Conflitti

I terroristi ci combattono? Abbiamo appena finito di addestrarli.

No, il nemico del nostro nemico non è nostro amico.
18 gennaio 2016
Souad Mekhennet
Tradotto da Lara Rastelli per PeaceLink
Fonte: www.washingtonpost.com - 18 agosto 2014

Combattenti di Al Nusra vicino Damasco

In anni recenti, il Presidente Obama, i suoi amici europei e perfino alcuni alleati del medio oriente hanno supportato i “gruppi ribelli” in Libia e in Siria. Alcuni di essi hanno ricevuto addestramento, supporti finanziari e militari per rovesciare Muammar Geddhafi and per combattere Bashar al Assad. È una strategia che segue il vecchio detto, “il nemico del mio nemico è mio amico”, che è stato l'approccio americano e degli alleati per decenni nel decidere qualora sostenere i gruppi dell'opposizione e i movimenti.

Il problema è che questa è una strategia assolutamente inaffidabile – e spesso di gran lunga peggiore delle altre. Ogni anno ci sono sempre più casi in cui questo approccio torna in voga. Il più clamoroso e il più famoso fallimento è stato l'Afghanistan, dove alcuni gruppi furono addestrati (e riforniti) per combattere l'esercito sovietico, successivamente diventarono aspramente anti-occidentali. In quel contesto, Al Qaeda prosperava e stabiliva gli accampamenti dove gli esecutori degli attacchi dell'11 settembre venivano addestrati. Ma anziché imparare dai propri errori, gli Stati Uniti continuano tuttora a sbagliare.

Washington e i suoi alleati hanno autorizzato i gruppi i cui membri avevano o cominciato una visione anti-americana o anti-occidentale, oppure si erano ritrovati attirati da quelle idee durante il processo di combattimento. Secondo le interviste con i membri dei gruppi militanti, come il Fronte Al Nusra dello Stato Islamico dell'Iraq e della Siria (che è allineato con Al Qaeda), questo è esattamente quello che è successo con alcuni dei combattenti in Libia e perfino con le fazioni dell'Esercito siriano libero.

“Nella Siria orientale l'Esercito siriano libero non c'è più. [Laggiù] tutte le persone dell'Esercito siriano libero si sono unite all'IS”, dice Abu Yusaf, un comandante della sicurezza di alto livello, su cui Anthony Faiola del Washington Post ha scritto la scorsa settimana.

Lo Stato Islamico è il gruppo di maggior successo per il momento, e controlla le principali aree del petrolio siriano e le zone ricche di gas. Ha inoltre acquisito grandi quantità di liquidi, oro (dalle banche nelle aree che controllano) e armi nella sua battaglia contro gli eserciti siriani e iracheni. “Quando l'Esercito iracheno volò da Mosul e dalle altre aree, si lasciò dietro tutto il buon equipaggiamento che gli americani lasciarono loro”, dice Abu Yusaf.

“Dall'ISIS all'Esercito Mahdi si vedono gruppi che praticamente non sono nostri amici ma che sono diventati più potenti perchè noi abbiamo gestito male la situazione”, dice un ufficiale della sicurezza americano, che ha rilasciato queste dichiarazioni anonimamente.
Alcuni ufficiali dei servizi segreti europei e arabi hanno inoltre espresso la loro preoccupazione e frustrazione riguardo ciò che chiamano gli errori che gli Stati Uniti hanno creato nella gestione della primavera araba. “Nelle prime fasi, noi avevamo le informazioni sui gruppi radicali; questi ultimi avevano utilizzato il vuoto lasciato dalla primavera araba, e alcune delle persone che gli americani e i suoi alleati avevano addestrato per combattere per la “democrazia” in Libia e in Siria avevano un'agenda jihadista – i quali si erano già o si sarebbero successivamente uniti, ad Al Nusra o allo Stato Islamico”, ha dichiarato in una recente intervista un ufficiale esperto dei servizi arabi. Costui ha detto che spesso i suoi pari statunitensi vorrebbero dire cose come, “Sappiamo che hai ragione, ma il nostro presidente a Washington e i suoi consiglieri non ci credono”. Questi gruppi, dice un ufficiale della sicurezza occidentale, sono pericolosi non solo nel Medio Oriente ma anche negli Stati Uniti e in Europa, dove hanno membri e simpatizzanti.

Il resoconto ufficiale è stato avvalorato dai membri dello Stato Islamico dentro e fuori il Medio Oriente, incluso Abu Yusaf, il comandante militare. Numerose delle interviste condotte negli ultimi due mesi hanno descritto come il collasso della sicurezza durante le rivolte della primavera araba li abbia aiutati a reclutare, raggruppare e usare la strategia occidentale – per supportare e addestrare gruppi che combattono dittatori – a loro vantaggio. “Ci furono [inoltre]... alcuni britannici e americani che ci addestrarono durante il periodo della primavera araba in Libia”, dice un uomo che si fa chiamare Abu Saleh e che ha accettato di essere intervistato solo se la sua vera identità fosse rimasta segreta.
Abu Saleh, originario da una città vicina a Benghazi, racconta che lui e un gruppo di altri libanesi ricevettero addestramento e supporto nel loro paese dagli eserciti francesi, inglesi e americani e dal personale dei loro servizi – prima di unirsi al Fronte Al Nusra o allo Stato Islamico. Le fonti militari occidentali e arabe intervistate per questo articolo confermano il resoconto reso da Abu Saleh che “addestramento” e “equipaggiamento” furono dati ai ribelli in Libia durante la lotta contro il regime di Geddafi.

