Conflitti

«E' una missione assurda»

Angioni, ex generale e deputato: l'ipocrisia umanitaria uccide
18 maggio 2004
ALESSANDRO MANTOVANI
Fonte: Il Manifesto

Ex comandante del contingente italiano in Libano tra l'82 e l'84, il generale Franco Angioni è deputato Ds e membro della commissione difesa di Montecitorio. E' vero che il lagunare Matteo Vanzan è morto anche perché le regole d'ingaggio non consentono ai militari italiani di rispondere adeguatamente al fuoco?

Purtroppo sì, ma la questione va al di là delle regole di ingaggio. Una missione militare nasce da una decisione politica, che indica cosa fare e perché. Il livello politico definisce lo scopo, quello militare il compito, i mezzi, il settore e il come, cioè le modalità d'azione che comprendono anche le regole d'ingaggio. In Iraq il problema è a monte: il governo italiano moriva dalla voglia di partecipare, non poteva farlo senza violare l'articolo 11 della Costituzione e si è dovuto accontentare della seconda fase, dopo che Bush ha annunciato la vittoria. A quel punto ha presentato un ipocrita disegno di legge sulla missione umanitaria, creando una situazione assurda dal punto di vista intellettuale: facciamo una missione umanitaria con un contingente militare, alle dirette dipendenze del comando britannico che guida le truppe d'occupazione (così le definisce l'Onu) ed è impegnato in operazioni di guerra per reprimere guerriglia, sabotaggio, terrorismo, cattura di ostaggi e altro.

Ma le regole d'ingaggio cosa prescrivono?

Dopo il decreto legge e il primo voto parlamentare abbiamo chiesto elementi di dettaglio. E il ministro Martino ha risposto: «Faremo una direttiva ministeriale». Non l'abbiamo mai vista. Devo però supporre che abbiano indicato compiti e modalità d'azione di natura umanitaria: assistenza ai feriti, riapertura di asili, bonifica di ordigni inesplosi... E anche le regole d'ingaggio devono essere in relazione al compito: per esempio rispondere al fuoco con criterio di proporzionalità. Nella situazione irachena, in realtà, dovrebbero essere in linea con quelle delle inglesi, ma così sarebbero in contrasto con il mandato parlamentare. Il problema è proprio questo. Infatti, prima della strage di Nassiriya, i carabinieri avevano deciso di chiudere la strada che andava dal ponte al loro caserma, ma gli inglesi l'hanno impedito perché volevano che il territorio rimanesse disponibile per il controllo: abbiamo visto cosa è successo, il camion bomba è arrivato da lì. E ancora: ai primi di aprile, quando gli sciiti di Moqtada al Sadr hanno occupato i ponti di Nassiriya, a rigore di logica i militari italiani dovevano rimanere tranquilli, anche perché i ponti non erano indispensabili per garantire l'attività umanitaria, ma a quanto pare il comando britannico ha ordinato di andare a riprenderli e loro sono andati.

Comunque neanche voi, come parlamentari delle commissioni difesa, avete accesso alle regole d'ingaggio?

Le abbiamo chieste. In linea generale possiamo averle, non trattandosi di documenti segreti o classificati. Ma non ce le hanno date perché «il nemico - sostiene il governo - ne trarrebbe vantaggio».

Ma qualche restrizione c'è se i comandanti sul campo, da Nassiriya, hanno dovuto telefonare a Roma per usare le armi pesanti. Pare che ieri l'altro lo stato maggiore abbia autorizzato solo quattro colpi di cannone...

Se l'avessero imposto a me quando ero in Libano, sarei tornato a casa dopo due giorni. E' incredibile che un comandante che si trova a cinque ore di volo da Roma debba telefonare per sparare con le armi che ha in dotazione. Senza contare che dire quattro colpi non significa molto: il problema non è il numero di colpi ma l'obiettivo, posso spararne solo due e distruggere lo stesso l'ospedale. E comunque, come si fa a decidere da Roma? Si può fare con un F16 perché in sala operativa si può riprodurre perfettamente la situazione che vede il pilota dall'alto, ma per le attività terrestri è impossibile.

Settori dell'apparato militare e della maggioranza chiedono nuove regole d'ingaggio. Cosa può cambiare?

Ovviamente mi auguro che non accada ma il governo potrebbe decidere una, due o tre operazioni militari. Senza girarci attorno, devono dire che i militari italiani possono svolgere azione offensiva e non solo aspettare gli avversari che fanno il tiro a segno. Poi vedremo cosa dirà il parlamento, vedremo se l'articolo 11 è stato rispettato e al limite interverrà la Corte costituzionale.

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