Una strana coincidenza: a Nassiriya un giacimento di petrolio sfruttato dall'Eni
La missione militare italiana in Iraq è stata presentata così il 15 aprile 2003 dal nostro ministro degli esteri Franco Frattini.
"Quella dell'Iraq è una missione che ha scopo emergenziale e umanitario"
E infatti il governo italiano finanzia un ospedale della Croce Rossa a Bagdad e invia ben 27 carabinieri per difenderlo...
... poi già che c'è invia altri 3000 militari a Nassiriya.
Ecco le cifre: l'ospedale a Bagdad costa... 21 milioni 554 mila euro.
Il nostro contingente a Nassiriya costa... 232 milioni e 451 mila euro.
La domanda è: ma perché il nostro intervento umanitario in senso stretto è a Bagdad e invece i nostri soldati e le nostre risorse stanno a Nassiriya? Che c'è lì di così tanto umanitario?
Il 22 ottobre 2003 i parlamentari italiani della commissione difesa vanno a Nassiriya.
Elettra Deiana, deputata di Rifondazione Comunista, faceva parte della delegazione e ha ascoltato uno strano discorso.
"Abbiamo incontrato l'ambasciatore presso il governo provvisorio di Bagdad Antonio Armellini, il quale ci ha detto che vi sono degli interessi italiani in gioco in questa vicenda"
Interessi in gioco!
"Di conseguenza il calcolo è che i benefici saranno all'altezza dell'impegno militare"
Benefici in cambio dell'impegno militare!
Ora in Iraq in generale e a Nassiriya in particolare ci sono importanti giacimenti di... benefici. Ne sa qualcosa Benito Li Vigni, un'ex dirigente dell'Eni. "Il governo iracheno accordò all'Eni lo sfruttamento di un giacimento sul territorio di Nassiriya, nel sud del Paese, con 2,5 / 3 miliardi di barili di riserve, un giacimento quinto
per importanza tra i nuovi che l'Iraq voleva avviare a produzione.
Nel suo territorio c'è una grande raffineria ed un grande oleodotto" Guarda un po', l'Eni aveva contratti petroliferi con l'Iraq che riguardavano i pozzi proprio di Nassiriya! Che coincidenza! Ancora Li Vigni. "I contratti che regolavano i rapporti tra la parte pubblica e quella privata delle compagnie concessionarie, seguivano una formula che nel settore era considerata la più vantaggiosa di tutte, che di
solito i Paesi produttori mediorientali fanno di tutto per evitare.
E' un contratto che consente di considerare come propria riserva una quota della produzione. Di fatto la riserva accertata tra 2,5 e 3 miliardi di barili poteva essere iscritta in bilancio Eni" Contratti vantaggiosi. Un peccato rinunciarvi!
In parlamento la senatrice Tana De Zulueta, del gruppo Occhetto - Di Pietro, ha presentato un'interrogazione proprio su questa vicenda.
"Il fatto è che quando i soldati italiani sono arrivati a Nassiryia, la loro prima base militare era ubicata proprio di fronte alla raffineria che consentirebbe all'Eni di poter raffinare proprio lì il petrolio estratto. Altra condizione che si aggiunge a un contratto che in sé era estremamente vantaggioso. Dico "era" perché quel contratto è in forse, nel senso che l'occupazione dell'Iraq e la caduta di Saddam
Hussein hanno fatto sì che le tre grandi concessioni siano congelate.Noi abbiamo chiesto al governo se la scelta di mandare i nostri militari in Iraq fosse motivata da un desiderio di tutelare quellaconcessione, di garantircela per il futuro"
E noi ci siamo procurati la risposta del governo all'interrogazione della parlamentare.
"La nostra presenza in Iraq è frutto di prioritarie considerazioni di carattere politico e umanitario" Prioritarie considerazioni di carattere politico e umanitario. "La scelta di dislocare un contingente a Nassiriya non è stata in alcun modo legata agli interessi dell'Eni"
Ah, no?
"Le bozze di accordo per lo sfruttamento dei campi petroliferi a Nassiriya tra Eni e le autorità competenti irachene non sono mai state perfezionate attraverso la firma di un testo vincolante" E intanto il governo ammette gli accordi. Il 23 febbraio 2003, un mese prima dell'invasione, l'agenzia Ansa dà notizia dell'esistenza di un
dossier circa gli affari italiani in Iraq.
"L'Italia, che e' già presente con le iniziative dell'Eni ad Halfaya e Nassiriya, può giocare anch'essa un ruolo"
Ecco cosa dice l'amministratore delegato dell'Eni, un mese dopo la caduta di Saddam.
"L'amministratore delegato dell'Eni Vittorio Mincato ricorda agli azionisti come già nel passato il gruppo aveva messo gli occhi sull'area irachena di Nassiriya"
Nassiriya!
Il nostro dubbio a questo punto è il seguente: è un caso che i nostri soldati siano finiti a Nassiriya?
Ecco il sottosegretario alla difesa Filippo Berselli.
- Non posso essere d'aiuto, né confermando, né smentendo una notizia che non so. - Allora posso chiederle quest'altra cosa, più in generale: perché siamo andati proprio a Nassiriya?
- Beh, a Nassiriya perché a Bagdad c'erano gli americani, c'erano delle aree d'influenza ed è stata scelta Nassiriya, sarà una coincidenza. Per quanto mi riguarda è assolutamente una coincidenza. -
Ah, una coincidenza. - Sì.
Ecco qua! Per il governo si tratta di una coincidenza.
E noi aggiungiamo: è una coincidenza umanitaria!
Articoli correlati
- Il 26 maggio 2004 il New York Times riconobbe i propri errori pubblicando un articolo
Le presunte armi di distruzione di massa di Saddam in Iraq
Giornali come il New York Times, fino al 2003 ostili alla guerra, finirono per accettare come veritiere le affermazioni di Powell e per considerare ineluttabile l'intervento armato. A guerra terminata non fu trovata alcuna traccia di quelle fantomatiche armi.16 novembre 2023 - "Breaking News", una volta tanto in positivo
Il Regno Unito riconosce i crimini dell'ISIS contro gli Yazidi
Cercare giustizia è necessario per coloro che hanno perso la vita e per le vittime sopravvissute. E la storia merita di essere riconosciuta.2 agosto 2023 - Gulala Salih - Un recente studio scientifico ripropone la questione
Problemi di salute mentale dei veterani e militari americani
Dopo due decenni di guerra continua in Afghanistan, una crescente popolazione di veterani si presenta per cure di salute mentale. La depressione rimane una delle principali condizioni di salute mentale nei militari. E ogni anno più di seimila si suicidano. - How to fight against war disinformation? Julian Assange shows a way
"My one and only New Year's Resolution": Letter from an ex-pacifist (now no longer "ex")
January 1st of each year is the time for formulating resolutions to keep or break (usually the latter) during the 365 days ahead. So Martina, an ex-pacifist who now is no longer “ex”, has decided to make only one resolution for 2023. “That way,” she says, “I’m sure to keep it.”8 gennaio 2023 - Patrick Boylan
Sociale.network