Conflitti

«I marines sparano sulle ambulanze»

«Arrestano i feriti. Cecchini in corsia». Lo denunciano tutte le ong
presenti in Iraq
15 aprile 2004
Angela Nocioni
Fonte: Liberazione - 15 aprile 2004

Ospedali occupati dai militari, corsie sotto sequestro perché c'è da far
posto ai cecchini. L'accusa è di violazione delle più elementari norme
internazionali. A formularla è il coordinamento delle organizzazioni non
governative presenti in Iraq. Tutte. Un'ottantina, comprese quelle italiane.
In un documento diffuso ieri le ong ricostruiscono i dettagli
dell'occupazione irachena dimenticati dalla cronaca di guerra. Raccontano
degli ospedali trasformati d'imperio in strutture a disposizione delle
truppe. Raccontano di quelli di Najaf e di Falluja (dove gli F15 sono
tornati a bombardare la città) con i francotiratori appostati alle finestre
e i civili in strada a far da bersaglio. Descrivono il tiro all'ambulanza.
Testimoniano di feriti arrestati e portati via dai marines.
«E' la prima volta che il coordinamento esce con un documento così duro per
denunciare la drammatica situazione in Iraq» sottolinea al sito on line
dell'Unità il segretario generale della ong Intersos, Nino Sergi, che
conferma la strumentalizzazione da parte della coalizione delle attività
umanitarie a fini militari: «E' un fatto gravissimo che mette tutti noi in
seria difficoltà perchè siamo tutti sospettati». Racconta che personale
iracheno dell'Intersos, impegnato nella distribuzione di farmaci, è stato
fermato dai miliziani che temevano si trattasse di spie. Solo dopo tre ore
di interrogatorio i collaboratori della Ong sono stati liberati.
In una strada centrale della città di Kut, rivelano fonti della polizia
irachena, un civile è stato ucciso dalle manganellate di un gruppo di
marines che lo hanno picchiato perché si rifiutava di togliere dalla sua
auto una fotografia del leader radicale sciita Moqtada al Sadr.
Notizie pessime arrivano da Falluja dove, prima che nel primo mattino di
ieri venisse dichiarato di nuovo il cessate il fuoco, gli F15 sono tornati a
sganciare bombe dal cielo. Impossibile, vista la situazione dell'ospedale,
stabilire un numero certo delle vittime. Mentre a Baghdad continua il
coprifuoco (ieri un razzo ha centrato il dodicesimo piano dello Sheraton
bruciando un'intera stanza in quel momento vuota) ieri nei pressi di
Nassiriya, a Mosul, nel nord dell'Iraq, una bomba di mortaio è piombata su
un mercato: quattro morti e almeno sei feriti. L'obiettivo fallito
dell'attacco era il vicino commissariato.
Ad al-Qaim, vicino alla capitale, un elicottero americano è stato abbattuto
nel corso di scontri a fuoco tra militanti iracheni e le forze statunitensi.
Vicino all'aeroporto di Baghdad, soldati americani hanno aperto il fuoco
contro persone che cercavano di saccheggiare un camion militare: testimoni
riferiscono di «molti morti e feriti». Un fotografo dell'agenzia Reuters ha
detto di aver visto almeno sei iracheni insanguinati giacere a terra
immobili.
Il comando Usa non conferma né smentisce nulla. Si limita ad ad aggiornare
il bollettino dei morti nelle sue truppe. Il bilancio ufficiale dei caduti
in azione arriva a 492, di cui almeno 91 dal primo di aprile. La Gran
Bretagna ha perso 20 unità in azione e 38 in altri incidenti, gli altri
paesi della coalizione (Italia compresa) hanno subito in totale 44 perdite.
E' in questa confusione crescente che il capo degli stati maggiori riuniti
Usa, il generale Richard Myers, è arrivato nella base aerea di Tallil, non
lontano da Nassiriya. Una visita a sorpresa. Lo scopo ufficiale della
missione sarebbe compiere una valutazione della situazione insieme ai
militari italiani.

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