Bush:"Guerra efficace: i proventi del petrolio meglio del previsto"
"L'Iraq non sarà il nostro Vietnam
Finiremo il lavoro per la libertà"
Complimenti a Berlusconi: "Leader determinato a correre rischi"
"Guerra efficace: i proventi del petrolio meglio del previsto"
- L'Iraq non è il Vietnam e, se necessario, verranno inviate altre truppe. Il momento è difficile, ma gli Usa completeranno il proprio lavoro: è indispensabile rispettare la scadenza del 30 giugno per il passaggio di poteri a Bagdad. La coalizione è forte, alleati come Berlusconi sono fondamentali, e all'Onu verrà chiesta un'altra risoluzione per far partecipare altri Paesi alla ricostruzione. Tutto positivo quello che sta accadendo in Iraq secondo il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, compresi i proventi del petrolio che sono andati meglio del previsto.
In una conferenza stampa ieri sera (stanotte per noi) alla Casa Bianca durata 17 minuti, Bush ha ammesso che "sono state settimane difficili in Iraq" e che "ci vogliono cacciare e distruggere le aspirazioni democratiche del popolo iracheno". Ma questo non accadrà perché "finiremo il lavoro in Iraq" e, come richiesto dal generale John Abizaid, comandante delle forze statunitensi in Medio Oriente, che la settimana scorsa aveva illustrato la necessità di avere 25mila in più uomini sul campo, Bush ha detto che "se è questo che Abizaid vuole è quello che avrà: più truppe in Iraq".
Mentre la rivolta sciita continua a infiammare il Paese, il presidente statunitense ha detto di voler mantener la presenza militare e ha avvertito: chi parla dell'Iraq come di un nuovo Vietnam, manda un messaggio sbagliato agli americani e alla guerriglia. "Credo che si tratti di una falsa analogia" ha detto il presidente , "e credo anche che sia un messaggio sbagliato alle nostre truppe e al nemico".
"Il popolo iracheno" ha detto Bush, "ha bisogno del nostro aiuto per ripristinare le condizioni di sicurezza e per eliminare questi pochi violenti che stanno facendo di tutto per frenare l'avanzata della libertà". Bush ha infatti attribuito la responsabilità dei sanguinosi attacchi ad un pugno di elementi "spietati ed estremisti" che bramano il potere. "Non si tratta di una guerra civile, nè di una insurrezione popolare", ha affermato il presidente Usa, attribuendo la responsabilità degli ultimi eventi sanguinosi soprattutto al leader religioso sciita Moqtada Sadr ed ai suoi seguaci "che hanno formato milizie illegali e sono collegate ad Hezbollah e Hamas".
Bush ha detto che le truppe americane "resteranno in Iraq finchè sarà necessario, ma non un giorno di più" perché i tentativi di seminare il disordine ed il caos non faranno slittare la data di trasferimento dei poteri: "Rispetteremo la scadenza del 30 giugno - ha promesso Bush - La sovranità dell'Iraq sarà restituita agli iracheni".
A riprova che il "lavoro" in Iraq è positivio, Bush ha detto che i proventi del petrolio iracheno sono "più imponenti del previsto: un anno dopo la liberazione, i proventi del petrolio sono veramente impressionanti". Il presidente ha rivelato di aver temuto, prima della guerra, che i pozzi iracheni sarebbero stati distrutti: "Ma non sono stati distrutti. Continuano a funzionare e il denaro che ne viene aiuterà gli iracheni nella ricostruzione", ha detto il presidente americano.
Il capo della Casa Bianca ha poi negato che la presenza delle truppe di altre nazioni, al fianco di quelle americane e britanniche, "sia soltanto decorativa". Citando il presidente del consiglio italiano Silvio Berlusconi ed il premier britannico Tony Blair, Bush ha detto di "sentirsi rincuorato dalla determinazione di questi leader che non intendono cedere, che intendono tirare diritto, che sono pronti a correre dei rischi per il bene del mondo".
Bush ha detto che darebbe comunque il benvenuto ad una nuova risoluzione dell'Onu sull'Iraq, in grado di stimolare altri Paesi a partecipare agli sforzi per la ricostruzione dell'Iraq. Il presidente ha sottolineato l'importanza del ruolo dell'Onu per determinare il futuro dell'Iraq, così come l'importanza della Nato. "Con diversi ministri degli Esteri e della Difesa della Nato stiamo esplorando - ha detto - un ruolo più formale per la Nato, come trasformare la divisione guidata dalla Polonia in una operazione Nato, dando alla Nato specifiche responsabilità per il controllo dei confini".
Bush ha anche escluso l'ipotesi che l'avventura irachena possa costargli la Casa Bianca nelle elezioni del prossimo novembre. "Perdere il lavoro non è tra i miei progetti" ha scherzato "ho invece intenzione di dire agli americani che ho un piano per vincere la guerra contro il terrorismo e sono convinti che loro saranno dalla mia parte". "Ciò non significa che non ho fatto degli errori" ha poi ammesso, "perché so di averne fatti".
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