Conflitti

Bambini in fuga, un'intera generazione esclusa dalla scuola

Guerra in Sudan: le testimonianze di missionari e organizzazioni sull'attuale drammatica situazione

Suor Ruth del Pilar, Padre Angelo Giorgetti e Vittorio Oppizzi raccontano le difficoltà quotidiane tra conflitto e insicurezza alimentare. Marco Impagliazzo di Sant'Egidio richiama l'Italia a rilanciare una conferenza internazionale per la pace.
11 luglio 2024
Redazione PeaceLink
Fonte: Rielaborazione di informazioni provenienti dall'agenzia stampa Dire

Una guerra devastante Sudan

Il conflitto armato in Sudan, scoppiato nell'aprile 2023, vede contrapposti i reparti dell'esercito guidati dal generale Abdel Fattah Al-Burhan e i paramilitari delle Forze di Intervento Rapido (Rsf), comandati da Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemeti. Secondo quanto riportato dall'agenzia Dire, i combattimenti incessanti hanno tenuto la popolazione in ostaggio per oltre un anno.

La scelta delle missionarie a Khartoum

Le missionarie salesiane hanno scelto di rimanere a Khartoum, capitale del Sudan, nonostante la devastante guerra civile che ha portato molte altre congregazioni religiose a fuggire. Suor Ruth del Pilar Mora, consigliera dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha raccontato all'agenzia Dire della loro difficile decisione e delle conseguenze del conflitto sulla popolazione civile.

Suor Ruth ha descritto la situazione nella loro struttura a Khartoum, dove attualmente si trovano 110 persone. "Due volte siamo stati colpiti direttamente dai bombardamenti e così non tutti gli spazi abitativi si possono usare", ha riferito la missionaria. Prima del conflitto, le salesiane gestivano una scuola informale frequentata da 700 bambini, ma ora la situazione è drasticamente cambiata.

Fuga verso il Sud Sudan

La guerra ha costretto molte persone a fuggire verso il Sud Sudan, che ha ottenuto l'indipendenza nel 2011. Suor Ruth ha spiegato che le missionarie salesiane sono presenti anche lì, con quattro comunità distribuite tra Wau, Rumbek e la capitale Juba. Le consorelle riferiscono di un aumento significativo nel numero di bambini che arrivano in cerca di istruzione e cibo. "L'insicurezza alimentare continua a colpire e l'afflusso dal Nord è forte, come si vede soprattutto a Renk, dove si concentrano i campi profughi", ha affermato suor Ruth.

La crisi educativa

Anche padre Angelo Giorgetti, comboniano e missionario in Sudan per 16 anni, ha parlato della crisi educativa causata dal conflitto. Durante un incontro organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, padre Giorgetti ha denunciato che una generazione di bambini e ragazzi è rimasta esclusa dalla scuola e da ogni possibilità di formazione. "Le nostre tre comunità a Khartoum sono state tutte evacuate perché si trovavano in posizioni molto centrali, fin dall'inizio terreno di combattimenti diretti. L'intera popolazione è fuggita da quelle zone", ha raccontato.

L'impegno dei comboniani

Nonostante ciò, i comboniani non hanno abbandonato il Sudan, continuando a operare nelle comunità di Kosti, El Obeid e Port Sudan. "Il campo dell'istruzione resta per noi importante per il dialogo con la popolazione, in stragrande maggioranza musulmana", ha detto padre Giorgetti, citando l'esperienza del Comboni College di Khartoum, dove, nonostante molti corsi siano stati sospesi, continuano le lezioni di scienze infermieristiche e cure palliative. Inoltre, i comboniani stanno riorganizzando le lezioni online per garantire la continuità dell'istruzione.

