Conflitti

Le motivazioni economiche

La guerra come business: il caso del Congo

l governo congolese e le Nazioni Unite - riferisce oggi l'agenzia DIRE - denunciano il coinvolgimento diretto dell'esercito del Ruanda nel sostegno ai ribelli dell'M23. Le motivazioni? L’accesso ai giacimenti di coltan, cobalto e rame, risorse essenziali per l’industria elettronica globale.
4 febbraio 2025
Redazione PeaceLink

La guerra nella Repubblica Democratica del Congo è un tipico caso di business a mano armata. Nord-Kivu

Dietro la violenza si nascondono interessi economici enormi, legati allo sfruttamento delle risorse minerarie. Il recente attacco del Mouvement du 23 mars (M23) e la sua temporanea avanzata su Goma, seguita dalla battaglia di Nyabibwe, mettono in luce una realtà scomoda: la guerra conviene a qualcuno. E non sono certo le popolazioni locali, costrette a vivere tra bombardamenti e sfollamenti forzati.

Il governo congolese e le Nazioni Unite - riferisce oggi l'agenzia DIRE - denunciano il coinvolgimento diretto dell'esercito del Ruanda nel sostegno ai ribelli dell'M23. Le motivazioni? L’accesso ai giacimenti di coltan, cobalto e rame, risorse essenziali per l’industria elettronica globale. Nella regione del Nord Kivu, che si estende su un'area grande quanto il Veneto, il valore di questi giacimenti è stimato in ben 24 mila miliardi di dollari. Un bottino che rende la guerra un investimento per chi detiene il potere militare e politico nella regione.

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R.D. CONGO. RIBELLI RESPINTI A NYABIBWE, BUKAVU TRATTIENE RESPIRO FONTI IN CITTÀ A 'DIRE': ANNUNCIATA TREGUA MA ATTENTI A RUANDA (DIRE) Roma, 4 feb. - "I militari congolesi, con il supporto di un contingente del Burundi e dei partigiani Wazalendo, hanno respinto il Mouvement du 23 mars presso il colle di Nyabibwe, a circa cento chilometri da qui": a condividere la notizia con l'agenzia Dire sono fonti a Bukavu, capoluogo della provincia del Sud Kivu, nell'est della Repubblica democratica del Congo. I fatti, stando alle informazioni disponibili, risalgono alla giornata di ieri. E sempre ieri, in serata, il gruppo ribelle Mouvement du 23 mars (M23) ha annunciato un cessate il fuoco. "E' stata una decisione unilaterale, motivata con ragioni umanitarie" spiegano le fonti. "Non vorremmo però si ripetesse quanto accadde nel 1996, dopo due settimane di combattimenti nel Nord e nel Sud Kivu: la tregua allora servì al Ruanda solo per riorganizzarsi e preparare gli assalti finali, verso Kalemie a sud e verso Butembo e Bunia a nord". La regione dei combattimenti si affaccia sul Lago Kivu, che segna il confine tra la Repubblica democratica del Congo, a ovest, il Ruanda, a est, e il Burundi, a sud-est. I ribelli dell'M23 hanno preso il controllo della città settentrionale di Goma la settimana scorsa. Le sue unità, sostenute secondo il governo del Congo e le Nazioni Unite da reparti dell'esercito del Ruanda, si sono poi spostate in direzione sud. A Nyabibwe, però, riferiscono alla Dire, sono state fermate e respinte circa 15 chilometri più a nord. Le fonti tornano sui fatti di Goma, caduta la settimana scorsa sotto il controllo dell'M23: "Video diffusi stamane anche sulle reti sociali hanno mostrato soldati ruandesi entrati in città; d'altra parte, neanche gli uomini dell'M23 sono congolesi, come conferma il fatto che non parlano né swahili né francese". A Bukavu, invece, la situazione sembra stabilizzarsi. "La vita va avanti, nonostante le agenzie delle Nazioni Unite abbiano fatto partire i loro dipendenti" riferiscono dalla città. "Speriamo che un aiuto possa arrivare dal vertice della Comunità dell'Africa orientale, che è previsto per sabato a Dar es Salaam, in Tanzania: potrebbero partecipare sia il presidente congolese Felix Tshisekedi che il ruandese Paul Kagame". Secondo le fonti, al centro della contesa ci sono in particolare i distretti meridionali del Nord Kivu. "Un'area estesa come il Veneto, con giacimenti di coltan, cobalto e rame di un valore stimato in 24mila miliardi di dollari" dicono da Bukavu: "E' una ricchezza decisiva per l'industria elettronica globale, che il Ruanda vuole annettere o comunque controllare, utilizzando magari la carta etnica o della lotta contro milizie coinvolte nel genocidio dei tutsi del 1994 per giustificare pretese che in realtà hanno solo una motivazione economica". Il riferimento è a un gruppo armato noto come Forces démocratiques de libération du Rwanda (Fdlr), composto perlopiù da combattenti di origine hutu. "Molti di loro sono morti nei combattimenti e comunque secondo l'Onu anche tenendo in conto i loro figli non sono più di 200 o 300" dicono le fonti: "Troppo pochi per giustificare le sofferenze inflitte da questo conflitto a centinaia di migliaia e anzi a milioni di persone". (Dire) 12:34 04-02-25

