"In Siria HTS paga molto bene"
Parla la base del gruppo terroristico Hayat Tahris al Sham, ex Fronte al Nusra, ex al Qaeda, ex Isis.
Note da una intervista audio per Nessun luogo è lontano, trasmissione esteri di Radio 24, il 12 dicembre 2024
Omar Badakshani, afghano. Membro di Hayat Tahrir al Sham, ex costola di al Qaeda, al potere ora in Siria, ed ex membro di Isis. Attualmente si trova vincitore ad Aleppo. Il suo racconto spiega bene 1) la contiguità fra questi gruppi terroristici, 2) il luogo dell’addestramento, 3) l’aspetto economico della faccenda, 4) le luminose prospettive del jihad, oltre la Siria. Il tutto ben diverso dalle rassicurazioni del capo di HTS, al Joulani, capace di convincere potenze e media (e perfino le popolazioni). Del resto, anche in Afghanistan i mujaidin erano amici dell’Occidente. Finché...
“Nel 2014 mi sono trasferito in Tajikistan con un visto di lavoro. Ho lavorato lì per due anni, e intanto ho intrattenuto stretti rapporti con gruppi religiosi. I miei amici avevano stretti rapporti con l’Isis, e reclutavano soldati per loro. In questo modo hanno inviato soldati in Iraq e in Siria.
Alla fine anche io mi sono arruolato nell’Isis, per convinzioni religiose ma anche a causa di problemi economici. In Tajikistan ho ricevuto un addestramento militare con membri del gruppo Jaish al Jihad, per poi spostarmi in Siria con i miei fratelli mujaidin. Ci sono molti fratelli in Siria che hanno combattuto e tuttora combattono per preservare i valori islamici”.
Quando l’Isis viene sconfitto in Siria, torna in Afghanistan attraverso il confine iraniano, poi in Tajikistan si unisce a gruppi militari jihadisti. Alla fine decide di aderire al gruppo HTS in Siria.
“Avevo dei contatti e mi hanno subito accolto. Insieme a una ventina di altri sono andato in Turchia, dove ho ricevuto addestramento militare per circa tre mesi. Un mese fa siamo entrati in territorio siriano e abbiamo iniziato l’offensiva contro l’esercito di bashar al Assad. Gradualmente abbiamo iniziato gli attacchi contro le postazioni del regime. Combatto per i valori islamici, e allo stesso tempo riesco a mandare una enorme quantità di denaro alla mia famiglia. Il mio obiettivo è il jihad per i musulmani della Siria e del mondo intero; e HTS paga molto bene i soldati stranieri che sono uno dei gruppi più forti e leali dell’Islam”.
“Per i primi quindici giorni non abbiamo raggiunto grandi risultati. Ma dopo il cessate il fuoco fra Israele e Hezbollah, abbiamo cominciato ad avere successo; con i nostri attacchi l’esercito siriano è fuggito da tutte le città e la gente ha accolto il gruppo HTS senza resistenza. Abbiamo combattuto in diverse città ma la battaglia più dura è stata ad Aleppo. Mi sono stabilito qui. Ho combattuto per il jihad con i miei fratelli e abbiamo vinto. Il nostro obiettivo principale era liberare la Siria in modo da poter salvare i musulmani siriani dal tiranno Assad, e con l’aiuto di Allah ci siamo riusciti”.
Mirano all’Iraq.
“Dopo aver fondato lo Stato islamico qui, il nostro prossimo obiettivo sarà l’Iraq, in modo da poter espandere lo Stato islamico sunnita anche là. Non abbiamo preso decisioni precise sull’Iraq, ma i nostro combattenti sono motivati a difendere l’Islam e a fondare uno Stato con un sistema islamico“.
Da dove vengono gli altri combattenti?
“I combattenti di HTS in Siria vengono da diversi paesi: fratelli uzbeki, tajiki, pakistani, turchi, afghani, ceceni. Tutti partecipano a questo jihad contro gli infedeli. Siamo tanti. Ci sono anche combattenti uiguri, e pashtun. Ma non ci sono sciiti. Stiamo cercando di attrarre più forze jihadiste dall’Afghanistan per le guerre future. Gli afghani sono ottimi combattenti e hanno molti problemi economici. Abbiamo combattuto e stiamo ancora combattendo contro vari regimi autoritari, per difendere l’islam e la nostra fede. E questa guerra ci fornisce un sostegno economico per sostenere le nostre famiglie. Grazie alla mia esperienza, e alla mia lunga militanza con l’Isis e in altri gruppi jihadisti, guadagno 2000 dollari al mese, e tutto ciò che otteniamo come bottino di guerra lo spartiamo fra i nostri fratelli”.
Luminose prospettive, adesso.
“Questa volta non lasceremo che nessuno ci fermi. Allah è con noi, e la vittoria dell’Islam è più vicina di quanto potessimo immaginare prima. Spero che queste guerre continuino, in modo che possiamo salvare dall’oppressione l’Iraq, il Libano, e tanti altri, ed espellere paesi stranieri dalle terre musulmane. Il nostro obiettivo principale è quello di stabilire la vera religione, l’Islam, nei paesi del Medio Oriente, e sostituire lo Stato oppressivo e infedele con il vero islam, come in Afghanistan e in altri luoghi“.
Dunque…
“Continueremo il nostro jihad dopo la fondazione dello Stato islamico in Siria. Con l’aiuto di Allah, io e i nostro fratelli mujaidin siamo determinare a partecipare a ogni jihad. Se non moriremo da martiri, non lasceremo che la luce dell’Islam si spenga. Dopo la Siria, andremo in Iraq, o in Israele. Questo dipende dall’ordine dei nostri strateghi. Stiamo aspettando la fondazione di uno Stato islamico unificato in Siria. Poi, decideremo con quale paese o gruppo andare in guerra. Il nostro obiettivo principale e fondamentale è combattere per l’Islam.
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