L'insicurezza alimentare

La situazione umanitaria in Sudan è ulteriormente aggravata dall'insicurezza alimentare. Vittorio Oppizzi, responsabile dei programmi in Sudan di Medici senza Frontiere (Msf), ha spiegato all'agenzia Dire che stanno aprendo nuovi centri nutrizionali. "Nei giorni scorsi è accaduto anche in un'area rurale del Darfur occidentale: la struttura si è riempita in un giorno solo e abbiamo dovuto subito aggiungere letti", ha dichiarato Oppizzi. Solo a Khartoum, i combattimenti hanno avuto un impatto su sette milioni di persone, trasformando la città in una "città fantasma".

Ostacoli all'intervento umanitario

Il conflitto, caratterizzato da continui spostamenti delle linee del fronte, rende difficoltoso l'intervento umanitario. "Questa insicurezza è uno dei problemi principali che limitano l'intervento umanitario, ostacolato peraltro da entrambe le parti in lotta", ha aggiunto Oppizzi. La scorsa settimana, Msf ha dovuto sospendere le proprie attività in un ospedale a Khartoum e chiudere un altro ospedale a El Fasher, nella regione del Darfur, a causa dei combattimenti.

L'appello della Comunità di Sant'Egidio

Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, ha sottolineato l'importanza del ruolo dell'Italia nel contesto internazionale. Con la presidenza di turno del G7 e le iniziative del Piano Mattei, l'Italia "potrebbe rilanciare con più forza" una conferenza internazionale per la pace in Sudan. Durante un incontro a Roma, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio e riportato dall'agenzia Dire, Impagliazzo ha evidenziato la necessità di "riaccendere i riflettori su una emergenza umanitaria drammatica" che affligge il Sudan. "L'Italia con la presidenza del G7 ma anche con le nuove iniziative del Piano Mattei potrebbe rilanciare con più forza una conferenza internazionale sul Sudan per rimettere attorno a un tavolo i due contendenti".

Conseguenze drammatiche

Gli scontri, molto violenti, stanno causando gravi conseguenze alla popolazione e ostacolano l'arrivo degli aiuti umanitari. Impagliazzo ha denunciato che "il Paese soffre la fame in modo diffuso; ci sono due milioni di rifugiati e nove milioni di sfollati interni". La situazione in Sudan, ha aggiunto, è "drammatica alle porte d'Europa" e ha sollecitato un maggior impegno da parte della comunità internazionale e dei governi.

Dati sull'emergenza umanitaria in Sudan

Il conflitto in Sudan ha avuto un impatto devastante sulla popolazione civile e sull'infrastruttura del paese. Secondo l'ONU, più di 1,8 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case dall'inizio del conflitto nel 2023, con oltre 2,5 milioni di sfollati interni già presenti nel paese a causa dei conflitti precedenti e delle crisi umanitarie . La mancanza di accesso ai servizi di base, come l'acqua potabile, il cibo e l'assistenza sanitaria, ha aggravato ulteriormente la crisi umanitaria . Inoltre, secondo il Programma Alimentare Mondiale (WFP), circa un terzo della popolazione sudanese, ovvero circa 15 milioni di persone, è attualmente in condizioni di insicurezza alimentare.


Scheda sulla guerra in Sudan

Panoramica

Il conflitto armato in Sudan è un conflitto interno che ha avuto inizio il 15 aprile 2023 e vede contrapposti l'esercito regolare delle forze armate sudanesi e le Rapid Support Forces (RSF), una milizia paramilitare guidata dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto come Hemedti. Questo conflitto è parte di una lunga storia di conflitti interni e guerre civili nel Sudan.

Origini e cause

Il conflitto è scaturito da una serie di colpi di stato e tensioni politiche ed economiche. Il 15 aprile 2023, gli scontri armati iniziarono a Khartoum, Omdurman e Khartoum Nord, seguiti da una rapida diffusione degli scontri nelle aree strategiche della capitale e in altre regioni del paese, come il Darfur.

