Conflitti

La mia mente va ai dibattiti presidenziali delle ultime settimane negli Stati Uniti. Il presidente Barack Obama e il governatore Mitt Romney facevano a gara per promettere le più "paralizzanti" sanzioni contro l'Iran.

Vesciche e sanzioni

Le sofferenze dei superstiti della guerra chimica Iran-Iraq di venticinque anni fa sono ancora dolorose e attuali. Ma cure e medicinali sono "bloccati" dalle sanzioni.
E l'autore si chiede: - La "comunità internazionale" ha deciso che è "legale" annientare una popolazione fino a questo punto. Ma è morale? E' giusto? -
28 novembre 2012
Shahriar Khateri, Narges Bajoghli
Tradotto da Ernesto Celestini per PeaceLink

Iprite - il gas mostarda

Era il febbraio dell’1987, in prima linea vicino Khorramshahr, nel sud dell'Iran, lungo il confine iracheno, eravamo stati impegnati in battaglie pesanti per oltre una settimana. Le nostre truppe erano entrate nelle posizioni fortificate irachene, e gli iracheni ce la stavano facendo pagare: colpi di artiglieria e di mortaio ci piovevano in testa come vendetta, mentre gli aerei iracheni continuavano a bombardarci.

Era un inferno. Cadaveri, sia iraniani che iracheni, erano sparsi per tutto il campo, come bambole rotte in un paesaggio devastato dalla guerra, poggiati su un fianco, con gambe e braccia disarticolate e teste spazzate via. Volti irrigiditi in un’espressione di paura, di dolore - e, a volte, di sollievo. Il lezzo del sangue e del sudore era veemente. E' un odore che non mi ha lasciato mai dopo tutti questi anni ... mi ha impregnato attraverso i pori.

Avevo paura, ma ero ancora orgoglioso di me per essere entrato nell'esercito come volontario a quindici anni. Mi sentivo forte e coraggioso.

Ma in mezzo a tutta quella morte, pensavo a mia madre, e a quanto si stava preoccupando. Mio fratello, dopo essere stato curato per le ustioni chimiche, era tornato al fronte, solo per essere ucciso mesi dopo. Mia madre non ha mai potuto seppellirlo e piangere il suo lutto su una tomba. Ancora oggi il suo corpo non è stato trovato.

Mi chiedeva di non andare al fronte. "Non basta che abbia già perso un figlio?", gridava. Ma io non ascoltavo, volevo seguire le orme del mio fratello eroe. In quel giorno del 1987, ero sicuro che stava ascoltando la radio e piangeva, non sapendo se l'unico figlio che le era rimasto fosse vivo o morto.

"Gas! Gas! " I soldati cominciarono a gridare in preda al terrore. Ho visto una nuvola minacciosa dirigersi verso le nostre trincee e le mie narici immediatamente percepirono un odore strano.

I nostri comandanti gridavano: "Mettete le maschere antigas. Svelti! " Ho messo subito la maschera antigas e ho cominciato a correre con gli altri soldati nella direzione opposta al fumo velenoso che si avvicinava. Era difficile respirare mentre correvo con la maschera. Mi sentivo soffocare, ma gli altri soldati mi spingevano avanti. Siamo stati fortunati – cambiò il vento e spinse la nube di gas lontano. Ripensandoci ora, so che è stato un grande miracolo, chissà quanti altri compagni avremmo perso se il vento non avesse cambiato direzione.

Molti del nostro battaglione erano proprio al centro della zona dove buttarono i gas. Volevo tornare lì per aiutarli, ma i miei comandanti non mi fecero tornare. Mi tolsi la maschera antigas e, per la prima volta, sentii gli occhi che bruciavano. Intorno a me, altri cominciarono a tossire violentemente e qualcuno sveniva. Sentivo dalla radio di un ufficiale che avevamo subito pesanti perdite: Il gas uccise istantaneamente molte persone. Altre avevano ferite gravi.
Poi arrivò la notte e un po' alla volta arrivarono le cattive notizie: molti dei miei più cari amici erano stati uccisi durante l'attacco. Cominciai a piangere, ma dovevo frenare le lacrime, gli occhi bruciavano. Provai a urlare, ma era troppo difficile respirare.
I miei polmoni bruciavano per i gas.

Resti di armi chimiche sganciate contro i curdi da Saddam (1988)

Dal 1981 l'Iraq ha cominciato a sparare innumerevoli armi chimiche contro i soldati iraniani e contro le città curde irachene, durante gli otto anni di guerra Iran-Iraq. Oggi, 24 anni dopo, l'Iran ospita la più grande popolazione al mondo di sopravvissuti alle armi chimiche, la maggior parte sono malati cronici.

La guerra Iran-Iraq 1980-1988 è stata la più lunga guerra convenzionale del XX secolo e una delle più sanguinose. Per la prima volta dopo la prima guerra mondiale, gli eserciti si fronteggiavano in trincea. In tutto ci sono state più di un milione di vittime.

