musulmano. Nel miscuglio tossico c’erano gli agenti della CIA e le operazioni segrete delle Forze Speciali Americane. Probabilmente Gheddafi avrebbe aspettato, se gli occidentali non avessero fornito le armi ai suoi avversari , specialmente la campagna di bombardamento condotta dagli Stati Uniti. Tuttavia i risultati odierni erano assolutamente prevedibili.

Il cosidetto governo insediato a Tripoli, nella Libia occidentale, non ha alcun controllo, specialmente nella Bengasi orientale. Gli uffici del primo ministro provvisorio furono attaccati a Maggio e quattro funzionari uccisi. A Giugno una bomba esplose nello stesso edificio del consolato e l’ambasciatore Stevens venne ucciso. L’attentato all’ambasciatore britannico falli’. A Gennaio gli uffici del Consiglio Nazionale di Transizione furono saccheggiati testimoniando che le fazioni di Bengasi volevano l’indipendenza, non uno stato unificato. Quanto ancora ci voleva a Washington a capire che i suoi migliori piani stavano andando a monte? Benjamin Barber fa notare su un articolo nel Guardian che almeno 100,000 militanti di una qualsiasi delle fazioni, tutti provvisti di armi Americane e della NATO ( incluse le lanciagranate a propulsione a razzo) continuano a dichiararsi guerra o jihad, e che Al Qaeda non e’ altro che una fazione di casa. Infatti Al Qaeda alzo’ le bandiere a Palazzo di Giustizia di Bengasi il giorno dopo l’uccisione di Gheddafi.

Il 2 Marzo 2007, il Generale Wesley Clark in pensione, ex Commandante Supremo della NATO e candidato alla presidenza nel 2004, apparve sul programma televisivo di Amy Goodman, Democracy Now. Durante l’intervista rivelo’ che, subito prima l’invasione dell’Iraq un alto ufficiale del Pentagono, divulgo’ un piano segreto di rovesciamento dei governi di sette paesi – Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran. Il seguente Ottobre, in un discorso a San Francisco, confermo’ quanto detto e aggiunse dei commenti riguardo una conversazione avuta nel 1992 con Paul Wolfowitz, uno degli artefici principali della linea politica di George W. Bush, all’epoca il numero tre nel Dipartimento di Difesa. Citando Wolfowitz, Clark disse: “ Una cosa che abbiamo imparato (nella Guerra Persiana del Golfo) e’ che possiamo utilizzare il nostro esercito nella zona – nel Medio Oriente- e che i Sovietici non ci fermeranno, che avremo cinque o dieci anni per ripulire i vecchi regimi Sovietici- Siria, Iran, Iraq- prima che arrivi la prossima superpotenza a fermarci.”
La nuova Amministrazione di Obama avrebbe dovuto far eliminare i Neoconservatori dal potere e, tuttavia la ritirata dall’Iraq (che non e’ veramente una ritirata) era stata negoziata da Bush e l’ ‘impennata’ in Afghanistan, ordinata da Obama, ha raggirato i neotruffatori, proprio come la ‘liberazione’ della Libia ha certamente seguito i loro piani e le loro stupide aspettative. La Siria attende i nostri aiuti umanitari ma si potrebbe dimostrare l’intervento piu’ disastroso in assoluto.

Note: Paul Atwoood e’ Direttore Provvisorio del William Joiner Center per lo Studio della Guerra e delle Conseguenze Sociali, Facolta’ del Dipartimento di Studi Americani, Universita’ di Massachusetts-Boston, membro della Smedley Butlet Brigade, The Boston chapter of Veterans for Peace.
E’ autore del libro Guerra e Impero: lo Stile di Vita Americano.
Tradotto da Marika Romano per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

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