Sudan: il silenzio e' complice
le milizie Janjawid e i soldati sono arrivati ad Abu Jihad nel giorno del mercato. Hanno circondato il mercato e poi i Janjawid hanno preso tutto il denaro e il bestiame. Hanno ucciso diverse persone, ho visto i loro corpi, alcuni finiti con i fucili altri con le baionette.?
(Ercouri Mahamai, studente del villaggio di Abu Gamra, nei pressi di Kornoy, nel Darfur settentrionale)
“I Janjawid sono arrivati e ci hanno chiesto di allontanarci. Hanno picchiato le donne e i bambini. Poi hanno ucciso Sara Bishara, di due anni, con una coltellata alla schiena.?
(Aisha Ali, del villaggio di Sasa, nei pressi di Kornoy, nel Darfur settentrionale)
“Ero a casa, quando sono arrivati i soldati insieme ai Janjawid coi cavalli e i cammelli. Hanno circondato il villaggio, hanno dato fuoco ad alcune case e aperto il fuoco contro la gente: mio fratello ?morto proprio di fronte a me.?
(testimonianza raccolta dalla missione di Amnesty International in Sudan, maggio 2004)
Il Darfur si trova nel Sudan occidentale e il suo territorio ?grande quanto la Francia. Per molti anni ?stato al centro di sporadici scontri tra gli agricoltori sedentari appartenenti ai gruppi etnici Fur, Masalit e Zaghawa e le popolazioni nomadi, scontri che hanno provocato molte uccisioni nonch?distruzioni e saccheggi. Secondo il governo, la causa di questa violenza era da ricercare nella scarsit?di risorse a disposizione.
Nel febbraio 2003 un nuovo gruppo armato, l’Esercito di liberazione del Sudan (Els) ha iniziato a scontrarsi con le forze governative, rivendicando le proprie azioni come forme di protesta per la scarsa protezione offerta dal governo alla popolazione locale, l’emarginazione e il sottosviluppo della regione. La base dell’Els era costituita soprattutto dagli agricoltori. Di l?a poco ?salito alla ribalta un altro gruppo armato, il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Mgu).
Il governo ha reagito consentendo piena libert?d’azione alle milizie arabe conosciute come Janjawid (“fucilieri a cavallo?, che hanno iniziato ad attaccare i villaggi, uccidendo, stuprando e sequestrando persone, distruggendo le abitazioni ed altre propriet??comprese le fonti idriche ?e saccheggiando il bestiame. Il tutto con l’attivo sostegno dell’esercito sudanese, i cui bombardamenti aerei hanno spesso preceduto di poche ore l’arrivo dei Janjawid, lasciando supporre che si trattasse di azioni coordinate. I legami tra il governo sudanese e i Janjawid sono evidenti, a tal punto che ultimamente i miliziani indossano uniformi fornite dall’esercito.
Centinaia di migliaia di persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni a seguito degli attacchi dei Janjawid e dell’esercito sudanese, col risultato che ampie aree del Darfur oggi sono spopolate. Secondo le Nazioni Unite i profughi interni (cio?gli abitanti del Darfur che hanno cercato riparo in altre zone della regione) sono quasi un milione e sopravvivono in condizioni drammatiche. Oltre 120.000 profughi hanno attraversato il confine col Ciad.
Secondo un rapporto dell’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani, reso noto nel maggio di quest’anno, “la [nostra] missione ha verificato l’esistenza di un sistema di violazioni dei diritti umani nel Darfur, perpetrate dal governo del Sudan e dalle milizie alleate: molte di queste violazioni possono definirsi crimini di guerra o crimini contro l’umanit? Sulla base delle informazioni raccolte, ?chiaro che nel Darfur si ?instaurato un regno del terrore?
A partire dalle fine del 2003 centinaia di persone sono state arrestate perch?sospettate di legami con i gruppi armati di opposizione attivi nella regione. Gli arresti sono basati sull’art. 31 dell’Atto sulla sicurezza nazionale, che consente la detenzione fino a nove mesi senza possibilit?di revisione giudiziaria. Molti degli arrestati hanno denunciato di aver subito torture.
L? aprile il governo sudanese, l’Els e il Mgu hanno sottoscritto un accordo per il cessate-il-fuoco. In base all’art. 5, “le parti hanno deciso di liberare tutti i prigionieri di guerra e ogni altra persona arrestata a causa del conflitto armato nel Darfur?
Amnesty international chiede a tutte le parti coinvolte nel conflitto del Darfur di porre immediatamente fine alle violazioni dei diritti umani, tra cui le uccisioni illegali e gli abusi nei confronti della popolazione civile. L’organizzazione chiede inoltre alla comunit?internazionale di favorire il dispiegamento in Sudan di osservatori internazionali sui diritti umani.
Articoli correlati
- Albert - bollettino pacifista del 28 settembre 2024
Per la pace, per la verità, per il disarmo
L’indignazione non basta per descrivere l'ultimo crimine di guerra in Libano. Una squadra di caccia israeliani ha sganciato bombe da una tonnellata su un quartiere densamente popolato di Beirut, lasciando sotto le macerie i civili innocenti.28 settembre 2024 - Redazione PeaceLink - Bambini in fuga, un'intera generazione esclusa dalla scuola
Guerra in Sudan: le testimonianze di missionari e organizzazioni sull'attuale drammatica situazione
Suor Ruth del Pilar, Padre Angelo Giorgetti e Vittorio Oppizzi raccontano le difficoltà quotidiane tra conflitto e insicurezza alimentare. Marco Impagliazzo di Sant'Egidio richiama l'Italia a rilanciare una conferenza internazionale per la pace.11 luglio 2024 - Redazione PeaceLink Genocidi in Africa: “Per Non Dimenticare”
Articolo realizzato in collaborazione con Raffaele Masto, scrittore, giornalista e conduttore radiofonico italiano22 giugno 2015 - Laura Tussi- "Come si possono manipolare oggi i pacifisti"
Seconda puntata di Progressisti in divisa: Le ong, belle infedeli – almeno spesso.
Come due ong internazionali, Amnesty (USA) e la FIDH (Federazione Internazionale Diritti Umani) francese, malgrado le loro campagne meritevoli, vengono ANCHE usate dai poteri forti per condizionarci e, quando serve, per coinvolgerci in guerre di conquista.19 luglio 2013 - Patrick Boylan
Sociale.network