L’attentato di Ankara, ipocrisia e complicità occidentali nella guerra contro il Kurdistan
Il recente attentato ad Ankara ha colpito la sinistra rivoluzionaria kurda e coloro che si battono per la Pace e la democrazia, movimenti e organizzazioni realmente pacifisti. In piazza c’erano persone contro la guerra di Erdogan ai curdi e che pretendono Pace e libertà, c’erano le bandiere di organizzazioni comuniste e anarchiche, c’era l’HDP, c’erano coloro che si schierano con la resistenza curda (che include anche il PKK). Sono tutte espressioni politiche e sociali che, in Italia ma non solo, vengono semplicemente attaccate, represse, disprezzate. Basta scorrere le cronache di questi ultimi decenni per vedere quanto e come viene dato spazio dai media all’operato delle organizzazioni pacifiste in zone di guerre (basti pensare agli attacchi che negli anni varie volte hanno ricevuto Emergency e Vittorio Arrigoni per esempio). E quanti megafoni ha invece la propaganda guerrafondaia di disprezzo e insulto. Comunisti e anarchici, tranne in articoli di quotidiani a dir poco trombetta della peggior repressione e derisione sociale, non li vedrete quasi mai.
E’ l’Italia che si porterà per sempre sulla coscienza politica la reclusione, e le sue terribili condizioni, di Ocalan. Un abbandono, quello del leader curdo, che persino un tribunale italiano ha riconosciuto non doveva esserci. Ocalan doveva ricevere asilo politico in Italia. Ma il governo D’Alema decise altrimenti, mentre il PKK continua ad essere considerato terrorista, paragonato all’ISIS che solo i curdi stanno combattendo con efficacia e determinazione. Invece, dopo l’attentato dell’altro giorno, abbiamo ascoltato e letto di ricostruzioni che non ricostruiscono un bel niente, se non un mondo ad immagine e somiglianza della propaganda del regime turco, cianciando di “moderati” e “terroristi” e tentando di far passare il messaggio che la strage di Ankara poteva essere attribuita all’ISIS o al PKK indistintamente. La repressione di ogni dissidenza e opposizione, l’arresto dei giornalisti liberi, l’attacco in piazza delle “forze dell’ordine” turche ai manifestanti in piazza dopo le bombe (ostacolando i soccorsi), le provocazioni e gli insulti da parte di chi doveva tutelare il diritto a manifestare in Gran Bretagna, sono tutti fatti trascurabili per chi dovrebbe avere il compito di informare e non di propagandare.
Cianciano di lotta all’ISIS e al terrorismo, di moderati ed estremisti, ma in realtà sono parte organica della propaganda di chi quel terrorismo lo sostiene e foraggia (compreso dalla Turchia) e infangano chi lo combatte realmente. L’apparato mass mediatico occidentale main stream, con poche, lodevoli eccezioni, è parte della macchina da guerra imperialista. Un apparato per il quale un popolo oppresso e contro cui si scatena guerre è “moderato”, è dalla parte dei buoni se si lascia massacrare senza fiatare, se china il capo davanti alle roboanti potenze occidentali e col cappello in mano attende da loro “salvezza e avvenire”. Moderato è chi è funzionale e alleato delle cancellerie occidentali, chi acquista armi e regala petrolio ed altro guardando verso gli autoproclamati Padroni del Mondo. E la repressione della libertà di pensiero, i massacri, la pena di morte, le atrocità quotidiane vanno tutte in terzo piano. Puoi anche combattere mettendo le teste dei nemici uccisi sulle punte dei cannoni (realmente e testualmente, non è questa un’esagerazione letteraria) ma sei moderato.
[…] una fatwa per il jihad al nikah, un matrimonio che - dopo averlo "consumato" - i miliziani possono sciogliere (anche dopo poche ore appunto) ripetendo per tre volte la formula rituale del ripudio per annullare le nozze, così che queste vere e proprie "schiave del sesso" possano essere sposate da un altro miliziano. In tutto questo la volontà della donna non viene minimamente contemplata e, anzi, il jihad al nikah rende lecito al "marito temporaneo" lo stupro della donna che non volesse acconsentire. Nella notte tra il 22 e il 23 luglio a Khan al-Asal, un villaggio a maggioranza sciita e alawita a sud-ovest di Aleppo, è stato teatro di una terribile strage criminale […] hanno ucciso tutti quelli che si trovavano per le strade, fatto irruzione nelle abitazioni e ucciso i giovani sparando alle loro teste, decapitato gli anziani e bruciato decine di donne, completando l'orrore criminale accanendosi sui corpi dei morti prima di gettarli in una fossa comune alla periferia del villaggio. […] A Balluta la popolazione è stata radunata fuori dalle case e sono stati uccisi tutti i giovani e i bambini con coltelli di fronte alle loro famiglie. Ad Abu Mecca sono stati sgozzati tutti gli abitanti, così come ad Istarba. […]
(riporto da un testo che pubblicai nell’agosto 2013)
Ma sono alleati, foraggiati e sostenuti dal libero mondo e quindi moderati. Tali considerati perché funzionali e organici ad interessi che fanno capo migliaia e migliaia di chilometri dal Kurdistan. E, sui “moderati” della guerra in Siria “contro l’ISIS”, sono illuminanti le recenti parole del generale Fabio Mini su un possibile intervento militare diretto di USA e alleati, segnalate anche da Contropiano.org. Non c’è bisogno di alcun ulteriore commento ... “La ritorsione delle squadre terroriste dei ribelli potrà essere rivolta contro coloro che non sono intervenuti. E qui l'Europa e l'Italia che fingono di non essere interessate alla questione militare si trovano in prima linea […]In Italia sono presenti circa 10.000 soldati in 64 installazioni. Il comando della Marina americana in Europa, fino a pochi anni fa dislocato a Londra, oggi è a Napoli. Il comando della Sesta flotta è a Gaeta mentre i cacciabombardieri sono dislocati ad Aviano. A Livorno c'è una base logistica dell'esercito che serve tutto il Medio Oriente. Altre basi sono a Capodichino e Lago Patria di Napoli e a Vicenza (dove c'è l'unica forza terrestre americana aerotrasportata per interventi rapidi), altre installazioni sono a Catania, Coltano e Ghedi. A Sigonella l'Aeronautica italiana "ospita" una base della Marina Usa che gestisce gli aerei spia, i trasporti aerei da e per il Medio Oriente, i rifornimenti in volo e i droni Global Hawk che saranno senz'altro fra i mezzi scelti per l'attacco. Un altro obiettivo "pagante" si trova a pochi chilometri da Sigonella, nell'area protetta della sughereta di Niscemi, dove gli americani stanno installando una delle quattro basi terrestri del Muos: il sistema globale di trasmissione satellitare di dati per il comando dei mezzi militari nel mondo”.
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