Le truppe irachene fecero il loro primo attacco estensivo con armi chimiche contro l’Iran a marzo 1981, con proiettili che contenevano tonnellate di sulfur mustard (iprite- gas mostarda) e agenti nervini. Poi, con l'aiuto della Germania Ovest, l'Iraq cominciò a produrre iprite e gas nervini in grandi quantità. Dopo molte richieste del governo iraniano nel marzo 1984, la "comunità internazionale" inviò tre squadre investigative ufficiali in Iran, ma solo dopo che gli elicotteri costruiti dai tedeschi, dai sovietici e dai francesi avevano scaricato altre tonnellate di veleno sul suolo iraniano.

A marzo 1984, il segretario generale dell'Onu, Javier Pérez de Cuéllar, ordinò un'inchiesta che concluse che l'Iraq aveva trasgredito il protocollo di Ginevra del 1925 che vieta l'uso di gas velenosi nelle guerre.
Tutti gli Stati membri hanno ignorato questa delibera. Ci sono state altre due indagini ufficiali: una a febbraio-Marzo 1986 e un’altra a aprile 1987. Anche in questo caso, la comunità internazionale ha ignorato i risultati.

Imprese della Gran Bretagna, Francia, Germania Ovest, Spagna, Stati Uniti, India, Egitto e altri Paesi erano coinvolte nella vendita e fornitura di materiale e armi chimiche all'Iraq. Ad oggi, nessuna impresa è stata ancora processata per il suo coinvolgimento in questo commercio.

Suleymanya: Di fianco alla prigione, adesso museo alla memoria dei 182 mila scomparsi a causa delle epurazioni di Saddam, alcuni vecchi carri armati ricordano gli anni di guerra e di orrore.

Ci sono stati più di trenta attacchi chimici su aree residenziali in Iran e nella città irachena curda di Halabja, in cui sono stati uccisi più di 5.000 civili.

Durante tutto l'arco dei sette anni di guerra vari agenti chimici sono stati usati su soldati e civili, la maggior parte degli agenti nervini hanno conseguenze fatali per gli esseri umani e provocano anche danni per l'ambiente. Per effetto dell’ iprite-gas mostarda sul DNA, è comune che i sopravvissuti soffrano per lunghi periodi di malattie polmonari croniche e disturbi agli occhi e alla pelle. Ci possono essere anche ulteriori complicazioni, come cancro e danni al sistema immunitario, disturbi psicologici e genetici. La gravità di queste condizioni dipende dall’intensità e dalla durata dell'esposizione, nonché dalla capacità di resistenza corporea individuale. Ogni anno, continuano a morire i colpiti da armi chimiche, i loro polmoni, alla fine collassano, dopo anni strazianti di respiro affannoso e tosse.
Ad aggravare questa situazione, sono ben scarse le conoscenze mediche per curare le vittime della guerra chimica (ma anche, di uranio impoverito).

 


E l'ottobre 2012 al Centro di ricerca medica di Teheran per i veterani, dove lavoro. C'è una leggera pioggia. Io sono in ufficio a lavorare a una relazione sugli effetti della iprite sulla salute, che dovrò presentare in una conferenza la prossima settimana in Europa. Il mio cellulare squilla e vedo un numero sconosciuto sullo schermo.
Un uomo con una voce roca chiede di me.

Si presenta e resto scioccato. Si tratta di Alì, uno dei sopravvissuti all'attacco chimico del gas in quel fatidico giorno nel 1987. Lui ed io eravamo nello stesso plotone. Mi ricordo che era gravemente ferito. Siamo rimasti in contatto per qualche tempo, ma avevamo perso i contatti molti anni fa.

"Abbiamo bisogno del suo aiuto, dottore», rantola al telefono. "Si ricorda come i miei occhi sono stati danneggiati dal gas mostarda in questo attacco? Ho fatto tanti interventi chirurgici, tra cui un trapianto di cornea. Il mio medico ha prescritto farmaci speciali per prevenire il rigetto del trapianto. Ma non si trovano nelle farmacie e il mio medico dice che diventerò cieco a meno che non riesca a mettere le mani su quelle medicine. E si ricorda il nostro comandante, Reza, che è stato ricoverato in ospedale per due mesi dopo l'attacco del gas? "

"Certo che me lo ricordo. So che soffriva di gravi danni ai polmoni. Cosa gli è successo? " Chiedo.

"Deve usare gli inalatori di ossigeno più volte al giorno per sopravvivere, ma l'inalatore che lo aiuta a respirare è della stessa azienda che fa le mie medicine. Le farmacie hanno detto che non hanno più questi farmaci stranieri, perché le sanzioni bloccano la loro importazione in Iran. Abbiamo pensato a lei, dottore, e speriamo di poter trovare un modo per ottenere i farmaci che ci servono. "

Il mio cuore si spezza mentre ascolto la sua voce stanca. "Farò del mio meglio, Alì," Mi faccio forza. "Prometto di trovare i farmaci e inviarveli. Migliorerete subito. Salutami Reza. "

Ho subito riagganciato il telefono.

