Siria, al di là del Bene e del Male
"Io posso parlare del Male perché l’ho vissuto. E altrettanto ho il diritto di raccontare la sofferenza dei siriani buoni e cattivi, giusti e ingiusti, tutti, anche i miei carnefici, perché negli ultimi due anni l’ho vissuta con loro.... Sì, lo ripeto, la Siria è il Paese del Male, perché è diventata una tetra successione naturale da odio ad altro odio e da cattiveria ad altra cattiveria. Anche per colpa nostra…" Così ci (si) racconta Domenico Quirico, giornalista inviato in più “teatri del Male”, dopo la sua liberazione da 152 giorni ostaggio in Siria (Il Paese del Male di Quirico- Piccinin Da Prata Neri Pozza Editore).
Per mesi il suo ritratto rimase affacciato ai balconi dell’Ordine torinese e noi il Primo Maggio sfilammo con il nastrino giallo dell’attesa e della speranza per la sua libertà. In quella sala del nostro Ordine dove accogliemmo commossi il suo ritorno gli chiesi se sarebbe stato pronto a ripartire subito. Mi rispose: “no, non adesso, non così, non in questo marasma delle cose!” Qualche giorno fa, a distanza di pochi mesi dalla sua liberazione, ripetendogli la domanda, ho capito che era già pronto a ripartire, inviato o -perché no?- anche in proprio e non come giornalista: alla ricerca del Bene, nonostante la mostruosa spavalderia della supremazia del Male? Perché no?
Può pur essere afflato “d’amor torinese”, ma sta di fatto che proprio a Torino si è costituita l “L’ambulanza dal cuore forte adcf onlus” nata per volontà della fotoreporter Andreja Restek e di un gruppo di giornaliste torinesi accomunate da unico obiettivo: porgere aiuti concreti alla popolazione civile siriana stremata dal conflitto, anzi da conflitti data la “tetra successione”. Ciò può essere solo Bene per la Siria…
Perché Andreja? Perché lei lì si spinse come fotografa. Non so voi, ma per me la fotografia è “quel tutto istantaneo” (istantanea: appunto) che sa concentrare in un istante la forza della realtà, della natura della cosa, bloccando per sempre un pezzo o tutta una storia. Andreja, dopo averla sperimentata per sé, ha sentito il bisogno di trasmettere quella forza oltre le sue immagini. Ha sentito il bisogno di proseguire come Persona. La storia della nostra professione annovera -oltre i tanti morti (trucidati) sul e per questo lavoro- un buon numero di Giornalisti impegnati volontariamente perché niente di più vero è stato ancora scritto dopo “Il cinico non è adatto a questo mestiere”. Ed è perciò che Andreja si è attivata per organizzare qualcosa (innegabilmente) giusto solo per il Bene. In questo senso nell’estate 2013 è partita e arrivata a destinazione l’ambulanza partita dall’Italia, carica di farmaci distribuiti oltre che all’ospedale di Dar Al Shifa anche all’ospedale pediatrico di Aleppo totalmente privo di farmaci. Oggi sta organizzando un’altra storia intitolata: “una casa per Amir”. Si tratta di contribuire al pagamento d’alloggi temporanei per le famiglie costrette ad abbandonare le proprie abitazioni cercando rifugio nei campi profughi sovraffollati e per lo più carenti di elettricità, acqua potabile e persino pane, proprio come per la famiglia di Amir. Amir è nome di fantasia per ovvie ragioni di sua sopravvivenza, ma è essere umano reale che ha accompagnato come guida le imprese di Andreja. Già incarcerato, rilasciato e ora ancora perseguito, sposato in attesa a breve del primo figlio.
Il 5 giugno il Teatro Gioiello di Torino ospiterà il concerto presentato da Didie Caria e il Coro Goin’ Gospel: il ricavato sarà interamente devoluto a sostegno delle famiglie profughe siriane.
Questo è Bene, nonostante tutto il resto che è Male, che fa male e contro il quale, al momento, sembriamo tutti impotenti e inutili, incapaci perfino d’alleviarlo, altro che debellarlo. Perciò possiamo solo confidare in un poco di Bene buttato là quasi con soggezione ché in ogni caso, se altro non può fare, sa solo fare bene.
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