Iraq. Torture. La vedova di un carbiniere ucciso a Nassiriya: "Gli italiani sapevano". Ma i vertici militari negano
Gli iracheni arrestati e detenuti nel carcere di Nassiriya sarebbero stati torturati. Non solo: queste informazioni, di cui i superiori del contingente italiano sarebbero stati al corrente, venivano comunicate in Italia. Dunque qualcuno sapeva, ma sia il Ministero della Difesa, sia il Comando generale dell' Arma dei carabinieri smentiscono.
L'intervista trasmessa dal Tg3
La bomba che ha imposto anche in Italia il dibattito sulla vicenda delle torture ai prigionieri iracheni, è esplosa alle 19 quando il Tg3 trasmette un' intervista realizzata in esclusiva da "Primo Piano" alla moglie del maresciallo dei carabinieri Massimiliano Bruno, una delle 19 vittime dell'attentato alla base italiana di Nassiriya dello scorso 12 novembre. Le parole della donna, Pina Bruno, sono nette e aprono una serie di interrogativi inquietanti. "Mio marito vide" dice. E non solo: alla domanda se il maresciallo le avesse mai parlato di quello che stava succedendo con i detenuti iracheni, la donna ha risposto: "Massimiliano era rimasto molto colpito e mi aveva detto: "Siamo nel 2000, neanche quando c'era la prima guerra mondiale c'erano queste torture". "Ho visto un carcere, una cosa squallida, bruttissima. Li tenevano nudi", raccontava il maresciallo alla moglie.
Riferisce Pina Bruno."C'erano dei posti sotterranei dove si nascondevano e nascondevano questi iracheni. Gli italiani - prosegue la donna - andavano lì a prendere i carcerati iracheni e gli dicevano: "Se ti comporti bene ti facciamo uscire. Ti facciamo lavorare per noi italiani"'. A gestire questa sorta di celle sotterranee, raccontò il carabiniere alla moglie, non c'erano gli italiani: "erano controllate dagli americani". Secondo fonti militari, il carcere di Nassiriya è sempre stato gestito dalle forze di polizia irachene da quando il contingente italiano è giunto nell'area. Quello che Massimiliano Bruno vide, però, bastò a sconvolgerlo. "Non credeva a quello che aveva visto - racconta ancora la vedova - Mi diceva: "Se lo raccontavano non ci credevo. Quelli sono trattati peggio degli scarafaggi".
La replica dei vertici militari
Alle parole della vedova hanno fatto seguito quelle dei vertici militari che, all'unisono, hanno smentito sia le torture sia di essere a conoscenza di alcunché al riguardo. "Il ministero della Difesa non ha mai avuto alcuna notizia o informazione da parte di qualsiasi fonte circa trattamenti dei prigionieri non conformi alle norme del diritto internazionale umanitario" è la secca replica alla donna da parte del dicastero guidato da Antonio Martino. "Il comando generale dell'Arma - aggiungono i Carabinieri - precisa di non essere mai venuto a conoscenza di sevizie nei confronti di detenuti ad opera di appartenenti alle forze della coalizione". I superiori del maresciallo Bruno, inoltre, "dichiarano di non aver mai ricevuto dal predetto militare qualsiasi notizia inerente a maltrattamenti nei confronti di detenuti nella responsabilità delle forze di coalizione". Una posizione ribadita anche dal portavoce del contingente italiano a Nassiriya, colonnello Giuseppe Perrone, che ha invitato a "non strumentalizzare" le parole della vedova. "'Noi non abbiamo nessun riscontro a quanto affermato" ha spiegato, ribadendo che "i militari italiani sono assolutamente estranei a qualsiasi forma di violenza su persone fermate per fini di giustizia".
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