Sudan: i responsabili dei crimini di guerra devono rispondere del loro operato, chiede Amnesty International
In occasione dei colloqui del Segretario di Stato Usa Colin Powell e del
Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan con il presidente
sudanese Omar al-Beshir, Amnesty International ha chiesto che sia posta
fine all'impunita' per i responsabili della tragedia umanitaria e dei
diritti umani in atto in Sudan.
La responsabilita' di assicurare la giustizia in Sudan resta principalmente
nelle mani del governo sudanese. Tuttavia, l'intera comunita'
internazionale ha il dovere di lottare contro l'impunita' consegnando alla
giustizia gli autori di crimini di diritto internazionale attraverso
l'esercizio della giurisdizione universale. Assicurare la giustizia
significa indagare sulle denunce di crimini di guerra e crimini contro
l'umanita', incriminarne gli autori, chi li ha ordinati e chi vi ha
collaborato, celebrare processi equi senza pena di morte e assicurare il
risarcimento delle vittime.
'L'impunita' per gli abusi dei diritti umani alimenta solo ulteriori
violazioni. Coloro che sono stati uccisi, stuprati, rapiti e costretti ad
abbandonare il Darfur sanno che gli autori di analoghi crimini commessi nei
monti Nuba e nel sud, sono rimasti impuniti. Se non si riconosce la
responsabilita' di coloro che compiono crimini di guerra, non ci sara' mai
pace in Sudan' - ha dichiarato Amnesty International.
'Lo stupro e le uccisioni commesse dalle milizie filo-governative Janjawid
nel Darfur costituiscono crimini di guerra. Le uccisioni sistematiche e
diffuse, gli stupri e lo sfollamento forzato sono crimini contro
l'umanita'. Crimini di guerra e crimini contro l'umanita' sono stati
commessi anche nel Sudan meridionale da tutte le parti in conflitto', ha
aggiunto l'organizzazione.
Il 19 giugno il presidente Omar al-Bashir ha dichiarato in televisione che
avrebbe sottoposto a controllo e perseguito tutti i gruppi illegali, come i
Janjawid, consegnandoli alla giustizia. Nei loro colloqui con al-Bashir, il
Segretario di Stato Usa Colin Powell e il Segretario Generale dell'Onu Kofi
Annan devono chiedere che cio' sia fatto immediatamente.
Durante i 20 anni di guerra nel sud, le forze armate sudanesi e le milizie
sostenute dal governo hanno ucciso, stuprato e rapito migliaia di sudanesi.
Allo stesso tempo, l'Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla), le
milizie alleate a questo gruppo armato ed altre milizie indipendenti hanno
ucciso e stuprato con uguale impunita'.
Mentre i negoziati di pace tra il governo sudanese e lo Spla andavano
avanti pur con difficolta' dopo il 2002, Khartoum ha sostenuto gli attacchi
delle milizie Janjawid nei confronti dei gruppi etnici del Sudan
occidentale i quali, denunciando l'emarginazione e la carenza di
protezione, avevano costituito un Esercito sudanese di liberazione. Oggi,
un milione di profughi interni nel Darfur devono fronteggiare fame e
malattie. Altri 130.000 sono fuggiti in Ciad.
Il 5 giugno 2004, dopo due anni di negoziati, e' stata finalmente siglata
la pace tra il governo del Sudan e lo Spla. Ma i protocolli sui quali si e'
basato l'accordo di pace non fanno riferimento alla responsabilita' penale
per le gravi violazioni dei diritti umani del passato.
'Tollerando questa impunita' il governo e lo Spla, cosi' come i mediatori e
gli osservatori del processo di pace nel sud del paese, accettano che il
diritto internazionale umanitario possa essere violato senza conseguenze',
ha affermato Amnesty International.
Amnesty International ha ripetutamente chiesto il dispiegamento di
osservatori sui diritti umani nel Sudan meridionale col compito di indagare
sulle denunce di gravi violazioni dei diritti umani e di chiamare gli
autori di abusi dei diritti umani a rispondere delle proprie azioni.
Rispetto al conflitto nel Darfur, Amnesty International chiede:
- una commissione internazionale di inchiesta per esaminare le prove di
crimini di guerra, crimini contro l'umanita' e altre violazioni del diritto
internazionale umanitario, cosi' come denunce di genocidio;
- l'immediato dispiegamento di osservatori per i diritti umani in numero
sufficiente e con le risorse necessarie per indagare e riferire sulle gravi
violazioni dei diritti umani;
- il disarmo e lo scioglimento delle milizie Janjawid, a cui occorre
impedire una volta per tutte di compiere abusi nei confronti della
popolazione civile.
Il Sudan ha siglato, ma non ratificato, lo Statuto di Roma della Corte
penale internazionale. Tra i suoi primi atti il nuovo governo, basato sulla
divisione del potere stabilita dall'accordo di pace di Nairobi tra il
governo e lo Spla, deve ratificare lo Statuto di Roma. Questo gesto
trasmettera' al popolo sudanese il segnale che le orribili violazioni del
diritto umanitario e dei diritti umani commesse per oltre 20 anni non
saranno piu' accettate.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 30 giugno 2004
violazioni dei diritti umani nel Darfur.
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