Iraq, Aerei americani bombardano Falluja
Dieci esplosioni al minuto, 130 obiettivi nel mirino. Sono i numeri dell'attacco sferrato ieri in serata a Falluja dagli americani, un attacco pesantissimo le cui immagini sono state trasmesse in diretta dalla Cnn. Immagini drammatiche che ricordano la fase più cruenta della guerra: il cielo illuminato a giorno, gli aerei che sorvolano la città sunnita da due settimane sotto assedio, gli edifici in fiamme, i bombardamenti a tappeto concentrati sul quartiere Golan, nella zona settentrionale. «Sento la terra tremare sotto i miei piedi», racconta in diretta un testimone mentre decine di blindati marciano verso la città.
Un'offensiva inattesa, ancora ieri il segretario di Stato Usa Colin Powell si riservava il diritto di «prendere un po' di tempo» prima di decidere sull'attacco finale. Ma il tempo di Falluja è scaduto con lo scadere dell'ultimatum dato dagli americani ai miliziani di al Sadr affinché deponessero le armi.
In giornata una sorte simile era toccata a Najaf, la città santa degli sciiti. Decine di vittime. Almeno 64, probabilmente molte di più. E non solo miliziani di al Sadr, ma anche civili. E' il bilancio della battaglia combattuta alle porte di Najaf, la più dura dall'inizio della rivolta. Le truppe americane hanno ingaggiato uno scontro con i miliziani di al Sadr, assediati da giorni nella città santa. Un'offensiva in grande stile che ha coinciso con la partenza delle truppe spagnole, ritirate dal nuovo premier Josè Luis Zapatero.
Anche questo attacco è avvenuto allo scadere dell'ultimatum lanciato ai fedeli dello sceicco di abbandonare le moschee in cui si sarebbero rifugiati, con l'obiettivo di costringere al Sadr ad abbandonare Najaf. «Gli scontri sono una provocazione - ha detto ad al Jazira un portavoce della milizia Mehdi, Qais al Khazaali - entrare a Najaf significa farsi beffe dei luoghi santi dell'Islam, siano essi sciiti o sunniti. Ma noi siamo pronti, organizzati e coordinati».
In realtà gli americani sono stati ben attenti per il momento a non fare irruzione nelle moschee, sanno che questo scatenerebbe la reazione non solo dei radicali di al Sadr, ma anche della comunità sciita moderata dell'ayatollah Al Sistani che nei giorni scorsi aveva ammonito le truppe Usa a non violare le città sante. Questo non significa però che il Pentagono rinuncerà, in discussione sono solo i tempi e le modalità dell'attacco finale. Nel frattempo però gli americani hanno usato la mano pesante, facendo ricorso ai bombardamenti aerei con gli AC-130. Secondo il generale Mark Kimmit, portavoce del contingente americano, il raid è servito a distruggere «una batteria antiaerea e posizioni anti-coalizione». Testimoni hanno raccontato di aver sentito colpi di mortaio e raffiche di mitragliatrici pesanti che si sono fatti via via più sporadici. Secondo il comando americano, le vittime sarebbero tutti miliziani. Fonti ospedaliere citate dall'emittente del Qatar al Jazira, invece, riferiscono invece che tra i feriti gravi ricoverati presso l'ospedale al-Furat al-Awsat, solo sei sembrano essere miliziani. I medici intervistati dalla televisione araba hanno anche lamentato le difficoltà in cui sono costretti ad operare e hanno lanciato l'allarme causato dalla scarsità di personale medico e medicine.
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