La strategia adottata è ormai collaudata: occupazione di territori ricchi di risorse, instaurazione di un controllo militare e sfruttamento minerario sotto il pretesto della sicurezza. La storia recente della regione dimostra che dietro ogni tregua si cela il tempo necessario per riorganizzare le forze e rafforzare il controllo economico. Congo e Ruanda

Il ricatto geopolitico ruandese si basa anche su una narrazione che fa leva sulle tensioni etniche e sulla necessità di neutralizzare le Forces Démocratiques de Libération du Rwanda (FDLR), un gruppo armato composto da ex combattenti hutu, alcuni dei quali coinvolti nel genocidio del 1994. Tuttavia i membri effettivi delle FDLR non supererebbero le poche centinaia di unità: una presenza troppo esigua per giustificare un intervento che sta infliggendo sofferenze a milioni di persone.

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Il ruolo della Cina nel conflitto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) è complesso e riguarda principalmente i suoi interessi economici nella regione.

Interessi economici della Cina

  • Risorse minerarie. La RDC è ricca di risorse naturali, tra cui cobalto, rame, oro e coltan, fondamentali per l'industria tecnologica. La Cina ha investito massicciamente nel settore minerario della RDC, diventando il principale acquirente di queste materie prime.
  • Infrastrutture. La Cina ha finanziato e costruito infrastrutture in RDC, come strade, ferrovie e porti, per facilitare il trasporto delle risorse minerarie verso la Cina.
  • Influenza politica. La Cina ha sviluppato stretti legami diplomatici con il governo della RDC, offrendo sostegno politico ed economico in cambio dell'accesso alle risorse minerarie.

Ruolo della Cina nel conflitto

  • Neutralità formale. La Cina mantiene una posizione di neutralità formale nel conflitto, sottolineando l'importanza della sovranità e dell'integrità territoriale della RDC.
  • Cooperazione. La Cina ha anche partecipato a iniziative di cooperazione internazionale per la stabilizzazione della RDC, come il contributo alle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite.

Ruolo del Ruanda nella guerra

In Congo i ribelli del M-23 sarebbero finanziati dal Ruanda per rompere il dominio cinese in Africa secondo l'analista geopolitico di Domino Matteo Giusti, che racconta in diretta i disordini che puntano alla capitale Kinshasa.

Fonte: Gemini

La realtà è che la guerra nel Congo orientale è funzionale a un sistema economico globale che ha bisogno di materie prime a basso costo per alimentare la produzione di smartphone, computer e veicoli elettrici. Il coltan e il cobalto estratti in queste zone finiscono infatti nelle catene di approvvigionamento di giganti della tecnologia. Nel frattempo, mentre le multinazionali cercano di dissociarsi dalle accuse di sfruttamento e finanziamento dei conflitti, la popolazione congolese continua a pagare il prezzo più alto.

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L’accordo con l’Ue mette gli interessi per l’approvvigionamento di terre rare davanti alla pace in Africa Centrale. La Cgil, insieme alla Csi africana, si mobilita per chiedere alle istituzioni una presa di responsabilità

Quello che sta avvenendo in Congo era stato ampiamente denunciato – nell’ottobre del 2024 - nel rapporto congiunto elaborato da Eurodad – Counter Balance – Oxfam dal titolo: “Who profits from the Global Gateway? The EU new strategy for development cooperation” dove veniva denunciato l’accordo siglato dall’Ue e dalla Banca europea per gli investimenti con il Ruanda. Un accordo, che aveva visto la netta opposizione della società civile congolese, e che si inseriva all’interno della già fortemente destabilizzata area di nord-Kivu, ricco bacino minerario oggetto di una feroce lotta armata che sta destabilizzando l’area oramai da decenni. Alcuni degli attivisti del gruppo “Lucha” della società civile congolese, attivo nel chiedere la cancellazione dell’accordo dell’Ue, hanno subìto arresti per la loro attività di opposizione. (Cfr. Mabel Grossi e Stefano Palmieri su Collettiva)

Il ruolo della von der Leyen e della UE

Il presidente della Repubblica del Ruanda Paul Kagame e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si sono incontrati il 18 dicembre 2023 ed hanno discusso su come portare avanti e sviluppare il partenariato UE-Ruanda, anche con investimenti reciprocamente vantaggiosi nell'ambito della strategia Global Gateway dell'UE.

