Conflitti

Questo e' quello che loro chiamano il nuovo Iraq "libero"

Nel sue ultime ore come proconsole a Baghdad, Paul Bremer ha deciso di fissare alcune delle leggi che l'autorita' di occupazione aveva imposto in l'Iraq
7 luglio 2004
Robert Fisk - Trad. di Chiara Panzera
Fonte: The Indipendent - 04 luglio 2004

4 luglio 2004, "The Indipendent" - Bremer ha redatto una nuova parte della legge che vieta ai motociclisti iracheni di guidare con solo una mano sul volante. Un altro documento annuncia solennemente che d'ora in avanti sara' considerato un crimine per gli iracheni suonare il clacson delle automobili tranne che nei casi di emergenza. Nello stesso giorno tre soldati americani venivano dilaniati da una bomba posta sul bordo di una strada a nord di Baghdad, uno degli oltre sessanta attacchi alle forze statunitensi durante il fine settimana. E nel frattempo Mr Bremer si preoccupava degli standard di guida degli iracheni.

Sarebbe difficile trovare un simbolo piu' ridicolo e freddo del fallimento di Mr Bremer, la sua irrimediabile incapacità di capire la natura della débâcle che lui e la sua pessima autorita' di occupazione hanno prodotto. Non e' che la vecchia "Autorita' di Occupazione Provvisoria" - adesso trasformata magicamente nella forte ambasciata statunitense dei 3.000 - aveva perso i contatti con la realta'. Non ha mai vissuto sul pianeta terra. L'ultimo momento in cui Bremer e' stato sotto i riflettori e' stato quando e' partito dall'Iraq su un veicolo dell'esercito
statunitense con due mercenari USA pagati - camminando all'indietro e con le canne dei fucili puntati a favore di camera - che lo hanno protetto fino a quando non si e' chiuso lo sportello della cabina. E Mr Bremer, ricordiamolo, fu scelto per questo incarico per essere un esperto antiterrorista.

Molti degli uomini della CPA che hanno reso chiaro fuori di Baghdad che stavano facendo quello che noi avevamo sempre sospettato facessero quando avessero finito di tentare di dare un marchio ideologico di stampo statunitense al "nuovo" Iraq; sono stati dirottati a Washington per lavorare alla campagna elettorale di Bush. Ma queste persone lasciate nella "zona interna" - quelle stesse persone di cui dobbiamo pretendere che non siano più a lungo delle autorita' di occupazione - non fanno segreto della loro scomparsa. "L'ideologia se ne e' andata, le ambizioni se ne sono andate. Non abbiamo lasciato nessun obiettivo," ha detto uno di loro la settimana scorsa. "Ce ne stiamo andando da un giorno all'altro. Tutto quello che stiamo cercando di fare adesso, nostro unico fine, e' di mantenere la calma fino a gennaio 2005 (quando si pensa verranno effettuate le prime elezioni irachene). E' il nostro unico scopo, far passare le elezioni e uscire dall'inferno."

Quanto riferito da Saddam Hussein davanti alla corte di Baghdad la settimana scorsa, stava seduto in uno dei suoi ex-palazzi, e' stata l'ultima carta degli occupanti. Dopo di questo non ci saranno nuove "buone notizie" in Iraq, nessuno stratagemma, nessun trucco, nessuna cattura da far brillare sotto i nostri occhi prima delle elezioni americane di novembre. Anche se il melodramma della corte era sintomatico di quanto povero fosse il potere che l'occidente si prepara a cedere all'Iraq al quale la settimana scorsa e' stato falsamente affermato di essere stata ridata la "piena sovranita'".

Gli americani continuano a trattenere Saddam, in Qatar e non in Iraq, e gli americani corrono verso le corti dove appare Saddam. Soldati americani in abiti ordinari erano i civili della corte. Gli ufficiali americani hanno censurato i video delle audizioni, mentito riguardo alla richiesta del giudice di registrare il sonoro del dibattimento e segnato le videocassette con la dicitura "approvato dall'esercito americano". Piu' tardi tre ufficiali USA hanno confiscato i nastri originali del dibattimento in aula. "L'ultima vota che mi e' capitato," riferisce piu' tardi uno dei giornalisti coinvolti, "fu quando il governo iracheno sequestro' le mie cassette a Bassora, durante la Guerra del Golfo del 1991."
Ma non si tratta solamente della cruda manomissione dell'inizio dell'udienza spettacolo di Saddam, dove ovviamente non aveva nessun difensore. Anche se si e' sempre affermato che in futuro Saddam godra' di un processo equo, l' aver messo in sordina i video della settimana scorsa costituiscono un precedente importante. Per questo potrebbe essere fatto tacere un'altra volta, se, per esempio, dovesse deviare da quanto scritto e incominciare a raccontare alla corte dei suoi rapporti stretti con gli USA piuttosto che dei suoi inesistenti contatti con al- Qaida.

