Conflitti

Un'analisi dell'Afghanistan dopo la sconfitta degli Stati Uniti e della Nato

Il futuro di Kabul

Cina, Russia, Pakistan, Qatar e Turchia negoziano con i Talebani per mantenere un ordine che crei un ambiente favorevole tanto ai loro investimenti in infrastrutture e attività estrattive. E vogliono tenere lontane dai propri confini le minacce portate dalle fazioni jihadiste e indipendentiste.
11 ottobre 2021
Valeria Poletti

Afghanistan

Gli Stati Uniti se ne vanno lasciando un sostanzioso boccone in mano alla Cina: nel 2007 il governo afgano ha firmato un contratto di 30 anni per 3 miliardi con la Cina Metallurgical Group, un’impresa mineraria statale con sede a Pechino, per sfruttare il deposito di rame di Mes Aynak. Inoltre, il sottosuolo dell’Afghanistan è ricchissimo di terre rare e minerali del valore di almeno 1000 miliardi di dollari.

«Nel 2006, i ricercatori statunitensi hanno effettuato missioni aeree per condurre indagini magnetiche, gravitazionali e iperspettrali sull'Afghanistan. Le rilevazioni aeree hanno determinato che l'Afghanistan può contenere 60 milioni di tonnellate di rame, 2,2 miliardi di tonnellate di minerale di ferro, 1,4 milioni di tonnellate di elementi delle terre rare come lantanio, cerio e neodimio e filoni di alluminio, oro, argento, zinco, mercurio e litio. Ad esempio, il giacimento di carbonatite Khanneshin, nella provincia di Helmand in Afghanistan, ha un valore di 89 miliardi di dollari, pieno com'è di terre rare». (Rare Earth: Afghanistan Sits on $1 Trillion in Minerals – 5 settembre 2014)

Le terre rare sono 17 metalli che sono fondamentali per l’industria elettronica e delle tecnologie avanzate essendo indispensabili per la produzione di batterie al litio, pale eoliche e pannelli solari. La Cina ne controlla quasi interamente la produzione mondiale: gli Stati Uniti e l’Europa dipendono rispettivamente per l’80% e il 98% dalla Cina per la fornitura di terre rare.

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Note: Valeria Poletti

Ricercatrice indipendente, da molti anni ha orientato i suoi studi all'analisi dei conflitti in Medioriente e Nord Africa e delle politiche che le potenze occidentali attuano in queste regioni. Ha collaborato con testate giornalistiche sia on-line che a stampa. E' autrice de L'impero si è fermato a Baghdad (edizioni Achab, verona 2006) e L'incendio del Medioriente, le connessioni inattese (Prospettivaeditrice, Civitavecchia 2015). Articoli sul sito http://www.valeriapoletti.com

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