L'accordo UE-Ruanda riguarda metalli critici e terre rare

L'intesa, firmato nel febbraio dello scorso anno, è stata accolta da Bruxelles come un passo fondamentale per garantire all'Europa l'approvvigionamento di materiali fondamentali per la transizione ecologica. Lo stesso documento è stato però criticato poiché si ritiene che in questo modo si chiuda di fatto un occhio sul commercio illecito di tali minerali, che spesso vengono saccheggiati dai ribelli sostenuti dal Ruanda nella Repubblica democratica del Congo, come documentato anche dalle Nazioni Unite.

Negli ultimi giorni, i ribelli dell'M23, sostenuti dal Ruanda, hanno consolidato il controllo di parti della città di Goma, nella provincia del Nord Kivu, ricca appunto di minerali. E starebbero avanzando anche nella zona del Sud Kivu: un'escalation militare preoccupante, considerata una violazione del diritto internazionale.

L'incursione si è concentrata proprio su aree dense di miniere per l'estrazione di oro, coltan, stagno, tantalio e altri minerali critici e terre rare. Funzionari congolesi e delle Nazioni Unite accusano da tempo il Ruanda di sfruttare i ribelli dell'M23 per impadronirsi delle miniere e contrabbandare poi le materie prime.

Ora si chiede all'Ue di sospendere l'accordo sui minerali con il Ruanda

Questa settimana, il gruppo M23 ha ottenuto il controllo di gran parte della città di Goma, un importante nodo per trasporti e commercio della RDC, al confine con il Ruanda. Sono stati segnalati scontri intensi tra le forze governative e i ribelli, che hanno causato anche delle vittime. Il gruppo avrebbe conquistato anche altri centri considerati di particolare importanza.

Gli esperti delle Nazioni Unite affermano che vi sono prove che le forze armate ruandesi mantengano un "controllo di fatto" sulle operazioni condotte dall''M23, gruppo al quale forniscono addestramento e armi. Sebbene il presidente del Ruanda abbia sempre negato il sostegno del proprio Stato all'M23, le evidenze si sono accumulate, tanto che il capo delle operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, Jean-Pierre Lacroix, ha dichiarato questa settimana che "non c'è dubbio che ci siano truppe ruandesi a Goma che sostengono l'M23".

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La spettacolare denuncia di Lukaku

La Commissione Europea firmava nel febbraio 2024 gli accordi economici minerari con il Ruanda proprio nei giorni in cui circolavano le immagini del clamoroso gesto del giocatore di calcio Romelu Lukaku: una mano puntata alla tempia a forma di pistola e un'altra a coprire la bocca. "Tutto ciò - scriveva l'ANSA - per sensibilizzare l'opinione pubblica su quanto sta accadendo nel paese, da diversi anni in una situazione di vera e propria guerra civile per via dei ripetuti scontri, sempre più violenti negli ultimi due mesi, tra forze armate governative e milizie ribelli M23".

È necessario un cambiamento radicale nell'approccio della comunità internazionale: occorre interrompere il flusso di denaro che alimenta i signori della guerra, garantire trasparenza nelle catene di approvvigionamento e imporre sanzioni reali contro i governi che traggono profitto dai conflitti armati. Altrimenti, la pace resterà un’illusione, mentre gli affari della guerra continueranno a prosperare.

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A Kinshasa diverse ambasciate sono state attaccate dai manifestanti.

Disordini vengono segnalati nei pressi delle ambasciate di Francia e Stati Uniti. Sono stati appiccati incendi sia alla rappresentanza diplomatica statunitense che a quella francese. Secondo alcune fonti sarebbe stata vandalizzata l'ambasciata del Belgio, ex Stato colonizzatore del Paese africano.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avuto un colloquio telefonico con l'ambasciatore a Kinshasa, Dino Sorrentino. La sede italiana non è stata coinvolta. (1)

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(1) In Congo è vivo il ricordo positivo lasciato dall'ambasciatore Luca Attanasio, ucciso nel 2021 in un agguato.
https://it.wikipedia.org/wiki/Luca_Attanasio_(diplomatico)

I congolesi hanno già espresso la loro rabbia contro l'Unione Europea, considerata complice del Ruanda e della guerra, attaccando nella capitale del Congo le ambasciate di alcune nazioni occidentali.

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