Conflitti

Le recenti rivelazioni del Washington Post e le analogie con i Pentagon Papers del 1971

La Nato aveva previsto perdite ucraine fino al 40 per cento

I generali Nato hanno partecipato direttamente alla pianificazione della controffensiva ucraina utilizzando software militari per prevedere le probabilità di successo (50%) e le possibili perdite ucraine (40%). Le cose sono andate male fin dal primo giorno. Ma ai media è stato raccontato tutt'altro.
10 dicembre 2023

Il Washington Post, con due ampi e pregevoli articoli dello scorso 4 dicembre, ha fornito una dettagliata conoscenza dei retroscena della controffensiva ucraina lanciata nel giugno scorso. L'inchiesta è davvero importante per cercare di comprendere le ragioni dell'insuccesso della controffensiva che veniva presentata da Zelensky come la spallata per cacciare la Russia dai territori occupati, Crimea a compresa.

Il primo articolo del Washington Post è qui e il secondo è qui.

Una disamina approfondita su questa inchiesta è nella live Youtube dell'analista militare Mirko Campochiari che in passato aveva anticipato e documentato le difficoltà della controffensiva sfruttanto una puntuale conoscenza dello scanario di battaglia, con informazioni geolocalizzate digitalmente. 

I restroscena della controffensiva

Nelle informazioni raccolte dal Washington Post e dalla disamina appena citata si evince in buona sostanza quanto segue:

  • il segretario generale della Nato Stoltenberg ha taciuto per mesi le gravi difficoltà della controffensiva ucraina per poi dire qualche giorno fa "ci dobbiamo aspettare cattive notizie";
  • era difficile mentire in quanto questa è forse la prima guerra in cui i dati militari sono "aperti" e geolocalizzati; ci sono community di esperti e di analisti che condividono i dati militari online; e ciò nonostante la narrazione mediatica è entrata in contrasto con i dati oggettivi della guerra;
  • la controffensiva ucraina è andata male fin dal primo giorno e l'obiettivo militare del primo giorno ha richiesto più di ottanta giorni di combattimenti sanguinosi per essere raggiunto;
  • l'avanzata ucraina è stata tanto limitata quanto sanguinosa, tale da considerare estremamente svantaggioso - da un punto di vista strettamente militare - il bilancio fra costi e benefici; ciò nonostante l'ordine di attaccare è stato ripetuto più e più volte, in modo irragionevole e privo di effettiva utilità militare;
  • i vertici militari hanno mandato al massacro migliaia di persone sapendo in anticipo che le probabilità di successo erano pari al 50% (calcoli software Nato) ossia il classico lancio di una moneta che ha il 50% per ogni faccia;
  • il numero dei morti rimane comunque secretato;
  • il calcolo era tuttavia questo: la controffensiva avrebbe avuto uno sbarramento di fuoco russo e un tappeto di mine tale che le perdite ucraine sarebbero state fra il 30 e il 40%;
  • ci sono state frizioni fra i vertici militari ucraini e quelli Nato; questi ultimi avrebbero voluto una massa d'attacco più coesa e numerosa concentrata su un solo punto per determinare uno sfondamento delle linee difensive russe; i vertici militari ucraini invece temevano che in questo modo le perdite sarebbero state catastrofiche e hanno preferito condurre attacchi a piccoli gruppi, con minori perdite ma anche con minore capacità di sfondamento;
  • quando i vertici militari ucraini si sono resi conto che era davvero arduo sfondare le linee difensive russe (tre o quattro linee di trincee fortificate precedute da campi minati molto fitti) hanno mandato all'attacco contingenti in cui il 70% dei soldati non aveva mai combattuto e che erano guidati da comandati giovani, sotto i trent'anni; in altri termini sono state mandate all'assalto le unità considerata "sacrificabili";
  • le unità ucraine migliori sono state tendenzialmente risparmiate e poco utilizzate in attacchi suicidi per preservarle e poterle utilizzare adesso, per questa fase in cui la Russia ha ripreso l'iniziativa e l'offensiva; 
  • Zelensky ha cercato di isolare il comandante in capo Zaluzhny destituendo generali fedeli di quest'ultimo e comunicando con generali obbedienti al Presidente; vi sono stati casi in cui i soldati si sono rifiutati di attaccare quando l'attacco derivava da un "ordine presidenziale";
  • sulle ragioni del fallimento della controffensiva si è innescato un dibattito interno ai vertici militari con l'Ucraina che ha accusato la Nato di aver proposto piani di attacco irrealizzabili e astratti, mentre la Nato che ha scaricato il barile sull'Ucraina, accusata di avere soldati "troppo avversi al rischio". Ucraini stanchi della guerra chiedono in ritorno dei soldati per troppi mesi al fronte

