Valentyn Adamchuk: prigioniero di coscienza in Ucraina
Il pacifista Yurii Sheliazhenko ha diffuso la notizia della condanna di Adamchuk, evidenziando come l'Ucraina, pur difendendosi da un'aggressione, continui a violare il diritto fondamentale all'obiezione di coscienza. Durante il processo, Adamchuk ha recitato la poesia "Non per rapina" del pastore Georgy Vins, rievocando le persecuzioni contro i cristiani sotto il regime sovietico. Un gesto che lega le repressioni del passato a quelle del presente, mostrando come il rifiuto della guerra sia ancora oggi un atto di coraggio pagato a caro prezzo.
L'obiezione di coscienza è un diritto umano riconosciuto dalle Nazioni Unite e dal Consiglio d'Europa. Il rifiuto di uccidere non è un crimine, ma un'espressione della dignità umana. Eppure, in Ucraina come in Russia, chi si oppone alla guerra viene perseguitato. Adamchuk non è un traditore: è un testimone della nonviolenza evangelica, un uomo che si rifiuta di impugnare le armi per fedeltà ai suoi principi.
L'Europa, che si proclama paladina dei diritti umani, non può restare in silenzio. L'Ucraina aspira a far parte dell'Unione Europea, ma il rispetto dell'obiezione di coscienza è un prerequisito essenziale per l'adesione. Bruxelles deve chiedere con forza la liberazione di Adamchuk e la garanzia di un vero diritto all'obiezione.
La vicenda di Valentyn Adamchuk ci ricorda che la pace non si costruisce con le armi, ma con il coraggio della coscienza. La sua prigionia è un monito per tutti noi: il diritto alla nonviolenza deve essere difeso con coerenza.
Adamchuk non è solo. La comunità internazionale deve mobilitarsi affinché il suo sacrificio non sia vano. PeaceLink continuerà a denunciare queste ingiustizie, perché il vero nemico della pace non è chi rifiuta di combattere, ma chi impone la guerra come unica via possibile.
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