Il movimento pacifista è sotto attacco perché non si allinea alla propaganda bellicista
Prima della guerra la posizione di Putin - tenere l'Ucraina fuori dalla Nato - era non solo confacente agli interessi della Russia, ma anche appropriata nell'ottica della sicurezza globale. Con l'invasione, pur restando valide quelle ragioni, il presidente russo è passato irrimediabilmente dalla parte del torto. Dopo che la decolonizzazione - il principale movimento progressivo della storia recente - ha affermato solennemente il diritto alla sovranità nazionale, non si può pensare di agire come nell'epoca d'oro degli Zar, quando periodicamente si attaccavano i vicini per regolare questioni di confine. Anche se la guerra, come in questo caso, viene intesa come operazione difensiva. In questo sta la profonda arretratezza della cultura politica del presidente russo e della sua cerchia - un realismo conservatore incapace di riconoscere la realtà di alcuni principi universali. Fra i danni più gravi che essa ha provocato rientra l'isolamento e quindi il riallineamento su posizioni oltranziste degli Stati occidentali (europei) che si erano mostrati più sensibili alle richieste russe.
D'altra parte, l'impostazione prevalente in Occidente non può rappresentare un'alternativa valida. Soprattutto gli Americani hanno dimostrato di non avere alcuna considerazione dell'altrui sovranità, che hanno violato ripetutamente, e tantomeno di porsi il problema di un ordine mondiale più equilibrato. La questione sta tutta nel fatto che qualcuno diverso da loro - e senza il loro permesso - ha esercitato il diritto della forza, che schmidtianamente è una facoltà che compete solo al sovrano. Putin si è macchiato di lesa maestà, e per questo va bandito dalla comunità internazionale. E' una forma di imperialismo che si presenta come difesa del più debole, ma non ha perso niente della sua originaria unilateralità.
La posizione più avanzata, in questo contesto, è quella cinese. La Repubblica popolare riconosce il diritto alla sicurezza della Russia, ritenendolo un elemento imprescindibile di un assetto più equilibrato delle relazioni internazionali, ma non è disposta ad accettare la violazione della sovranità ucraina. Oltre tutto i cinesi - cosa che è sfuggita a molti - sono i soli ad aver chiesto la composizione della controversia in sede ONU (e alla riunione del Consiglio di sicurezza si sono astenuti, mantenendo un equilibrio fra le parti), l'istituzione che rappresenta al massimo grado il principio della cooperazione fra Stati indipendenti. Infine, nel clima muscolare di questi giorni, la Cina è fra i pochi a chiedere esplicitamente una soluzione diplomatica (e a lavorare per essa).
Alla luce di tutto questo, i pacifisti devono anzitutto respingere con fermezza i tentativi di far regredire il significato della parola "pace" all'accezione originaria di "pax" (assenza di conflitti nell'ambito di un ordine imperiale). Va invece recuperata e ribadita con forza l'endiadi "pace e giustizia". Si devono quindi condannare le decisioni prese in questi giorni dai governi occidentali, che gettano benzina sul fuoco e rischiano di far degenerare il conflitto. Senza cedere un millimetro alla propaganda dell'uno e dell'altro fronte, è necessario insistere sulla sola strada percorribile: la trattativa, cioè il riconoscimento e la composizione dei diritti di tutte le parti.
E' la via più difficile da percorrere, soprattutto nel clima esasperato che si è creato, ma è anche la sola che permetta di dare alla pace una possibilità. E quindi tenere in vita un soggetto politico che si faccia interprete dell'interesse generale del genere umano.
Articoli correlati
- Albert - bollettino pacifista dal 27 gennaio al 2 febbraio 2025
“Chi ama la pace non alimenta la guerra”, prosegue l'iniziativa contro l'escalation in Ucraina
Pubblichiamo l'appello pacifista ai deputati che il 28 gennaio hanno votato per il rinnovo dell'invio di armi in Ucraina. L’iniziativa, promossa da figure come padre Alex Zanotelli e monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, prosegue contro la guerra e i nuovi programmi di riarmo29 gennaio 2025 - Redazione PeaceLink - Imminente il voto alla Camera sul nuovo invio di armi
Armi all'Ucraina: lettera di un pacifista ai deputati
Le nostre armi non saranno usate dal milione di ucraini che disertano o fuggono alla leva. Per ogni ucraino che combatte ve ne sono 5 che si rifiutano di farlo e che ci pongono un problema etico. Stiamo infatti costringendo a combattere persone che non vorrebbero fare più la guerra.28 gennaio 2025 - Alessandro Marescotti - Il 27 gennaio 1945 l'Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz
Giorno della Memoria: il dovere di ricordare senza ambiguità
Oggi più che mai, a ottanta anni da quel giorno, il dovere di ricordare l'Olocausto si scontra con una realtà che desta preoccupazione: ambiguità, revisionismi e indulgenze verso figure e movimenti complici del genocidio e dell'ideologia nazifascista.26 gennaio 2025 - Alessandro Marescotti - Albert - bollettino pacifista dal 20 al 26 gennaio 2025
Come proseguirà la campagna contro l’invio delle armi in Ucraina
Il 28 gennaio la Camera dei Deputati esaminerà il decreto governativo che autorizza un nuovo invio secretato di armi in Ucraina. Sarà comunicata all'aula la petizione, inviata ai sensi dell'articolo 50 della Costituzione, con cui tanti cittadini si oppongono alla guerra e all'invio di altre armi.24 gennaio 2025 - Redazione PeaceLink
Sociale.network