In tutto ciò emerge che erano state calcolate le consistenti perdite ucraine come anche le ampie probabilità di insuccesso da parte della Nato. Ciò nonostante è stata raccontata una controffensiva che non corrispondeva alla realtà e questo fa pensare a quanto accadde ai tempi del Vietnam quando le "menzogne di guerra" servirono a mascherare gli insuccessi sul campo. Una storia che venne alla luce proprio grazie al Washinghton Post con la pubblicazione dei Pentagon Papers. La storia oggi sembra ripetersi.

Soldati "sacrificabili" e opinione pubblica ingannata

La questione fin qui descritta non ha solo risvolti etici (sono state mandati al massacro soldati considerati "sacrificabili") ma anche politici e di legittimità: l'obiettivo considerato "legittimo" per l'invio delle armi era quello di proteggere la vita degli ucraini, mentre è accaduto sostanzialmente il contrario e a piangerne le conseguenze sono oggi le vedove e gli orfani dei soldati mandati allo sbaraglio su piani predisposti dalla Nato e che i militari non poche volte si sono rifiutati di eseguire. Ma c'è qualcosa di ancora più grave: tutto questo è avvenuto raccontando all'opinione pubblica che la controffensiva ucraina era vittoriosa e proseguiva secondo i piani. L'opinione pubblica è stata ingannata non da Putin ma da Stoltenberg. E ciò è avvenuto mentre quotidianamente si muovevano accuse alla disinformazione di guerra da parte russa. Ma quello che è accaduto è che la disinformazione è stata massicciamente veicolata dai nostri media, compreso quelli del servizio pubblico, che non hanno verificato le notizie prendendo per buono ciò che passava la Nato e il suo segretario generale.

E così mentre i generali Nato e i generali ucraini erano alle prese con le cattive notizie provenienti dal fronte, sui nostri teleschermi venivano date le veline della Nato fatte di buone notizie e di successi militari.

I Pentagon Papers

L'inganno a cui si è assistito è - come accennato - paragonabile alle informazioni "ottimistiche" fornite dal governo americano all'opinione pubblica durante la guerra del Vietnam.

I Pentagon Papers hanno rivelato una serie di informazioni che hanno scosso la fiducia del pubblico nei confronti del governo degli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam. I Pentagon Papers sono un insieme di documenti segreti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che sono stati resi pubblici nel 1971 dal Washington Post.

Questi documenti contenevano una valutazione interna delle decisioni politiche e militari degli Stati Uniti in Vietnam dal 1945 al 1967. Mostravano come il governo avesse mentito al pubblico. Le rivelazioni dei Pentagon Papers hanno indicato che i funzionari americani sapevano che la guerra era difficile da vincere, ma continuavano a presentarla in modo più ottimistico al pubblico.

Quindi portare alla luce i Pentagon Papers significò rivelare un elevato livello di disonestà da parte del governo americano a fronte di un cattivo andamento della guerra nel Vietnam. Questo ha contribuito a generare una crescente sfiducia da parte dell'opinione pubblica nei confronti delle dichiarazioni ufficiali del governo, alimentando il malcontento e le proteste contro la guerra.

Notate qualche analogia con l'attuale guerra e la recente inchiesta del Washington Post?

Intanto, come vedete nella foto, donne e bambini in Ucraina stanno incominciando a scendere in piazza per chiedere il ritorno a casa dei soldati. 

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