Conflitti

Le forze d'occupazione israeliane hanno ucciso Iman due anni fa, quando aveva quattro mesi

19 maggio 2003
Rosarita Catani

Mohammed Hajjo, 22 anni, di Deir Al Balah, prende la mano di sua moglie e
la stringe fra le sue, camminano insieme, in compagnia di parenti ed amici,
fino alla tomba della loro bambina Iman.

Le forze d'occupazione israeliane hanno ucciso Iman due anni fa, quando
aveva quattro mesi.
Una rosa e' posta sulla pietra tombale e si legge la Fatha, aprendo il
corano, prima di sprofondare in un mortale silenzio. La cerimonia funebre
si e' svolta per ricordare il secondo anniversario della morte di
quell'innocente che, dice suo padre, e' stata uccisa a sangue freddo dai
soldati israeliani.

Iman, fu uccisa mentre era seduta in grembo a sua madre da un tank delle
truppe israeliane che sparo' un colpo di cannone,verso la casa di sua nonna
a Khan Younis. Sua madre e sua nonna furono gravemente ferite, il cui
impatto si puo' distinguere oggi.

"Ancora avverto la paura", dichiara tristemente Mohammed. "Non perche' Iman
e' nata da me, piuttosto temo per tutti i bambini palestinesi, specialmente
da allora. Io ho un altro bambino, il suo nome e' Ayman ed ha sei mesi".
"Ayman e' venuto dopo", continua il padre, "io ho paura che sara' ucciso
come sua sorella Iman. Ogni casa qui e' soggetta a bombardamenti e
distruzione ed i soldati sparano su ogni cosa".

Mohammed ricorda chiaramente quando sua figlia fu uccisa: "Iman era in
braccio a sua madre quando i soldati israeliani hanno sparato. E' stata
colpita e sbalzata all'indietro. Era in un mare di sangue. E' morta
immediatamente. Mia moglie e sua madre furono ferrite gravemente."

"Quel giorno ero particolarmente arrabbiato, specialmente se ricordavo di
aver avuto Iman in quella casa", lui continua "Noi eravamo cosi' felici di
aver avuto quella bambina ed eravamo dell'idea di creare la nostra famiglia
felice".
Mohammed per un momento e' silenzioso "Quando Iman e' morta, la nostra vita
e' diventata molto difficile. Mia moglie era ferita ed e' stata per molto
tempo malata prima d'avere Ayman. Poi e' nato il bambino, eravamo
incredibilmente felici della sua nascita. Una felicita' che non provavamo
dalla perdita d'Iman.

Iman e' andata via e con lei se ne sono andati i nostri sogni della vita
felice, lontano dalle canne dei fucili Israeliani".

Mohammed, che lavora per un'agenzia di sicurezza Palestinese, fu ferito dai
soldati israeliani mentre stava svolgendo il suo incarico nel West Bank,
quando Iman fu uccisa. Lui sostiene che la morte d'Iman, accese l'emozione
dei Palestinesi e degli Arabi dei paesi

vicini che guardarono per la televisione le immagini della sua morte.
"Quando Iman mori', riponemmo il suo biberon, il suo latte in polvere, i
suoi vestitini e le sue foto, in un cassetto, come il primo giorno della
sua nascita, cosi' rimarra' sempre con noi", dichiara emozionato.
"Io non ho mai voluto che mia figlia diventasse una martire e mutarla in un
simbolo".

"Voglio che lei rimanga la bambina innocente che giocava con me e si
stringeva ai miei vestiti".

"Ho partecipato a numerose cerimonie in Arabia Saudita ed in Egitto.
All'apertura delle cerimonie il mio solo pensiero era di esprimere tutto
l'amore verso mia figlia, che e' stata vittima di un pazzo killer seduto su
un Tank che stava occupando le nostre citta' ed i nostri villaggi".

Le autorita' israeliane, sostennero che l'uccisione della bambina fu uno
spiacevole incidente. Un incidente che poteva capitare... come in tutte le
guerre.

Mohammed chiede:"cosa rimpiangono? Porteranno indietro la mia bambina?
Fermeranno il fiume di sangue che fanno scorrere uccidendo i bambini
palestinesi a sangue freddo?.

Mohammed dichiara che lui spera che la pace prevarra' nella sua Patria e
che il popolo palestinese non avra' piu' timore per i suoi bambini e potra'
vivere senza paura e senza riguardi.

"Io sogno che le persone nel mio paese possano vivere lontano dalle case
demolite e da queste condizioni di vita. Mi auguro che potranno avere una
vita normale con dignita'".

Note: Rosarita Catani e' una reporter indipendente che invia i suoi
resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto di osservazione
privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report -
pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it - sono utilizzabili
liberamente previa citazione della fonte e dell'autrice
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