Ma l'occupazione americana continua in molti altri modi. I suoi 146.000 soldati sono ancora troppo in evidenza in Iraq, i suoi carri armati controllano i muri dell' "ambasciata" americana, i suoi mezzi corazzati sono sparpagliati per tutta Baghdad, i suoi convogli ronzano, e qualche volta esplodono, lungo le strade al di fuori della citta'. Il "nuovo" governo "sovrano" non puo' ordinare di andarsene. La grande quantita' di contratti per la ricostruzione che Mr Bremer ha fatto con ditte statunitensi assicura il continuo intascarsi di soldi iracheni da parte degli americani, un "furto multimiliardario" come accuratamente descritto da Naomi Klein su The Nation. E Mr Bremer istituisce una serie di leggi che il "nuovo" e "sovrano" governo iracheno non avra' il permesso di cambiare.

Una delle piu' insidiose fu la reintroduzione di una legge di Saddam del 1984 che metteva al bando tutti gli scioperi. Questo pezzo di follia e' stato inteso come l' imbavagliamento della federazione dei sindacati iracheni. Gia' i sindacati in Iraq sono uno dei pochi gruppi secolari che si oppongono all'ortodossia ed al fondamentalismo religioso. Un forte movimento sindacale puo' provvedere come base vitale per il potere democratico e politico del nuovo Iraq. Ma Mr Bremer ha preferito proteggere i grandi affari.

E come se non bastasse il potere dei mercenari sta crescendo. Malviventi Blackwater con fucili danno spintoni e pugni agli iracheni che capitano sulla loro strada: due volte giornalisti curdi se ne sono andati dalla conferenza stampa di Bremer a causa dei maltrattamenti subiti da parte loro. Baghdad sopravvive con misteriosi occidentali drappeggiati di hardware, che abusano e urlano agli iracheni per le strade, che bevono pesantemente nei poveri alberghi della citta'. Loro sono diventati nella mente dei poveri iracheni l'immagine di tutto cio' che c'e' di male con l'occidente. A noi piacerebbe chiamarli "appaltatori", ma c'e' un aumento molesto nei resoconti di chi riferisce che i mercenari sparino impunemente sugli iracheni. Gli ufficiali e diplomatici statunitensi hanno fissato un rapporto di 80 su 20 per i dettagli di "sicurezza", 80 mercenari iracheni per 20 mercenari occidentali.

E anche se il presidente Bush puo' dimenticarlo, lo scandalo di Abu Ghraib arde in una nazione dove il sudiciume, le nudita' e le umiliazioni inflitte dai soldati statunitensi avranno bisogno di una generazione per venire cancellate dalla memoria delle persone. Un gruppo di sinistra a Baghdad rivendica che molte donne presumibilmente violentate nella prigione dai poliziotti iracheni mentre gli americani stavano a guardare, siano state uccise dai loro familiari per il loro "disonore".

Molte aree del paese sono effettivamente fuori da ogni controllo, anche americano. Falluja e' una repubblica virtuale di persone e il linciaggio accade anche a Baghdad. Il mese scorso la "Mehdy Army" di Muqtada al-Sadr ha pubblicamente giustiziato un uomo di vent 'anni negli slum di Baghdad Sadr City per "collaborazione" con gli americani. Comprensibilmente pochi giornalisti osano avventurarsi al di fuori di Baghdad con evidente piacere da parte dei militari statunitensi. "Loro uccidono questa povera gente nelle feste di nozze vicino al confine con la Siria e le nostre fonti militari ci dicono che e' stato un incasinamento," protestava un corrispondente americano la settimana scorsa. " Il [generale di brigata Mark] Kimmit dice che tutti i morti sono terroristi e lui sa che noi non possiamo andare la e provare che sta dicendo una menzogna."

Iyad Allawi, il nuovo primo ministro, dobbiamo ricordare che era un agente della CIA, un uomo M16 e un ex baathista. Infatti si e' vantato con i giornalisti di aver percepito soldi da 14 agenzie di intelligence mentre era in esilio. Comunque il "libero" Mr Allawi pensa che l'Iraq e', lui non si rivoltera' contro i suoi protettori americani, e neanche contro la torva figura di John Negroponte, il nuovo ambasciatore USA famoso per l'Honduras.

Ironicamente l'unica reale speranza per il nuovo governo sarebbe fare quello che chiede la maggioranza della popolazione: dire agli americani di andarsene. E questo, ovviamente, Mr Allawi non puo' farlo. Il suo governo "sovrano" ha bisogno di queste truppe americane per proteggere il governo dalla gente che non vuole le truppe americane in Iraq.

E noi bolliamo sulla nostra via verso queste elezioni del gennaio 2005, il coperchio verra' pericolosamente alzato di volta in volta per inorridirci con piccole visioni del futuro. Molti iracheni credono che ci sara' un nuovo dittatore, un "uomo democraticamente forte e deciso" nella strisciante espressione del neo conservatore americano Daniel Pipes, a portare la sicurezza che noi abbiamo miseramente fallito di portare loro.

Per il dopo elezioni, sempre se si terranno, noi dobbiamo giustamente rivendicare a noi stessi che non potremo essere rimproverati a lungo per quello che va male in Iraq. Noi abbiamo liberato l'Iraq da Saddam, dobbiamo dire. Noi gli abbiamo dato la "democrazia" e guardate che confusione ne hanno fatto.

Note: Traduzione di Chiara Panzera a cura di www.peacelink.it

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