Schieramenti e comandanti

  • Forze Armate Sudanesi (Saf): Comandate dal generale Abdel Fattah al-Burhan.
  • Rapid Support Forces (RSF): Comandate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo (Hemedti).

Effettivi e perdite

  • Effettivi: Le forze armate sudanesi e le RSF hanno entrambi grandi numeri di effettivi.
  • Perdite: Il conflitto ha già causato oltre 500 morti e circa 4.000 feriti.

Situazione attuale

  • Controlli Territoriali: Le aree controllate dalle forze armate sudanesi, dalle RSF, e dai movimenti ribelli come il Sudan People's Liberation Movement–North e il Movimento per la Liberazione del Sudan.
  • Situazione nel Darfur: La regione del Darfur è particolarmente preoccupante, con le RSF e le milizie arabe alleate che hanno preso il controllo della capitale dello stato, al-Geneina, e con la situazione descritta come peggiore del Ruanda.

Interventi internazionali

  • Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Il 8 marzo 2023, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede l'immediata cessazione delle ostilità durante il mese di Ramadan, ma il conflitto non ha rispettato questa richiesta.
  • Evacuazioni: Circa 150 italiani sono stati evacuati dal paese nel maggio 2023.

Impatto Sulle Popolazioni Civili

  • Sfollati: Circa 1,9 milioni di persone sono scappate dalle proprie case, trovando rifugio in altre parti del paese o all'estero.
  • Crisi Umanitaria: Il conflitto ha causato una crisi umanitaria senza precedenti, con oltre 9 milioni di sfollati interni e oltre 18 milioni di persone a rischio di fame.

Sfide e Prospettive

  • Negoziazioni di Pace: Le negoziazioni di pace sono ostacolate da grandi sfide interne e da interessi divergenti tra le fazioni del Fronte Rivoluzionario del Sudan.
  • Supporto Esterno: L'Egitto e l'Arabia Saudita sono stati tra i principali sostenitori delle fazioni in conflitto, con l'Egitto che considera l'esercito sudanese l'unico esercito legittimo e l'Arabia Saudita che supporta le RSF.

Il conflitto armato in Sudan continua a essere una delle più grandi crisi umanitarie del mondo, con enormi impatti sulla popolazione civile e con scarse prospettive di risoluzione a breve termine.

Note: Tra il 9 e il 15 gennaio 2011 nel Sudan del Sud si è tenuto un referendum per la secessione dal nord del Sudan e la creazione di uno Stato indipendente. La consultazione era già parte dell'accordo Naivasha del 2005 tra il governo di Khartum e l'esercito di liberazione popolare del Sudan/Movimento (SPLA/M).

Un referendum simultaneo si è svolto nella provincia di Abyei per scegliere se fare parte del Sudan del Sud o se rimanere nel Sudan. Ciononostante, la regione è rimasta disputata e de facto soggetta a un condominio.

Il 7 febbraio 2011 il presidente del Sudan, ʿOmar Ḥasan Aḥmad al-Bashīr, ufficializzando i risultati del referendum, ha proclamato la nascita dello stato del Sudan del Sud, che diviene così il cinquantaquattresimo stato africano. Il 9 luglio 2011, dopo un periodo di prova, viene proclamata l'indipendenza del Sudan del Sud, subito riconosciuta dal governo di Khartum.
Fonte: Wikipedia

Altre informazioni su
Sudan: referendum e dopo referendum
http://ospiti.peacelink.it/cd/a/33188.html

Fonti:
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Conflitto_del_Darfur
[2] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/sudan-i-contorni-del-nuovo-conflitto-135618
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/Conflitto_in_Sudan_del_2023
[4] https://www.affarinternazionali.it/la-guerra-civile-in-sudan/
[5] https://www.atlanteguerre.it/conflict/sudan/


Per la realizzazione di questo articolo sono state usate due piattaforme di Intelligenza Artificiale generativa. Le informazioni principali sono provenienti dall'agenzia Dire.

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