I giorni a Kabul passano veloci
I giorni a Kabul passano veloci e non mi accorgo di non avervi scritto da
alcuni giorni....
Scusate, la promessa era di farlo ogni giorno ma sinceramente risulta
difficile pensare cosa scrivere, questa sera mi trovo davanti al PC e mi
sto ancora chiedendo: cosa vi raccontero'...?
La citta' risulta familiare per tutti i conoscitori di quella parte di Asia
che si estende dal Kurdistan Turco all'estremita' orientale dell'India.
Negozi polverosi infilati lungo il ciglio della strada in piccoli
"bugigattoli" scuri, alcuni in container e altri completamente all'aperto.
È scavalcando le cose e le persone che ci si trovano davanti che si riesce
a raggiungere la parte piu' vera della citta'....la zona povera!
In Afghanistan i profughi che tornano a casa alla ricerca di qualcosa che
hanno lasciato, ma non troveranno mai piu', sono per lo piu' stipati in
ruderi fatiscenti che non par vero stiano in piedi.
Segni di mitragliatrici e fori di artiglieria sono la caratteristica comune
di questi che sono i nuovi alloggi degli afghani piu' poveri ovvero della
maggioranza di loro.
Ci si chiede quante persone potrebbero morire se ci fosse una piccolissima
scossa di terremoto o piovesse poco di piu' di quanto non accada di solito.
Ed ecco cio' che vedi:
....coperte stese per creare delle pareti e per dare un minimo di
impressione di "casa".....
.... volti che appaiono e scompaiono da dietro quel che rimane di questi
muri color sabbia...
...... volti con sguardi attenti che ti scrutano con grande
curiosita'...giochiamo con alcuni di loro,
i bambini sono uguali ovunque e comunque....
occhi meravigliosi, verdi o azzurri o di un nero cosi' profondo che ti ci
perdi.., questi sono gli afgani del futuro, come non vedere in questi
sguardi la loro voglia di giocare, come non pensare a cio' che hanno
passato e come non preoccuparci che tutto cio' possa a breve ritornare!
L'attenzione di Stefania viene attirata da una porticina dietro la quale si
intravedono volti di giovani donne...vi si avvicina e la invitano ad
entrare....
In un cortile povero, ma molto decoroso si trova innanzi tre giovani
sorelle, la nonna e il nonno ....cominciano una breve, ma intensa
conversazione e come spesso accade tra donne si fanno confidenze e si
raccontano sogni:
"Mi piacerebbe studiare perche' almeno non dovrei dipendere dai miei
fratelli maschi...non posso entrare in un negozio e scegliere la merce
perche' non so leggere le confezioni, non posso prendere un autobus
perche' non so distinguerne il numero e la destinazione.....mi prendono in
giro e non lo posso sopportare!".
Un'altra: "io vorrei studiare perche' vorrei fare la maestra!".
Ed ancora un'altra "io vorrei studiare perche' se fossi istruita
potrei pensare di trovare un marito con una famiglia di ceto piu' elevato
e cosi' non farei la schiava per tutta la vita!".
Piccoli, grandi sogni tra la polvere .......
Abbiamo visitato istituti di orfani con piu' di 1000 bambini...e abbiamo
raccolto storie e sorrisi! Abbiamo riso e giocato con tutti loro, li
abbiamo guardati studiare e ora li portiamo tutti nel cuore!!
Il pensiero fisso rimane su cosa fare...
Incontriamo Alberto Cairo, grande uomo!, ci raccontiamo vicendevolmente,
gli piace Pangea, ci racconta storie di piccoli interventi che potrebbero
essere fatti, storie che sembrano quasi inventate per quanto sono
drammatiche, storie di invalidi mutilati, cechi che si affidano a piccole
donne, bambine che non hanno il tempo per le bambole, ma devono provvedere
alla famiglia e non essendo ancora diventate donne la cosa risulta quasi
impossibile ...allora ecco piccoli prestiti per piccolo attivita', tutori
che le seguono e dignita' che rinascono educate ad un futuro diverso di
diritti che devono riacquisire, "potreste pensare di fare qualcosa per loro!?"
Storie, storie e storie che si accavallano nelle nostre menti, che non ti
lasciano mai che non ci lasceranno mai e che quindi mai abbandoneremo!!
Molti di voi ci conoscono molto bene altri meno, ma sappiate tutti che
anche questa volta di ritorno dal nostro viaggio verremo a chiedervi ...
"voi da che parte state!?" e "la bandiera della pace l'avete ancora
appesa!? Cosa rappresenta per voi quell'arcobaleno!?"
Questo vi chiederemo e se non avrete la forza di porvi veramente
l'interrogativo...bhe' allora togliete pure la vostra bandiera, ma se
invece sceglierete di tenerla appesa ....allora noi saremo li ad aspettarvi!!
A presto Luca Stefania e Simona
lettere inviate da Luca Lo Presti, presidente della Fondazione Pangea
Onlus, che insieme alla fotografa e ricercatrice Stefania Scarpa sara' a
Kabul per seguire l'avvio del progetto Jamila, promosso da Pangea insieme
all'associazione locale HAWCA (Humanitarian Assistance for Women and
Children of Afghanistan)
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