Lo Porto, ucciso da un drone USA mentre l'Italia in Afghanistan fa festa
"Non avevamo modo di sospettare che i due ostaggi fossero nella base. Non ci sono parole per esprimere in modo adeguato il nostro dolore per questa terribile tragedia. A nome degli Stati Uniti chiedo scusa a tutte le famiglie coinvolte". Così si espresse Barack Obama che ammise immediatamente le sue responsabilità e quelle della missione antiterrorismo condotta dai suoi militari.
Qualche mese dopo, un ramo indiano di al Quaeda dichiarò per mezzo di Site Intelligence Group che il cooperante italiano, insieme al secondo ostaggio ucciso durante il raid, lo statunitense Warren Weinstein, si erano convertiti all'islam. La famiglia Lo Porto ha subito screditato queste affermazioni dichiarando che il loro caro scomparso credeva solo in Dio e non avrebbe mai potuto convertirsi ad un'altra religione.
Lo stesso giorno, il 15 gennaio 2015, l'esercito italiano partecipava ad Herat alla festa dell'Afghan National Army, dove il comandante italiano NATO della regione Ovest era impegnato a complimentarsi con i militari afgani per aver "dimostrato coraggio, fermezza e sacrificio per proteggere la popolazione e il territorio dai nemici dell’Afghanistan in maniera sempre più indipendente". Lo stesso giorno Lo Porto veniva ucciso al confine tra Pakistan e Afghanistan.
Lo Porto lavorava per la ong tedesca Wel Hunger Hilfe in un progetto finanziato dall'Unione Europea e che aiutava il popolo del Pakistan dopo che il paese fu colpito da un violento terremoto e conseguente alluvione. Aveva partecipato ad altre missioni umanitarie in Africa ed Haiti.
Lo Porto, quindi, impegnato in missione umanitaria, una vera missione umanitaria, quelle senza armi, viene ucciso da un esercito armato mentre i suoi connazionali in Afghanistan, armati, non lo cercano ma festeggiano un altro esercito armato che si addestra a combattere terroristi armati.
In tutto questo il drone è solo un oggetto freddo senza anima, ma chi ha ucciso davvero Lo Porto?
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