Mi vergogno, perché so che non posso aiutarli. Non sono solo Reza e Alì in pericolo di vita per la carenza di medicine in Iran, ormai ci sono molte migliaia di sopravvissuti ai danni delle armi chimiche, sia civili che veterani, che hanno gli stessi problemi.

E, come medico, so che i superstiti della guerra chimica in Iran non sono gli unici che devono affrontare queste difficoltà, ma anche i pazienti che soffrono di cancro e di malattie in fase terminale e altri. I loro farmaci non sono più disponibili a causa delle sanzioni.
Le stesse sanzioni non vietano l'importazione di medicine, ma la verità è che le aziende farmaceutiche iraniane e il Ministero della Salute non possono acquistarle per le restrizioni rigorose della Banca Centrale dell'Iran e per il fatto che lo SWIFT, l'ente che gestisce le transazioni bancarie mondiali, ha tagliato fuori le banche iraniane dal sistema.

Anche le società iraniane che fino ad ora erano riuscite ad eludere le sanzioni trasferendo denaro per mezzo di una banca intermediaria stanno scoprendo che la maggior parte dei loro ordini vengono respinti.

La mia mente va ai dibattiti presidenziali delle ultime settimane negli Stati Uniti. Il presidente Barack Obama e il governatore Mitt Romney facevano a gara per promettere le più "paralizzanti" sanzioni contro l'Iran.

C'è una sola cosa che voglio chiedere - La "comunità internazionale" ha deciso che è "legale" annientare una popolazione fino a questo punto. Ma è morale? E'  giusto?-

 

Shahriar Khateri è un veterano iraniano della guerra Iran-Iraq. Esposto agli agenti chimici della guerra durante i combattimenti, Khateri divenne medico alla fine della guerra, e dal 1997 si occupa della cura dei sopravvissuti alle armi chimiche. Attualmente dirige in Iran l'unica organizzazione non governativa che sostiene in modo efficace i sopravvissuti alla guerra chimica iraniani e kurdi- iracheni. E’ anche uno dei fondatori del Museo della Pace di Teheran. Questo articolo è tratto da una sua registrazione.

Narges Bajoghli è studentessa di antropologia e dottorando presso la New York University. E' regista del film documentario “La pelle che brucia” (2012), sui sopravvissuti della guerra chimica in Iran. Ha effettuato ricerche su questo tema per otto anni.

 

Egregio Presidente di IPPNW-IRAN,

Caro Shahriar,

Vi ringrazio molto per il vostro articolo importante che ho potuto leggere solo ora. Mi auguro che il nostro caro collega Giovanni P. abbia potuto leggere questa e-mail.

Ventuno anni fa, al X Congresso di IPPNW a Stoccolma, alcuni di noi hanno discusso come utilizzare le conclusioni del nostro "studio di Harvard" sulle conseguenze della Guerra del Golfo contro l'Iraq sulla rete irachena di sanità pubblica.  Il nostro studio concludeva che nel medio termine, un numero attorno ai 150,000 bambini iracheni sarebbe morto per fame e malattie infettive.

Mentre il nostro Congresso si svolgeva, decidemmo di portare il nostro studio ad un livello diplomatico internazionale. Così, in un modo che John conosce, ottenemmo la rimozione delle sanzioni in Iraq sui farmaci, iniziando il concetto di "embargo umanitario", che fu, per iniziativa di IPPNW, il primo passo che portò la comunità internazionale e le Nazioni Unite alla realizzazione del programma "Oil for Food".

Chiedo a IPPNW di rinnovare la nostra nobile iniziativa per affrontare lo scenario descritto oggi in modo così efficace e forte dal Presidente di IPPNW IRAN (PSR Iran). Nella mia mente la rimozione dell'embargo sui medicinali nei confronti dell'Iran potrebbe dare una dimensione umanitaria e nobile al necessario accordo internazionale sul programma nucleare iraniano, molto più urgente ora che la Conferenza delle Nazioni Unite di Helsinki è stata annullata.

Spero che questo mio messaggio inviato alla mailing list globale di IPPNW possa facilitare, a IPPNW e alla nostra pacifica comunità, l'uso positivo e pratico della preziosa testimonianza di Shahriar.

Un caro saluto a tutti.

Michele Di Paolantonio, MD

Presidente di AIMPGN (IPPNW Italia) e della Commissione Mediterranea di IPPNW


Note: Traduzione per Peacelink di Ernesto Celestini
Articolo originale su http://www.merip.org/blisters-sanctions
Tradotto da Ernesto Celestini per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

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