Abu Saleh ha lasciato la Libia nel 2012 per la Turchia e che poi ha attraversato per la Siria. “All'inizio ho lottato per quello che le persone chiamano Esercito Siriano Libero, che poi è cambiato in Al Nusra. Ho già deciso che mi unirò allo Stato Islamico quando le mie ferite saranno guarite”, dice il 28enne da un ospedale in Turchia, dove sta ricevendo cure mediche. È stato ferito durante un combattimento con l'esercito siriano, ha dichiarato, ed è stato portato in Turchia con documenti falsi. “Alcuni siriani che hanno addestrato si sono uniti allo Stato Islamico e ad altri jabhat al Nusra”, dice, sorridendo. Aggiunge, “A volte scherzo in giro e dico che sono un combattente creato dagli americani”.

Per molto tempo, gli stati arabi e occidentali hanno appoggiato l'Esercito Siriano Libero non solo con l'addestramento ma anche con armi e altro equipaggiamento bellico. Il comandante dello Stato Islamico, Abu Yusaf, ha aggiunto che i membri dell'Esercito Siriano Libero che ricevettero l'addestramento – dagli Stati Uniti, dalla Turchia e dagli ufficiali militari arabi in una base americana nella Turchia meridionale – si sono ora uniti allo Stato Islamico. “Adesso molte delle persone del FSA [Esercito Siriano Libero, ndt] che l'occidente ha addestrato si stanno unendo a noi, in effetti”, ha detto, sorridendo.

Questi militanti si stanno preparando per il giorno in cui i governi occidentali capiranno. “Sappiamo che gli Stati Uniti perseguiteranno lo Stato Islamico, ad un certo punto, e noi siamo pronti. Ma gli americani non dovrebbero sottovalutare la risposta che riceveranno”, dice un simpatizzante dell'IS in Europa, che si presenta col nome Abu Farouk. Ha aggiunto che il “supporto incondizionato” degli Stati Uniti nei confronti del governo uscente del primo ministro Nuri al-Maliki il quale, dice, ha oppresso i sunniti iracheni, e “l'indulgenza” americana nei confronti dell'Iran, che invece è principalmente sciita, ha fatto dello Stato Islamico un'alternativa più attraente per alcuni dei sunniti che si sono sentiti arrabbiati a causa della politica doppiogiochista americana.

“Grazie alla primavera araba e agli occidentali che combattono tutti questi governanti per noi, noi abbiamo avuto abbastanza tempo per crescere e reclutare nel medio oriente, in Europa e negli Stati Uniti”, Abu Farouk dice. Si ferma poi qualche secondo e sorride. “In effetti, dovremmo dire... Grazie, Signor Presidente”.

Tradotto da Lara Rastelli per PeaceLink. Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

Articoli correlati

  • «Quand’è che una guerra è matura per la pace?»
    Pace
    Lo storico sulle strade della pace

    «Quand’è che una guerra è matura per la pace?»

    In molte parti del mondo è in corso un conflitto armato. Come vi possono essere stretti accordi duraturi? L’intervista allo storico Jörn Leonhard
    31 dicembre 2023 - Jan Pfaff
  • Gaza senza vincitori e vinti ma con un impatto internazionale enorme
    Conflitti
    Intanto le autorità politiche dell'Iran approfittato del conflitto palestinese

    Gaza senza vincitori e vinti ma con un impatto internazionale enorme

    Le vicende tragiche di questi giorni rendono evidente che l’uso della forza, anche da parte di uno Stato fortemente militarizzato come Israele e dei suoi alleati, non potrà mai risolvere le tensioni e i problemi emersi
    18 novembre 2023 - Mohsen Hamzehian
  • Giustizia e pace nel Medio Oriente
    Conflitti
    In ogni guerra ci sono l’aggressore e l’aggredito: ma perché in questa guerra è così difficile chiedersi chi è l’aggressore?

    Giustizia e pace nel Medio Oriente

    Noi, i kurdi e i palestinesi, siamo due popoli diversi con lo stesso obiettivo: aspiriamo all’autodeterminazione e alla libertà, con la differenza, tuttavia, che la Palestina, essendo in parte riconosciuta come Stato, se è in guerra fa notizia ed è sostenuta dalla Lega Araba, mentre i kurdi non sono appoggiati da alcuno.
    28 ottobre 2023 - Gulala Salih
  • Il Regno Unito riconosce i crimini dell'ISIS contro gli Yazidi
    Conflitti
    "Breaking News", una volta tanto in positivo

    Il Regno Unito riconosce i crimini dell'ISIS contro gli Yazidi

    Cercare giustizia è necessario per coloro che hanno perso la vita e per le vittime sopravvissute. E la storia merita di essere riconosciuta.
    2 agosto 2023 - Gulala Salih
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)